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Intervista ad Adrio Testaguzza: ‘Profeta (anche) in patria’ che celebra le Marche

L’ultima fatica del regista si intitola ‘Una Terra di mezzo’

Adrio Testaguzza

Una produzione filmica immensa che lo ha portato a collezionare premi a ripetizione in Italia ed all’estero: si va dal Premio Speciale della Giuria a Montecatini, alle menzioni speciali a Spalato o Bordeaux passando per il Gran Prix for the best tourism di Vienna e tanti altri ancora. Uno dei precursori ad aver parlato delle Marche in lungo ed in largo quando nell’immaginario collettivo la nostra regione era un luogo non ben definito in qualche zona del centro Italia. Ecco l’intervista ad Adrio Testaguzza che torna a raccontare il brand Marche con il video ’Una Terra di Mezzo’.


Partiamo dalla genesi di “Una Terra di Mezzo” , come nasce questo progetto?

Io sono Corinaldese e amo particolarmente questo territorio. Anni fa, parlando con il presidente del GIO Riccardo Montesi, gli chiesi ‘Perché non fare un video per promuovere la nostra terra?”, un video per far uscire dall’anonimato la nostra regione. Trascorsi i tempi tecnici per reperire gli sponsor, eccoci qua! Mi piace porre l’accento sul titolo, ‘Una Terra di mezzo’, poco ha a che vedere per la verità con la questione geografica, ma il chiaro rimando è a Tolkien, ‘Il Signore degli Anelli’ ed il popolo degli Hobbit, un popolo tranquillo, sereno che vive in equilibrio con la natura ed il loro ambiente, un po’ come noi marchigiani! Ecco, da qui la similitudine! Durante la realizzazione di questo video mi premeva far conoscere le eccellenze di questa nostra terra, storiche, naturali, ma anche industriali e produttive. Abbiamo cercato delle aziende e abbiamo dedicato loro uno spazio. Non a caso il video, oltre alla lingua Italiana, si avvale anche dell’Inglese e del Russo.

Come mai le Marche rispetto ad altre regioni più blasonate sono rimaste nel corso degli anni più in ombra nonostante un patrimonio così invidiabile?

E’ difficile fare capire quanto sia importante investire nella comunicazione ‘visiva’, fare conoscere un ‘prodotto’ è vitale mentre investire nel settore della diffusione del brand ‘Marche’ – soprattutto per mezzo del canale visivo – non è mai stata vista come una strada preferenziale. Con costi molto bassi si possono fare cose bellissime: l’importante è divulgarle ed io, al riguardo, voglio affidarmi ai Comuni e alle aziende perché questo video diventi un valido biglietto da visita.

Dal suo eccellente curriculum vedo che si è affermato a livello nazionale ed internazionale: forse la sua opera è più conosciuta all’estero che nelle Marche. E’ difficile essere ‘profeta in patria’?

Io amo la mia terra e sulle Marche credo di aver fatto almeno 60/70 documentari e cerco di mettere l’anima nel mio lavoro. Forse fuori, perlomeno negli anni passati, si è data più importanza a questo aspetto comunicativo. Penso che comunque la situazione sia in parte migliorata sia per la percezione della nostra regione ‘fuori’ che per me. La strada è quella giusta: bisognerebbe investirci di più!

Dovesse dare un consiglio a chi vuole seguire le sue orme, cosa si sentirebbe di dire?

Il più bel complimento che mi abbiano fatto durante la mia carriera è stato quando mi hanno detto che nonostante magari non fossi il più bravo in assoluto, io, a differenza di altri, ci mettevo l’anima. Ecco, il consiglio che mi sento di dare è: ‘metteteci l’anima in quello che fate’, e ci aggiungo, ‘non cercate compromessi e siate pronti ai sacrifici’.

 

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