Gli orafi delle Marche puntano alla Cina
Delegazione di cinque artisti dell'oro in trasferta nello Shandong, assieme alla CNA, con un marchio registrato
L’artigianato orafo Made in Italy punta alla Cina. E lo fa con cinque realtà delle Marche e con un marchio registrato per attrarre gli operatori asiatici e esportare la qualità artigianale italiana in via d’estinzione. E’ questo in sintesi il progetto messo in piedi dalla CNA provinciale di Ancona e da cinque orafi marchigiani, tra cui Sergio Nicolini di Senigallia, che si stanno preparando per una “trasferta” dalle premesse interessanti nella regione dello Shandong.
“E’ un’opportunità per i nostri orafi – afferma Elisabetta Grilli, responsabile provinciale che ha portato avanti il progetto ‘Jimo’ – che si affacciano così sul mercato cinese in modo diretto con mostre e aste di manufatti pregiati e unici, rigorosamente made in Italy, e poi con una finestra espositiva per aumentare i contatti diretti“.
La finestra sul “mondo” cinese sarà appunto a Jimo, una città della regione dello Shandong, a metà strada tra Pechino e Shanghai ma soprattutto che si affaccia verso la Corea e verso il Giappone. Una città ingrosso che si sviluppa su 26 km quadrati e che punta a diventare uno dei più grandi centri commerciali della Cina.
A Jimo sarà presenta una delegazione dalle Marche accompagnata dalla CNA: Giorgio Aguzzi, di Fossombrone, vice presidente nazionale Cna; Sergio Nicolini, di Senigallia, presidente provinciale Cna per l’artigianato artistico; Daniele Burattini, di Ancona; Silvano Zanchi, di Fermo; Filippo Gatti, di San Benedetto del Tronto.
“Dopo la Russia, l’America e Dubai – racconta Giorgio Aguzzi, vicepresidente nazionale CNA – abbiamo concretizzato quest’esperienza che si differenzia dalle altre perché lo slancio è partito da questi laboratori orafi marchigiani che hanno creato un marchio, ‘Miegioie’, appositamente per esportare i prodotti in Cina. Un’ottica fiduciosa quindi nel futuro e soprattutto nell’aggregazione, perché solo così si può superare questo momento e distinguersi dalle altre realtà dove i prodotti si assomigliano un po’ tutti“.
“In questa 10 giorni di esposizioni, vendite e contatti con gli operatori cinesi che partirà martedì 25 marzo – spiega Sergio Nicolini, titolare dell’atelier di Senigallia – porteremo prodotti unici, che si contraddistinguono per l’artigianalità delle creazioni in contrasto quindi con quelli seriali, con i quali ci si può distinguere con eleganza“.
“Prodotti che sono ottenuti con tecniche in via di estinzione – fa eco Silvano Zanchi – che oggi in pochi conoscono e che domani nessuno conoscerà più se non si mette in moto una macchina per salvaguardare il know how di qualità e il made in Italy. Purtoppo le scuole d’arte stanno chidendo nell’indifferenza della politica e pertanto ci rimbocchiamo le maniche cercando nuovi mercati interessati ai nostri prodotti unici“.
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