Differenziare in mare
La Macroregione Adriatica è già una felice realtà. Almeno per i rifiuti
Quello che è un sogno per la nostra politica, la Macroregione Adriatica, l’ente sovranazionale destinato ad abbattere le barriere fra i popoli dell’Adriatico e a favorire scambi commerciali e competenze, a Senigallia è già una realtà, almeno per quanto riguarda una parte essenziale della nostra vita, quella a cui teniamo meno: i rifiuti.
L’ultima mareggiata di Levante ci ha regalato uno spaccato della vita e delle abitudini dei nostri frontalieri, che seguono un’alimentazione bilanciata, fanno sport, hanno cura della famiglia e bevono moderatamente.
Tutto ciò si può dedurre dalle foto che Francesco Bont Buontempi, fotografo di mare e campagna nei loro momenti più intimi, mi ha inviato in occasione dell’evento. Perchè tutti sono bravi a fotografare le cose belle, ma per estrarre l’essenza delle persone dai rifiuti ci vuole un talento particolare.
Nell’immenso repertorio che il mare ci ha donato emergono vite, sensibilità, ambienti familiari e luoghi di lavoro, momenti felici e gioiosi, delusioni e incertezze. Emerge un bimbo che ha perso la testiera del suo lettino con un Bambi sorridente, che ha portato il suo sorriso fino a noi ma forse lo ha tolto a lui.
Dalle acque spunta fuori un automobilista che ha perso una ruota, speriamo che se ne sia accorto e che non abbia proseguito il suo viaggio, magari intrapreso per incontrare la donna che ama. Speriamo che abbia preso il treno, le migliori scene d’amore del cinema si svolgono alla stazione, forza che facciamo il tifo per te.
Emerge il filtro di una maschera antigas che forse ha salvato la vita a qualcuno, che, ingrato, l’ha gettata in mare. Delle bustine di acqua potabile che forse hanno ridato vita a qualche naufrago, speriamo che ce l’abbia fatta o che almeno sia stato recuperato e degnamente onorato.
E cosa pensare di quell’adolescente che ha perso il casco, arrivato da noi pieno di molluschi? Ne ha comprato un altro o ancora lo sta cercando, magari girando in motorino senza casco, a rischio della vita?
E di quella stitichezza risolta con 800 grammi di yoghurt ne vogliamo parlare? Non era meglio il Guttalax? Ce l’avete il Guttalax, popoli dell’Adriatico?
E di quella mamma premurosa che ha dato la marmellata di fichi ai suoi figli ne vogliamo parlare? Gli avrà fatto lavare i denti dopo o gli avrà lasciato tutti quei semini in bocca che sono cibo per batteri? Popoli dell’Adriatico, la vogliamo fare o no la prevenzione dentale, che non si è trovato neanche uno spazzolino da denti nè un tubetto di dentifricio in chilometri di spiaggia?
Per finire: quel cartello di divieto di caccia che viene da San Martino al Tagliamento, ha fatto 400 chilometri per arrivare, intonso, da noi. Lo vogliamo riconsegnare prima che i bracconieri facciano i comodi loro?
Ma soprattutto: ho ricevuto le foto di alcune dozzine di ciabatte: popoli dell’Adriatico, ma voi camminate scalzi?
Dopo questo primo approccio, la Macroregione adriatica può proseguire il suo percorso di costituzione e formazione, i popoli dell’Adriatico hanno già abbattuto le barriere nazionali e hanno almeno una cosa in comune con noi: le categorie dei rifiuti.
Alla prossima mareggiata dovrebbero arrivare già differenziati, al Ciarnin il grigio, a Marina Nuova il vetro e a Marina Vecchia plastica e metalli. Gli ingombranti, magari, a Marina di Montemarciano, almeno ci fanno le scogliere.
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