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Musinf: Rita Vitali denuncia l’insostenibile invadenza del mix di informazioni in TV

Incontri con l’autore a Palazzo del Duca, venerdì 16 maggio ore 21

Palazzo del Duca a Senigallia

Proseguono gli incontri con l’autore che costituiscono la fortunata struttura didattica del corso di fotogiornalismo, coordinato da Giorgio Pegoli.  Venerdì 16 maggio 2014, alle ore 21:00 presso il Palazzo del Duca a Senigallia, verrà presentato, su proposta di Francesca Cenciarini , il libro dell’artista Rita Vitali Rosati, “Ahi”. A salutare la Vitali Rosati sarà l’assessore alla cultura Stefano Schiavoni.

Interverranno la poetessa Maria Lenti, e Milena Becci, curatrice indipendente. A chiudere l’incontro saranno i giornalisti Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf ed Elpidio Stortini, direttore dell’Altro Giornale. Rita Vitali Rosati è nata a Milano nel 1949. Traduttrice da sempre della nostra complessa realtà, realizza le sue opere dove vive, a Fabriano, privilegiando idee e concetti che si evolvono in immagini. Come in una “arena”, facendosi essa stessa protagonista assoluta di un progetto infinito, l’artista osserva e registra l’insolito inventario della vita, ribaltandone i punti di vista. Le sue opere sono l’espressione di una attitudine ironica, trasgressiva, destabilizzante tipici del gioco e della favola.

Con le sue immagini Rita Vitali Rosati mette una lente di ingrandimento sul formicolio sociale, invitando lo spettatore ad interpretare il suo nonsenso. Milena Becci, laureata in Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea ad Urbino, nel 2007 ha partecipato al Corso di Formazione Management della cultura, che la ha spinta ad entrare nel mondo della curatela e dell’arte contemporanea. Oggi fa parte del direttivo dell’ Associazione Culturale Sponge. Tra le altre iniziative, ha curato alcune mostre dell’artista Rita Vitali Rosati.

Il progetto “Ahi” è nato da un’urgenza, vissuta dalla Vitali Rosati  a contatto con il quotidiano: è il racconto fotografico costruito, foto dopo foto, sui sentimenti che i giornali e la televisione generano nella memoria collettiva attraverso le immagini. Il suo libro  Ahi è stato accolto con molto interesse dalla stampa nazionale. Claudia Colasanti, su “il Fatto Quotidiano” ha scritto che il libro di sole immagini costituisce un diario quotidiano in cui si descrive l’acuto dolore provocato dall’intollerabile mix di informazioni televisive che invadono lo spazio casalingo.

Sfregiato anche l’ultimo angolo appartato per resistere, crollata l’autocelebrazione della certezza di una diversità, la musica di fondo di immagini raccapriccianti diventa il definitivo e indigeribile stato di normalità. Sergio Gabriele di Femmineart Review ha notato come quello di “Ahi” sia  un fermo immagine fatto di migliaia di frames che nella nostra mente assumono dapprima l’aspetto dell’indefinito, quale è la storia dell’oltraggio umano, subito dopo raggelano nell’unica icona della costernazione, critica e “Ahi”mé cosciente. L’urlo di Rita Vitali Rosati che ogni tanto si affaccia, di baconiana reminiscenza, appare quasi l’ingenuo cordoglio dell’uomo sensibile, un tag alla follia che noi chiamiamo suprema forma di felicità, che ormai consiste nella residua capacità dell’uomo a saper vedere, discernere, appunto. E il richiamo ad una palesazione del sangue propriamente inteso, la tragedia, è una lodevole indicazione a sviare l’attenzione sul vero sangue, il vero orrore, la vera guerra. Per Alessandro Moscè (L’Azione) si tratta di un racconto fotografico attraverso il quale Rita Vitali Rosati guarda la quotidianità e la complessa vicenda odierna. La televisione in particolare rappresenta il senso più spregiudicato della civiltà delle immagini.

Tutto appare ridotto a mera comunicazione artificiosa e spettacolarizzata. In tale contesto il libro di Rita è insieme una provocazione e una condanna, un’intuizione e una sferzata. Fotografie che la dicono lunga sulla vitalità dell’artista milanese che vive a Fabriano e che ha sempre fatto della riflessione anacronistica la sua carta d’identità. Irene Canale, su Insideart, ha notato che il libro di Rita Vitali Rosati si presenta come una raccolta di foto, dei fermo immagine estrapolati da un contesto di tragedie televisive che l’artista ha rielaborato, combinando un’esatta sequenza in cui si inseriscono degli autoscatti. Presenza fondamentale, quest’ultima per il messaggio che si intende trasmettere. Le foto che ritraggono la Vitali Rosati, mettono a fuoco smorfie di dolore e disgusto che sembrano voler andare contro tutto ma esserne anche parte integrante.

Gli autoscatti si confondono nella grande mischia, tra vuoti pomeriggi televisivi e le distruzioni che il telegiornale annuncia ogni ora. Constatando che l’attualità della performance ha due piani temporali che il libro riesce a tenere insieme, la domanda che viene fuori è: perché siamo finiti in quest’orrore? Un lavoro sulla tragedia e la velocità. Una velocità che a volte si deve fermare. La Vitali Rosati aveva esposto con successo al Palazzo del Duca di Senigallia nella mostra di rilievo nazionale intitolata “Il corpo solitario”,  curata dal critico  G. Bonomi in occasione della pubblicazione del libro sull’autoscatto.

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