Una giornata a Istanbul a fianco dei manifestanti – FOTO
Il bollettino ufficioso a fine giornata parla di almeno tredici persone ferite e altre 103 arrestate
Scenari da guerriglia urbana nel cuore di Istanbul. Ad un anno dalla manifestazione per Gezi Park che provocò 8 morti e oltre 8mila feriti, lo scontro tra forze di Polizia e manifestanti si ripete mettendo a ferro e fuoco il cuore della metropoli turca.
Foto di Lorenzo Ceccarelli
Una giornata di violenza che non si può dire non sia stata annunciata: Taksim già alle prime ore del giorno si presentava blindata con camion dotati di idranti e 25.000 agenti pronti a presidiare Istiklal street. Il Premier Erdogan già prima degli scontri aveva tuonato “Arresteremo chi manifesta. Non potete occupare Taksim, come avete fatto l’anno scorso, dovete rispettare la legge. Se ci andate, alle nostre forze sicurezza sono state date istruzioni chiare e faranno tutto ciò che è necessario.” E così è stato: il bollettino ufficioso a fine giornata parla di almeno tredici persone ferite e altre 103 arrestate.
Intorno alle 15.00 il clima di fronte a Taksim square è irreale: la piazza e istiklal sono prese d’assalto da una folla composta da manifestanti, media, curiosi e l’imponente schieramento di forze di polizia armati di camionette blindate, getti d’acqua ad alta pressione, proiettili di gomma e lacrimogeni.
Passa circa un’ora e la folla si scalda: iniziano i primi cori. L’obiettivo dei manifestanti sembra essere quello di risalire la strada principale per giungere a Gezi Park, dove tutto ebbe inizio un anno fa. Il fulcro del presidio delle forze governitavi è proprio in quella zona. I manifestanti si preparano: elmetti, maschere antigas e slogam da una parte, idranti, manganelli e scudi dall’altra. Appena i faziosi iniziano a marciare, la Polizia carica; per il momento gli idranti ed i lacrimogeni non servono: i manifestanti vengono dispersi abbastanza facilmente.
La lotta si protrae per tutto il pomeriggio: un assurdo ‘ruba bandiera’ che vede correre in direzione opposte, ora i manifestanti, ora la Polizia: i primi vogliono riprendersi Gezi Park, i secondi ‘difendono’ la zona.
Man mano che cala la notte la città diventa off limits. Le vie che portano a Taksim vengono chiuse ai civili e gli scontri si fanno più duri. Esplodono focolai di protesta ovunque che vengono sedati con l’uso delle maniere forti.
Mi sposto a Kadiköy, la parte asiatica della città ma gli scenari non cambiano, anzi, gli scontri sembrano più aspri. Volano sassaiole: nel mirino dei fitti lanci ci finiscono tutti, non solo la Polizia. Diverse le persone intossicate dal gas che cercano riparo negli sparuti locali rimasti aperti. Si continua a manifestare: si formano modeste barricate dando fuoco all’immondizia ma la lotta, considerato i mezzi messi in campo, rimane impari. Un manifestante viene raggiunto sotto i miei occhi dai colpi del manganello: sangue e urla. E’ il canovaccio di questo 31 maggio 2014 di proteste ad Istanbul.
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