Senigallia, ancora uno sfratto: torna l’emergenza abitativa – FOTO
Dopo la mediazione di Arvultùra e Comune, si arriva a una soluzione precaria. Gli attivisti: "Monitoreremo"
L’emergenza abitativa torna al centro della cronaca senigalliese. Ancora una famiglia alle prese con sentenze esecutive di sfratto e con un solo lavoro che non basta a pagare le spese e l’affitto; e ancora un picchetto degli attivisti dell’Arvultùra a difesa del diritto all’abitare, un’utile mediazione che ha affiancato i servizi sociali del comune.
Questi sono solo alcuni degli aspetti di una vicenda avvenuta a Senigallia, in via Raffaello Sanzio, nella mattinata di venerdì 6 giugno, quando l’ufficiale giudiziario si è presentato per la seconda notifica di sfratto alla signora M.V., al suo compagno e al suo figlioletto di tre anni. All’entrata del vialetto una simbolica ‘barricata’ con gli attivisti dello spazio autogestito Arvultùra: “Siamo qui a cercare una mediazione per evitare che una famiglia venga sbattuta in mezzo alla strada. C’è solo bisogno di un tempo ragionevole per concludere le trattative che il Comune ha intavolato con alcune agenzie immobiliari e risolvere la questione senza creare ulteriori disagi“.
La vicenda è iniziata alcuni mesi fa, quando sono sopraggiunte difficoltà occupazionali e quindi economiche, a cui è seguita la richiesta di sfratto. “Io faccio l’operaia – ha dichiarato M.V. – il mio compagno fa il pizzaiolo ma è disoccupato e il nostro bambino ha 3 anni e mezzo. Dove andiamo?”
L’udienza di convalida dello sfratto c’è stata a gennaio 2014, poi si è ottenuta una proroga che ha consentito di prender tempo. Però non si è arrivati – nonostante l’intermediazione dei servizi sociali del Comune di Senigallia – a una soluzione: l’unica prospettata era quella di una sistemazione non adatta però al bambino che avrebbe dovuto subire lo choc di una separazione dai genitori.
“Qua non si è di fronte a una grossa società – spiega Pierfrancesco Ruza, avvocato della proprietaria dell’appartamento – che dispone di tanti locali e che può aspettare: qua siamo di fronte a una signora (L.S. le iniziali, Ndr) che è costretta ad abitare a casa di amici o parenti o in albergo in attesa che venga liberata la sua abitazione per la quale paga il mutuo, oltre tutto dopo un periodo di circa 18 mesi in cui gli inquilini sono morosi. Ma qua non è nemmeno importante la questione dei soldi, tra i 5.000 e i 6.000 euro, ma di rientrare in una casa in cui ha il legittimo diritto di abitare“.
Dopo l’intervento dell’ufficiale giudiziario che ha ascoltato sia i ragazzi dell’Arvultùra sia la responsabile dei servizi sociali, Giuseppina Campolucci, si è arrivati infine a una soluzione molto temporanea e precaria. Per una settimana la famiglia sfrattata verrà ospitata in un albergo di Senigallia nell’attesa che venga portata a conclusione almeno una delle trattative per una casa. In questo periodo importante sarà l’azione comunale che aiuterà la famiglia sia nella ricerca dell’abitazione che con un contributo per l’affitto, peraltro in un momento in cui sono in tanti a necessitare di una sistemazione dopo l’alluvione che ha lasciato molte case completamente vuote.
“Noi – concludono dall’Arvultùra – monitoreremo la situazione affinché l’accordo raggiunto oggi venga rispettato, il bambino non venga separato dalla famiglia e si dia concretezza alle tante parole sul diritto ad abitare. Se salta l’accordo, saremo nuovamente qui“.
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