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“Senigallia non affoga! Renzi ci dia i soldi, poi ne riparliamo”

Arvultùra: "Anche noi con le mani nel fango, da cui la città sta uscendo"

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Via Trieste, Senigallia, dopo l'alluvione

Sono passati solo pochi giorni dall’alluvione che il 3 maggio ha colpito Senigallia e le aree circostanti.
Una tragedia senza precedenti con tre vittime, una città per metà allagata, migliaia di case sommerse dall’acqua, macchine, beni e arredi distrutti, aziende chiuse e posti di lavoro persi.

Molti nostri attivisti, come tanti altri senigalliesi, si trovano costretti ad affrontare il dramma di chi, in pochi minuti, si è visto portare via tutto. Da giorni siamo impegnati, con centinaia di cittadini e volontari, nei lavori di risanamento e recupero dei nostri quartieri. Siamo qui, con le mani nel fango tra Via Trieste e Via Gramsci, a Borgo Molino come nella zona commerciale, dove è stato invaso dall’acqua e dal fango anche lo Spazio Comune Autogestito Arvultùra.

Nel momento di massima difficoltà, Senigallia ha dimostrato una forza incredibile: la solidarietà e la cooperazione che hanno visto partecipare attivamente centinaia di cittadini sono la migliore testimonianza di una comunità che non ha ceduto e non intende farlo.

Verrà il tempo per discutere dell’allarme dato troppo tardi, dell’iniziale cortocircuito nella macchina dei soccorsi e delle politiche urbanistiche che negli ultimi decenni hanno cementificato il territorio. Ora è però prioritario porre il problema dell’aiuto concreto a tutti i senigalliesi per tornare, il prima possibile, alla normalità. Per questo crediamo doveroso prendere parola su quanto accaduto e, soprattutto, su quanto dovrà accadere.

Ai Renzi di turno diciamo che non servono teatrini, né passerelle di politici – in periodo preelettorale per altro sembrano più un utile spot per il voto, che una testimonianza genuina di vicinanza alle popolazioni colpite dalla catastrofe – ma impegni chiari da parte delle istituzioni. Senza girarci intorno, Senigallia e le zone colpite hanno bisogno di soldi e non di chiacchiere.

L’alluvione, ha provocato una crisi economica e sociale senza precedenti per il tessuto cittadino. Dobbiamo batterci perché lo stato di emergenza venga riconosciuto dal Governo il prima possibile e con esso stanziati immediatamente i fondi necessari da distribuire direttamente alle famiglie colpite.

Servono sostegni economici per garantire un sistema logistico e infrastrutturale fortemente danneggiato.

Deve essere rivendicato il diritto, per i territori interessati dallo sconvolgimento climatico, di poter derogare all’assurdo patto di stabilità interno che impedisce ai comuni di utilizzare le proprie risorse.

Va, senza ritardo, aperto un tavolo per il blocco o la rinegoziazione dei mutui sulla casa e sulle autovetture per chi ha visto in pochi minuti affogare i risultati di una vita di lavoro e sudore.

Infine, tutto questo deve essere fatto con profonda trasparenza e con una radicale partecipazione di tutti i cittadini, senza corsie preferenziali, senza clientele e senza speculazioni private a danno di una collettività già ampiamente ferita.

Il lavoro non è finito e le prossime giornate saranno ancora accompagnate da secchi di malta, “tira acqua”, stivali sporchi e vie occupate dagli arredi distrutti, ma Senigallia sta uscendo dal fango.
I volti distrutti dalla fatica continueranno a vedersi per le strade e le lacrime di molti a scendere la sera, ma la gente come noi non molla mai!

Qui siamo. Da qui ripartiamo. Adelante Senigallia!

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