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Senigallia, sfruttamento della prostituzione e associazione a delinquere: due arresti

Due fratelli campani in manette grazie alle operazioni dei Carabinieri della Compagnia di Senigallia

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Onoranze Funebri F.lli Costantini
Le "gazzelle" in uscita dalla Caserma dei Carabinieri di Senigallia

Sono due le persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Senigallia nell’ambito di una vasta operazione di contrasto alla prostituzione in strada e al suo sfruttamento. Due fratelli di origine campana, entrambi pregiudicati, sono infatti finiti in manette grazie alle attività info-investigative dei militari senigalliesi che hanno permesso di ricostruire numerosi episodi di violenza e delinquenza legati alla prostituzione, intrecciati tra loro in una serie di rappresaglie tra organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento delle prostitute lungo la direttrice SS 16 Adriatica.

Sono questi gli elementi salienti illustrati venerdì 11 aprile nel corso di una conferenza stampa in Questura, ad Ancona, dove oltre ai brillanti risultati ottenuti con l’operazione “Statale 16” da parte della compagnia dei militari senigalliesi, è stata spiegata l’opera di coordinamento della Procura.
Le varie organizzazioni criminali, infatti, non facenti capo ad associazioni mafiose, si contendevano i luoghi del meretricio da Senigallia a Montemarciano, generando diversi episodi di violenza e rappresaglie tra le prostitute e non solo. Minacce e aggressioni erano avvenute già dal giugno 2012 quando una prostituta denunciò ai Carabinieri della Stazione di Marzocca che al Ciarnin a Senigallia, un albanese le aveva chiesto denaro in cambio della possibilità di farla continuare a prostituirsi in quella zona, minacciandola, in caso di rifiuto, di farla “sparire”. La minaccia era conseguente ad un precedente litigio tra prostitute sul “posto” di lavoro, divenuto troppo “affollato”.

Da lì in poi sono partite varie indagini dei Carabinieri (prima di quelli delle singole stazioni di Senigallia, Marzocca e Montemarciano, poi coordinati organicamente dal nucleo radiomobile senigalliese) che hanno permesso una prima mappatura relativa alla distribuzione delle prostitute lungo la SS 16 Adriatica da Senigallia a Montemarciano. Ma gli episodi di violenza non si sono fermati perché un uomo, nel dicembre 2012 denunciò un’aggressione da parte di alcuni cittadini albanesi, mentre due sue amiche prostitute venivano minacciate costantemente. Ulteriori accertamenti e quella denuncia erano il tassello mancante per ricostruire le dinamiche dinamiche delinquenziali che si stavano succedendo nella giurisdizione in merito allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione.

Dinamiche collegate, almeno lungo la direttrice SS 16 Adriatica con particolare riguardo a tutta la fascia costiera, a gruppi distinti tra loro che occupavano e gestivano uno spazio territoriale nettamente definito. Un’estensione “sul campo” di più articolate strutture di etnie diverse che ha reso necessario autonome ma coordinate attività investigative per far luce sui due gruppi operanti nel senigalliese e nella zona di Montemarciano.

Osservazioni, appostamenti, pedinamenti anche in borghese e con mezzi civili e numerose intercettazioni hanno permesso dunque di rintracciare i responsabili e di denunciare a piede libero, all’Autorità Giudiziaria, il 21 ottobre 2013, ben sedici persone, di cui 8 italiane ed 8 straniere, a vario titolo, per i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e soprattutto, data la sovrapposizione e la contiguità delle varie reti di criminali, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento ed al favoreggiamento della prostituzione.

Nella mattinata di venerdì 11 aprile, i Carabinieri della Compagnia di Senigallia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti dei due fratelli pregiudicati, entrambi nati in Campania: uno classe 1987 e domiciliato a Marina di Montemarciano, l’altro classe 1978, domiciliato a Montignano di Senigallia.

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