Mangialardi ricostruisce le dinamiche dell’alluvione di Senigallia
Il sindaco: "Un evento mai visto a Senigallia, per potenza e modalità"
“La terribile alluvione che ha colpito la nostra città ha visto tutti noi impegnati 24 ore su 24 nel prestare soccorso alle persone colpite. Una mobilitazione collettiva che vede impegnati insieme Istituzioni e cittadini mossi dalla volontà di aiutare la popolazione”.
“Questo è il primo fondamentale impegno che ha assorbito ogni altro mio compito istituzionale. Mi accorgo che rispetto alle dinamiche dell’alluvione fioriscono in rete e sulla stampa le più diverse ricostruzioni. Un atteggiamento più che comprensibile per i cittadini che stanno vivendo un’esperienza di dolore così intenso. Loro possono dire quello che vogliono. Gli altri invece farebbero meglio ad attenersi di più ai fatti.
In attesa della conferenza stampa programmata per questo pomeriggio (mercoledì 7 maggio, n.d.r.), con tutte le forze che insieme a noi gestiscono l’emergenza, cerco di fornire una ricostruzione dell’evento sintetica ma fondata su elementi riscontrabili e documentabili”.
Evento calamitoso di eccezionale portata verificatosi con modalità imprevedibili ed anomale rispetto al passato
“Imprevedibilità assoluta ed assoluta eccezionalità. Questi sono i termini più appropriati per spiegare la vera e propria onda anomala del fiume Misa che lo scorso 3 maggio ha scavalcato ed eroso gli argini all’altezza dell’area artigianale di Borgo Bicchia (dietro Bigelli Marmi), travolgendo Borgo Bicchia, Borgo Mulino, via Capanna, la zona dell’ex Piano Regolatore, zona di via Rovereto, lungomare nelle zone adiacenti alla Rotonda e a Ponte Rosso, oltre a via della Chiusa e zona Cannella.
Non un fiume che esonda continuando a seguire il suo alveo, ma piuttosto un fiume che fuoriuscendo dagli argini cambia letteralmente rotta alimentando un nuovo fiume e disegnando un nuovo alveo all’interno delle vie cittadine.
Qualcosa che per potenza, modalità ed estensione del fenomeno non si era mai visto prima a Senigallia, credo superiore perfino alla famigerata alluvione del 1940.
L’intensità molto forte dell’alluvione che ha colpito Senigallia sarà descritta nel rapporto di evento, il documento scientifico elaborato dal Centro Funzionale Regionale sulla base di elementi oggettivi e misurabili che rappresenta il fondamento per la richiesta al governo nazionale da parte della Regione Marche dello stato di emergenza”.
La fase di allarme e il piano di evacuazione previsti dal piano di emergenza idrogeologica, approvato dal Consiglio Comunale, sono stati regolarmente attuati il 3 maggio nelle aree che in base alle precedenti esperienze erano considerate maggiormente a rischio
“Il Comune di Senigallia ha messo in campo una serie di misure concrete per prevenire il rischio idrogeologico. Dal 2005 si è dotato di un piano d’emergenza idrogeologica elaborato sulla base della perimetrazione contenuta nel piano di assetto idrogeologico della Regione Marche, che divide il territorio in classi di rischio.
Si va dalla zona a massimo rischio di esondazione, R4, con una classificazione a scendere come indice di pericolosità. Il piano d’emergenza prevede per le aree individuate come a massimo rischio tutta una serie di misure, che vanno dall’invio di sms di allerta all’informazione casa per casa attraverso megafono, fino all’evacuazione dalle abitazioni a rischio ed al ricovero delle persone sfollate in centri di raccolta. Le aree qualificate in base alle esperienze passate come a massimo rischio di esondazione sono sette.
La mattina del 3 maggio queste azioni di comunicazioni ed evacuazione nelle aree di Cannella e Bettolelle sono state regolarmente eseguite, così come informazioni attraverso megafono con le pattuglie della Polizia Municipale e della Protezione Civile a disposizione sono state regolarmente diramate. Eravamo pronti cioè all’evacuazione per esondazioni nelle aree adiacenti al corso naturale del fiume ma nessuno poteva prevedere la ramificazione di un braccio del Misa che ha seguito un percorso autonomo di enorme violenza dentro a quartieri residenziali. Non a caso né Borgo Bicchia, né Borgo Mulino, né l’ex Piano Regolatore sono censite come zone a massimo rischio di esondazione e questo testimonia l’anomalia dell’alluvione rispetto ad esperienze passate, sia quelle recenti che quelle più antiche.
Cosa è accaduto nelle prime ore del mattino del 3 maggio
“La Protezione Civile con sms del 30 aprile e del 2 maggio aveva diramato una pubblica allerta meteo per la giornata del 3 maggio. Avviene puntualmente per ogni previsione di precipitazione che ha una anche minima possibilità di sfociare in un evento grave. Dall’inizio dell’anno ne sono state diramate 16.
Il mattino del 3 maggio la protezione civile di Senigallia ha ricevuto alle ore 7,00 la prima telefonata da parte del dipartimento regionale che annunciava un primo ingrossamento del fiume Nevola. Come Comune abbiamo subito attivato il Centro Operativo Comunale ( C.O.C.) e alle 7,15 abbiamo dato il preallarme con sms nelle zone classificate R4 a massimo rischio di esondazione con la contestuale mobilitazione dei volontari.
Alle 8, 19 abbiamo diramato un nuovo preallarme con livello di fiume alto nelle zone Cannella e Bettolelle, procedendo all’evacuazione nelle abitazioni e negozi. In questo momento il livello del fiume in città era ancora molto basso. Alle ore 8,30 il livello del fiume Misa era nella norma come attestato dalle telecamere della Polizia Municipale. Alle 8,30 la strada Arceviese era ancora libera e percorribile; alle 8,35 abbiamo proceduto con megafono a comunicare alle popolazioni di Cannella e Bettolelle l’inizio dell’evacuazione ed abbiamo aperto le scuole di Cannella e Vallone, che secondo il piano di emergenza sono deputate ad accogliere gli sfollati.
Il fiume Misa si è ingrossato con una velocità impressionante ed intorno alle 9,30 circa ha scavalcato l’argine all’altezza dell’area artigianale di Borgo Bicchia e si è indirizzato verso la città travolgendo Borgo Bicchia, Borgo Mulino, via Capanna, la zona dell’ex Piano Regolatore, zona di via Rovereto, lungomare nelle zone adiacenti della Rotonda e Ponte Rosso, oltre a via della Chiusa e zona Cannella ed investendo anche il distaccamento di Senigallia dei Vigili del Fuoco.
La situazione è precipitata in poco tempo. Nelle vie interne di Borgo Bicchia l’altezza dell’acqua ha toccato quota 2 metri e mezzo circa. Nella zona dell’ex piano regolatore la violenza del fiume e la velocità con la quale ha invaso le vie ha di fatto lasciato pochissimo tempo alla protezione civile per dare comunicazione ai residenti. Il Fosso Sant’Angelo che non era esondato per la pioggia ricevuta è andato sotto pressione (nell’ultimo tratto tra via Mercantini e zona Ponte Rosso), a causa dell’enorme quantità d’acqua arrivata dall’onda anomala del fiume Misa.
L’acqua, con un percorso anomalo, ha investito la zona del campus scolastico quando le lezioni erano già iniziate e solo la disposizione data tempestivamente dal Comune di non far uscire gli alunni rimasti negli edifici e di mettersi in sicurezza ai piani alti ha evitato guai peggiori“.
Blocco delle comunicazioni
“Immediatamente dopo la fuoriuscita del fiume Misa si sono interrotte tutte le possibilità di comunicazione, visto che è saltata l’energia elettrica, le linee di telefonia fissa e la maggior parte di quelle di telefonia mobile. Un blocco di circa 34 ore. Un black out che ha reso inevitabilmente più gravoso il coordinamento delle informazioni necessarie per la gestione dell’emergenza.
Le prime operazioni di soccorso sono state rivolte a salvare le vite umane in pericolo e a mettere in salvo gli studenti rimasti negli istituti scolastici.
Ecco, questo è quello che è accaduto. Ora non resta che continuare insieme a lavorare incessantemente, con quella straordinaria generosità ed impegno che tutti stanno dimostrando in questi drammatici giorni“.
da Maurizio Mangialardi – sindaco di Senigallia
Forse dopo i lavori del nuovo casello autostradale, la modifica delle strade al nuovo ingresso della complanare, la precedente costruzione del ponte sul Misa la zona di via Anita Garibaldi e tutta la zona vicina è diventata "zona a massimo rischio di esondazione, R4" è nessuno a proposto le opportune modifiche al "piano d’emergenza idrogeologica".
Perchè nessun avviso in via Garibaldi che durante l'alluvione si è trasformata in un fiume in piena.
Sarebbe onesto, doveroso e rispettoso nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, anche da parte della amministrazione locale verificare cosa non ha funzionato e individuare i colpevoli di questa tragedia. E non addossare tutte le responsabilità a madre natura.
Perché, vedete, per tutti la domanda è: forse - forse - lo straripamento del Misa non si poteva evitare. Forse. Ma ci fate capire PERCHE' non avete avvisato la popolazione? Eccheccazzo, perché?"
1) Viale IV novembre non è stato il corso del fiume alle ore 19 di sabato 23 era perfettamente percorribile (almeno dall'incrocio di via capanna alla statale) in bicicletta, non c'era fango o detriti;
2) il fiume è passato da via Anita Garibaldi, in quella via c'era oltre un metro d'acqua e la auto galleggiavano;
3) probabilmente la chiesa del Portone a cui si riferisce l'utente non è l'attuale chiesa del Portone, ma (vado a memoria) una chiesa del '300, riedificata un paio di volte e demolita dopo il terremoto del 1930. Questa chiesa si trovava nella zona dell'attuale ponte portone.
Una PRECE x mangialardi trombato dai compagnucci! ..........610-suddito.
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