Corso II Giugno, un “taglio” nel tessuto urbano di Senigallia
Presentati i risultati delle indagini geofisiche sul "fosso di Senigallia", un 'limite' per la città antica
Sono stati presentati i risultati delle indagini geofisiche eseguite a Senigallia negli ultimi anni, lungo il corso II Giugno. E una grande curiosità si sta allargando a macchia d’olio sulle recenti ipotesi che si profilano nella “storia” della via principale senigalliese che la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, il Comune e l’Università di Bologna hanno messo al centro delle ricerche storiche, geofisiche e sismiche.
Sabato 22 marzo, all’auditorium San Rocco, è stato fatto il punto della situazione con un incontro divulgativo sull’esito delle ricerche e indagini compiute nell’arco di alcuni anni e partite da una domanda sollevata dallo storico Virginio Villani, presidente di Italia Nostra – sezione di Senigallia: “Il Corso ha rappresentato da sempre una vistosa anomalia nel tessuto urbano cittadino: si tratta di una via nettamente più grande delle altre che sembra separare due settori distinti della città, come fosse un “taglio”, determinato da un antico avvallamento corrispondente al fossato di cui parlano alcuni documenti“.
Le indagini geofisiche condotte a partire dal 2011 sembrano confermare queste indicazioni: Fabrizio Mantoni, di Fabriano, ha illustrato i rilievi geosismici, mentre Federica Boschi, tecnico per la geofisica applicata all’archeologia dell’Università di Bologna, ha illustrato le indagini geofisiche.
Giuseppe Lepore dell’Università di Bologna ha condotto una sintesi storica di queste indagini, proponendo “uno scenario in cui la depressione sui cui corre il Corso di Senigallia sembra veramente aver rappresentato da sempre un limite: dapprima per la città romana, che iniziava nei pressi del santuario di Via Baroccio (vicino alla vecchia chiesa del Portone) e terminava proprio in corrispondenza di quella depressione naturale, forse risistemata dall’uomo. Successivamente nel tardo medioevo il “taglio” del Corso rappresenterà anche la divisione tra la “Civitas vetere”, cioè la parte abbandonata a ovest, e la “Civitas nova” a est attorno al complesso del vescovato sul sito delle attuali scuole Pascoli“.
Molto interesse e un vivace dibattito ha suscitato il progetto di cui l’amministrazione comunale, per bocca dell’assessore alla cultura Stefano Schiavoni, si è detta molto soddisfatta auspicandone la continuazione, grazie anche a quella sinergia tra Soprintendenza, Comune e Università di Bologna che può far luce sulla storia antica della città di Senigallia.
Foto di Simone Luchetti
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