Senigallia alluvionata: un disastro – FOTO
Il Misa rompe gli argini in più punti, mezza città va sott'acqua. Ingentissimi i danni a privati e aziende
“Un disastro”, “Terribile”, “Una cosa mai vista prima”… Sono alcune delle definizioni più ricorrenti che i cittadini stanno utilizzando per descrivere ciò che è successo a Senigallia e nell’entroterra nella giornata di sabato 3 maggio, quando il Misa e il Nevola sono esondati invadendo campi, strade, case, aziende, negozi, ogni cosa.
Una bruttissima giornata iniziata con le insistenti piogge della notte tra il 2 e il 3 maggio, che hanno fatto tracimare già alle 9 del mattino il Nevola a Passo Ripe di Trecastelli e il Misa a Pianello e Casine di Ostra, con i corsi d’acqua che scorrevano praticamente lungo le strade Arceviese e Corinaldese anzichè nei loro letti, allagando tutto ciò che trovavano: campi, giardini, abitazioni, garages, capannoni.
Due fiumi “estesi” che unendosi prima di Brugnetto hanno amplificato la loro potenza rompendo gli argini anche a Bettolelle di Senigallia, riempiendo i campi destinati a vasche di espansione, dove le coltivazioni hanno pagato dazio, a Vallone dove si contano diversi capannoni invasi dalle acque e dove la zona di via della Chiusa è finita sott’acqua, per arrivare, prima di entrare a Senigallia, a Borgo Bicchia, rivelatasi poi una delle zone maggiormente colpite dalle esondazioni.
Poi il Misa è entrato in città e dopo aver tenuto Senigallia col fiato sospeso per una manciata di ore, è iniziata la fase più drammatica dell’alluvione.
Il fiume è esondato in corrispondenza del cavalcavia autostradale di Borgo Molino e poi ai piedi di Ponte Zavatti: il borgo e le rotatorie davanti all’ex-casello autostradale sono immediatamente andati sott’acqua. Poi è stata la volta di tutta la zona di Senigallia che va da via Giordano Bruno e viale IV Novembre verso sud, attraversando via Tommaso d’Aquino, viale Anita Garibaldi, via Capanna, viale dei Pini, via Rovereto e il quartiere Saline: in pratica quasi tutta la parrocchia del Portone invasa dalle acque del Misa.
Veri e propri fiumi al posto dei viali che percorrono la città verso il mare: quel mare che riceveva a malapena la massa di liquidi che gli veniva riversata dentro. La Strada Statale Adriatica allagata per alcuni chilometri, i sottopassaggi per il mare pieni fino all’orlo, i lungomare Marconi e Alighieri invasi, la Rotonda che affiorava da sola in mezzo al mare, senza neppure più il pontile visibile.
E ovunque le stesse scene, uguali per decine, probabilmente centinaia di volte. Auto trascinate via dalla corrente, ammucchiate a metri di distanza da dove erano state parcheggiate. Garages, seminterrati, piani terra divenuti, per la piena del fiume, facili luoghi da riempire con acqua e fango. Negozi, uffici, abitazioni dove gli arredi galleggiavano per le stanze: anche la redazione di Senigallia Notizie è stata pesantemente interessata e invasa da acqua e fango. Persone anche sole e impossibilitate a muoversi che erano da soccorrere al più presto. Uomini e mezzi aerei e anfibi dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa, della Protezione Civile, di tutte le Forze dell’Ordine dispiegati in numero massiccio e giunti anche da altre regioni, per trarre in salvo tutti quelli che stavano letteralmente perdendo un tetto.
La giornata dell’allarme si è conclusa così: con purtroppo due vittime, quasi mezza Senigallia al buio, alcune centinaia di sfollati, centinaia di studenti rimasti bloccati nel campus scolastico fino al pomeriggio inoltrato, le acque che si stavano ritirando dalle strade e dalle case.
Se, come sembra, calerà l’intensità delle piogge, proseguite intermittenti per tutto sabato 3 maggio su Senigallia e più persistenti nell’entroterra, quella di domenica 4 maggio potrebbe essere la giornata in cui il territorio inizierà, con la conta dei danni, la sua ripresa da questo disastro.
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