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Musinf, Elio Marchegiani protagonista al Palazzo del Duca

Racconti e curiosità dell'autore, intervenuto sabato 17 maggio per la "Notte dei Musei 2014"

Elio Marchegiani- Musinf

Sin dalla prima edizione della notte europea dei Musei il Musinf di Senigallia è stata una delle istituzioni partecipanti.

Anche nel 2014 il Musinf si è ben preparato per proporre il fascino dell’arte contemporanea: nel programma del Museo comunale infatti per la Notte dei Musei di sabato 17 maggio era previsto che alla Rocca Roveresca si potesse visitare un percorso espositivo veramente interessante sull’opera di Elio Marchegiani, mentre al Palazzo del Duca il pubblico poteva incontrare direttamente l’autore e porgli delle domande sulle radici stesse della creatività.

Il meccanismo dell’incontro con l’autore è assai piaciuto al pubblico. Quella di Elio Marchegiani al Palazzo del Duca è stata una vera lectio magistralis, che ha lungamente appassionato gli ascoltatori. Del resto Elio Marchigiani, uno dei più significativi esponenti dell’avanguardia italiana del Novecento, per attirare l’attenzione e incantare ha potuto mettere in campo anche la sua grande esperienza di docente e di direttore di Accademie di Belle Arti.

Poi molti, tra il folto pubblico, erano anche stati allievi di Elio Marchegiani all’Accademia di Belle Arti di Urbino, tra questi lo stesso assessore alla cultura, Stefano Schiavoni, la poetessa visiva Chiara Diamantini, il pittore Bruno Mangiaterra, il fotografo Enea Discepoli. Tra gli applausi finali rivolti ad Elio Marchegiani anche una lunga e ripetuta suite di flash per le foto di gruppo allievi-maestro. Il direttore del Musinf, prof. Carlo Emanuele Bugatti, ha segnalato l’importanza della documentazione video, che ha accompagnato l’intervento di Elio Marchegiani.

Una documentazione che comprendeva anche le immagini relative alla realizzazioni ispirate al futurista Balla e presentate con grande successo da Marchegiani alla Biennale di Venezia del 1968, dove ha esposto con la ricostruzione di “Feu d’artifice” insieme ed altre opere lasciate da Giacomo Balla incompiute o con la scritta: “Ricostruiteli con i materiali della vostra epoca”. Nel 2001 il Museo Teatrale alla Scala lo invita con la sua ricostruzione di “Feu d’artifice”, riportata poi in grandezza originale per la mostra “Sipario” al Castello di Rivoli nel ’97, esposta anche nel 2005 al MART di Rovereto nella mostra “La danza delle Avanguardie” ed anche a Palazzo Reale di Milano nel 2009 nella mostra “Futurismo 1909-2009 – Velocità+arte+azione”.

Il pubblico senigalliese della Notte dei Musei si è poi molto interessato anche al racconto di Marchegiani sull’acquisizione di nove mila mosche comuni, che costituivano la chiave protagonistica di una sua opera, spiegando anche come era avvenuto tecnicamente il loro trasporto in treno ed in tram, ma anche la collocazione delle mosche nei contenitori di vetro dell’allestimento espositivo. Fare per fa pensare è la funzione dell’artista per Marchegiani, che ha voluto dare al pubblico la possibilità di andare oltre la matrice dell’ispirazione per giungere a concepire l’idea come fondamento dell’opera d’arte contemporanea.

La conferenza, oltre che da una proiezione video, è stata assistita dalla distribuzione di alcuni specifici scritti di Marchegiani. Molte le domande del pubblico a Marchegiani, che nella trattazione e nella sua testimonianza è stato accompagnato dalla moglie Carola Pandolfo, esperta e testimone privilegiata della creatività di questo protagonista dell’arte contemporanea. .

Elio Marchegiani nasce a Siracusa nel 1929. Nel suo periodo informale, dopo l’incontro con Mario Nigro, inizia ad organizzare mostre ed incontri culturali, ma è la conoscenza e l’amicizia con Gianni Bertini che gli suggerisce di lasciare la provincia per Parigi, Milano, Roma, Bologna. Nel ’59 partecipa all’8° Quadriennale di Roma. A Firenze fa parte del “Gruppo 70”, iniziando una solidale amicizia con Giuseppe Chiari.

L’attenzione a Giacomo Balla, Marcel Duchamp e Lucio Fontana ed ai legami fra scienza ed immagine costituiscono la base del lavoro che, negli anni Sessanta, sarà gestito da Guido Le Noci della Galleria Apollinaire a Milano e da Gaspero del Corso della Galleria L’Obelisco di Roma. Insegna dal 1969 all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che ha poi diretto dal 1983 al 1988. Dopo la ricerca sul movimento e la luce e la ricostruzione di Feu d’Artifice l’idea di “tecnologia come poesia” lo porta ad un’analisi ancora più attenta del suo lavoro con opere ed ambientazioni.

La serie delle Gomme, destinate a morire nel tempo, (eseguite tra il ’71 e il ’73) portate anche alla Biennale di Venezia del 1972 con la ricostruzione in scala del campanile di San Marco precede il periodo in cui si dedica alle “Grammature di colore” e alle ricerche sui supporti (Intonaco, Lavagna, Pelle, Pergamena) esposte allo Studio Sant’Andrea di Milano da Gianfranco Bellora col quale ha avuto un lungo sodalizio. A Parigi alla FIAC ’85 a ’86 riceve una committenza franco-americana con installazioni definitive a Parigi nella Il Saint Louis, al Castello di Blois sulla Loira e successivamente a New York e San Francisco. Nel 1986 Giorgio Celli lo invita alla Biennale di Venezia “Sezione Biologia”. Nel 1997 partecipa alla mostra “Dadaismo Dadaismi – da Duchamp a Warhol – 300 capolavori” a Palazzo Forti di Verona, con l’opera “Deus ex machina, 1965” invitato dal curatore Giorgio Cortenova.

Nel 1998 il Comune di Livorno, nello spazio del Museo Fattori, gli dedica un’ampia antologica che comprende le opere più significative dei diversi periodi della sua ricerca artistica con la pubblicazione di un catalogo dal titolo: “Fare per far pensare”, logo del suo lavoro. Ed ancora nel 2001 è presente al Ministero degli Affari Esteri, nella “Collezione di artisti del XX Secolo alla Farnesina” a cura di Maurizio Calvesi che nel 2007-08, sempre con una “Grammatura di colore” lo invita al “Viaggio nell’arte italiana – cento opere dalla Collezione Farnesina” mostra itinerante nell’Europa Orientale e nell’America Latina. Nel 2004 partecipa alla mostra “Riflessi nell’arte” ed al XXI Premio Sulmona, invitato da Giorgio di Genova, riceve il Primo Premio. Nel marzo 2007 una mostra antologica nel Convento del Carmine di Marsala sede dell’Ente Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea con la presentazione di Sergio Troisi e la pubblicazione del volume “Linee di produzione 1957-2007” a cura di Carola Pandolfo Marchegiani, edizione Carte Segrete, Roma.
Del settembre del 2010 è la mostra antologica alla Torre di Guevara di Ischia con presentazione in catalogo di Massimo Bignardi, edito da Le Rive di Cartaromana. Nel gennaio 2012 la Galleria Allegra Ravizza Art Projet allestisce la prima esposizione di opere storiche a partire da un progetto del 1971 “La cultura è energia” una mostra in 5 azioni tenutasi alla Galleria Apollinaire di Milano con Pierre Restany. La cura Marco Meneguzzo che in una intervista televisiva dice: Marchegiani è il futuro fatto in casa.

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nel marzo 2012, partecipa con l’opera “Helios” 1966, ad Arte Programmata e cinetica anni ‘60 e ’70 a cura di Giovanni Granzotto e Mariastella Margozzi. Il 2013 ha iniziato con la mostra “Transcultura” alla Galleria Comunale di Arezzo a cura di Fabio Migliorati, contemporaneamente alla Fabbriche Chiaramontane di Agrigento ha tenuto la mostra “Homemade Future” a cura di Marco Meneguzzo con catalogo Silvana Editore. Negli ultimi anni la sua attività si è rivolta ad opere tridimensionali ed ambientali, ed al suo “Fare per far pensare” rivolgendosi ad un’attenzione prevalente al mondo esterno, nella costante convinzione che l’artista debba raccontare anche la propria epoca.

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