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Accusato di evasione fiscale, portato al fallimento e ora assolto

Giudici assolvono imprenditore del senigalliese ridotto al lastrico per un accertamento non accertato

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Edilizia, imprese edili, casa, mattone

Accusato di evasione fiscale, portato al fallimento e ora assolto perché i fatti di cui era accusato non costituiscono reato o non sussistono affatto.

E ‘ questa l’incredibile vicenda che ha visto come involontario protagonista un imprenditore originario della provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Ioppolo, 46enne titolare di una ditta edile che da anni operava nel senigalliese e dintorni, fallita nel 2010.
Fallita perché colpita dalla crisi, dai mancati pagamenti e da un rimborso di IVA dall’Erario che non arriva.

Tutto è iniziato dopo un accertamento effettuato dall’Agenzia delle Entrate di Pesaro, dove la società aveva sede legale. Vennero contestati all’imprenditore aver contabilizzato fatture false per oltre 5 milioni di euro tra il 2006 e il 2007, oltre ad aver evaso quasi tre milioni di iva e irpef fino al 2008. Da qui scaturirono tre procedimenti penali a suo carico.

Un accertamento senza riscontri – afferma il legale Corrado Canafoglia – da parte dell’Agenzia delle Entrate, attraverso modalità di accertamento induttivo che non può entrare in un processo penale, poiché è l’accusa che deve dimostrare che le fatture sono false. Cosa mai chiarita con certezza“.

Inoltre – fa presente ancora il legale – in merito all’evasione fiscale, il mio assistito nel 2007 aveva un credito di IVA verso l’erario di oltre 650mila €, che al netto delle tasse, rende ancora oggi l’imprenditore creditore verso l’erario per 212 mila euro“. Ma ancora non è finita perché l’Agenzia delle Entrate ha rivelato in sede processuale che il residuo credito è stato archiviato dall’agenzia e non versato alla curatela fallimentare.
“E’ questo il fatto incredibile: l’agenzia sa di dover versare 212.104, non li paga, manda l’imprenditore sotto processo penale ed archivia il credito senza versarlo” spiega Canafoglia.

Ben due giudici del tribunale pesarese (Di Palma e De Luca) hanno assolto l’imprenditore con formula piena per tutti i reati contestati perché il fatto non sussiste e non costituisce reato. “Ma resta la rabbia per una situazione venutasi a creare nonostante non vi fossero le condizioni”.
L’imprenditore calabrese ora chiederà i danni in sede civile.

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