Il Vescovo Orlandoni: “La Chiesa di Senigallia, vicina e solidale”
La Cei stanzia un milione di euro per i danni dell'alluvione a Senigallia
“Quest’anno celebriamo la festa del patrono in una situazione di emergenza dovuta all’alluvione che ha colpito la nostra città e altre località dell’entroterra”. Lo ha sottolineato, domenica 4 maggio, monsignor Giuseppe Orlandoni, vescovo di Senigallia, nella Messa per la festa di San Paolino.
“È in una calamità come l’attuale – ha osservato il presule – che noi sperimentiamo il senso del limite. A volte ci sembra di essere così potenti da poter risolvere con le nostre sole forze tutti i problemi”. Peraltro, “anche se la scienza e la tecnica fossero in grado di risolvere tutti i problemi esse non sono sufficienti a spiegarci il senso della vita, del dolore, della sofferenza e della morte”. Ecco “perché abbiamo bisogno di un patrono, di un punto di riferimento, di qualcuno a cui possiamo rivolgerci con fiducia anche per andare oltre quelle che sono le necessità immediate”.
“San Paolino – ha sottolineato monsignor Orlandoni – ci insegna l’importanza della fede e l’importanza dell’amore verso il prossimo da vivere attraverso una carità concreta e fattiva. Di fronte alle difficoltà e alle disgrazie del suo tempo san Paolino non rimase con le mani in mano, ma si diede da fare”. Nella circostanza della calamità naturale che si è abbattuta in città e nel circondario, “vorremmo tutti sentirci vicini e solidali verso coloro che hanno subito gravi danni dall’alluvione – ha affermato il vescovo –: vicini e solidali verso le due famiglie che hanno perso i loro cari, vicini e solidali verso coloro che hanno dovuto lasciare la loro casa e cercare riparo in altro alloggio o che comunque hanno perso i loro beni sotto l’acqua”.
Poi ha ricordato: “La nostra Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali si sono da subito prodigate per assistere gli sfollati; il nostro Seminario si è aperto per dare ospitalità e accoglienza ai senza tetto e ai volontari”. Sempre, ma particolarmente di fronte a una calamità, ha concluso, “tutti dovremmo sentirci vicini e solidali; tutti, cittadini e istituzioni, dovremmo cercare di dare il nostro contributo per il bene comune. È in questo che si riconosce la civiltà di una comunità: quando si mettono da parte i conflitti e le ideologie e si riesce a dare il meglio di noi stessi e vogliamo essere una comunità coesa e solidale”.
Un milione di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille. È quanto disposto dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana “come prima risposta solidale” all’alluvione che ha colpito le Marche. “La zona maggiormente colpita – si legge in una nota diffusa dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei – coincide con la diocesi di Senigallia, dove alle due vittime si aggiungono oltre 300 sfollati; ingenti i danni alle attività produttive con fabbriche, laboratori e campi allagati. La Caritas, su indicazione del vescovo, monsignor Giuseppe Orlandoni, e d’intesa con le autorità locali, ha attivato in città due punti di pronta accoglienza e preparazione pasti: a nord presso il Seminario vescovile, a sud nella Casa San Benedetto. Caritas Italiana, in costante collegamento con la Chiesa locale, si è prontamente messa a disposizione per un pieno supporto e ha destinato un primo contributo per gli interventi immediati in favore della popolazione colpita”.
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