Paradisi: “Editto bulgaro del sindaco di Senigallia, ma noi non ci fermiamo”
"Gravissime le dichiarazioni di Mangialardi sulle responsabilità comunali e la commissione di inchiesta"
Per il sindaco Mangialardi, “la commissione di inchiesta può chiudere anche domani mattina”. Eccolo il pensiero autentico di Maurizio Mangialardi, che, da incontinente politico qual è, di fronte al taccuino del giornalista, si è sbrodolato nel suo narcisismo esistenziale.
Quest’uomo, che passa fluidamente dai “selfie” gaudenti con Renzi durante il dramma dell’alluvione ai sermoni accigliati in Consiglio comunale, dalla preparazione dei coni gelato al pubblico (con tanto di fotografi ma privo dei requisiti di legge per un lavoratore) alle reprimende da “zarino” sovietico alle opposizioni, dalla chat su facebook in consiglio comunale alle lezioni accademiche sulle strategie di bilancio, ha ancora una volta dimostrato la sua totale inadeguatezza nel suo ruolo.
Le affermazioni sulla responsabilità del Comune in ordine ai fatti del 3 maggio e la delegittimazione della Commissione di inchiesta (atto votato all’unanimità – e quindi anche dal sindaco – dal Consiglio Comunale) dipingono bene le caratteristiche del personaggio.
Al di là però delle uscite pubbliche di Mangialardi (il quale ha più credibilità quando serve pistacchio e cioccolato piuttosto che quando spiega un bilancio), è bene ricordare che il Comune ha gravissime e oggettive responsabilità in ordine ai fatti del 3 maggio. Per quanto Mangialardi possa blaterare politicamente con affermazioni apodittiche (il ragionamento dialettico non è nel suo dna), è un fatto che il sindaco, quale massima autorità di sicurezza cittadina, è legittimato per esempio a ordinare il taglio delle piante sugli argini quando vi è pericolo per l’incolumità delle persone (concetto che avevo tentato di spiegare al sindaco in consiglio comunale), aveva il dovere di dare l’allarme nelle zone alluvionate quando appariva chiaro, fin dalle prime ore del mattino, che l’acqua sarebbe arrivata in via Capanna, nella zona del piano regolatore e via dicendo, che è piena responsabilità del Comune di Senigallia non aver inserito nel Pai (al tempo Mangialardi era assessore ai lavori pubblici) i quartieri poi alluvionati nelle zone a rischio esondazione. E potrei andare avanti. Per ora mi fermo.
Ma avviso il “navigante” incapace di reggere un timone: la commissione di inchiesta andrà avanti, nonostante il suo editto bulgaro. E non sarà Mangialardi a decretare l’auto-assoluzione dell’Amministrazione comunale. Che non ha messo un euro in bilancio per gli interventi sul Misa, nonostante – atteso il pericolo che corre la cittadinanza – la Giunta lo poteva e lo doveva fare. Ma l’unico pensiero alluvionale di Mangialardi sono i contributi a grandine previsti per professionisti esterni (i soliti), musei inutili e associazioni amiche. Nemmeno il 3 maggio è servito a qualcosa.
pero' nessuno pensava che il fiume sarebbe finito in via Capanna, ma solo dopo che c'e' finito.
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