Le giornate FAI di Primavera a Senigallia
Quello che offrivano quest'anno e chi lo mostrava... FOTO e VIDEO
La sezione di Senigallia del FAI ha proposto e dato la possibilità di “raccogliere” dall’orticello di casa nostra, nel corso delle “giornate di Primavera” (22-23 marzo 2014), delle primizie artistiche (almeno per molti) permettendo di visitare due dei nostri più importanti pezzi storici museali della nostra città: palazzetto Baviera e palazzo Mastai Ferretti (Museo Papa Pio IX).
Altra fresca primizia da mettere nel cestino delle novità è il fatto che, a condurre i visitatori nell’impegnativo ruolo di accompagnatori e ciceroni, sono stati gli studenti dei licei cittadini: quelli del classico e di scienze umane “Giulio Perticari” e dello scientifico “Enrico Medi”.
Luogo di raduno e composizione dei gruppi di visitatori: piazza Roma. Numero di visitatori per ciascun gruppo: una quindicina. Visitatori in uscita dopo la fine della visita guidata: più di venti (un dilemma). E questo solo per esternare che per una volta, avere dei turisti “stranieri”, dei furbi “portoghesi” da 1 € di valore cadauno, il “prezzo minimo” del biglietto evitato di dare in offerta, che non ci hanno arrecato sicuramente né motivo di orgoglio né tanto meno di vanto.
Il vero motivo di orgoglio sono invece questi giovani “apprendisti ciceroni“. Arianna, Cristina, Alessio, Ilaria, Greta,… e potrei continuare la lunga lista di quanti si sono succeduti, ma sarebbe solo una lista di nomi, senza valore. Ma ognuno sa di poter dire dignitosamente fieri di poter dire “io c’ero!”. Ragazzi preparati, di facile oratoria, nella quasi totalità senza appunti, che nell’illustrarci le lontane storie legate alle stanze che visitavamo, ha allegerito il peso di una lezione di storia dell’arte con aneddoti, riportandoci indietro a secoli passati e facendoceli rivivere al momento.
Ed allora ecco riemergere dai ricordi della giornata, la sala dei viaggi, la sala del medagliere, gli orologi a cucù, il tavolo in cui Pio IX giocava a tresette, la stanza dove è nato, per ritornare ancora più indietro nei secoli, nelle visite alle stanze di palazzetto Baviera con i suoi soffitti rivestiti di stucchi in cui ogni scena era degna di una storia a sé. La cosa importante e di cui dovranno andare orgogliosi questi ragazzi, è che d’ora in avanti dovranno spogliarsi di quel termine oramai troppo semplicistico di “apprendisti”, perché si sono dimostrati di poter pretendere quella di “professionisti ciceroni”.
Cari ragazzi, credetemi non è una “sviolinata”, come si suol dire, ma è una constatazione che molti di coloro che mi erano vicini nella visita, li ho sentiti bisbigliare. Io aggiungo, che durante il percorso da piazza Roma, passando sotto il porticato del Municipio, per andare a palazzo Mastai, ho provato un brivido, nel sentire i gridolini di un gruppetto di ragazzi perditempo, seduti sulla scalinata che porta al primo piano del Comune ed oramai facenti parte di quella scalinata. Ed in quel frangente, ho pensato non tanto alla vostra preparazione, alla vostra cultura, bensì alla vostra educazione. Ho avuto un incorraggiamento nel pensare che i giovani, almeno in alcuni, la vita non è fatta solo di birra, sballo, risate senza senso, sciatteria obbligata, schiamazzi, bensì da tutto quello che voi ci avete offerto. Il mio grazie, per quello che esso può valere, ricordatevelo, va però diviso con coloro che vi hanno fin qui inculcato tali insegnamenti: i vostri genitori e insegnanti.
Detto questo però, devo togliermi anche qualche sassolino, quindi mi si permetta di aggiungere…
Si… rubo e ricanto, per sottolineare questa affermazione, anche una frase oramai inflazionata quale: “Per fortuna che FAI c’è“! Infatti quello che il FAI si ripromette (ed è riportato nel suo sito) è “promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell’arte, della storia e delle tradizioni d’Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità“.
Ed ancora quanti sono i nomi altisonanti a cui FAI sta a cuore… “Sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana. Con il Patrocinio della Commissione europea, con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con la collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile”.
E non finisce qui, perché anche a livello di Costituzione i nostri “padri costituenti” pensarono bene (come se prevedessero per tempo l’incapacità dei loro successori) di costruire un articolo, esattamente il n° 9 che sancisce: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“. Perché dico questo? Perché quando poi leggi sulle pagine dei giornali di crolli di mura museali di Pompei, dei furti dei suoi affreschi, ma non solo, che decretano inesorabilmente l’incapacità gestionale dell’Amministrazione del nostro Stato per salvaguardare un patrimonio che non è solo il nostro, ma di tutta l’umanità e delle future generazioni, beh devo rendere un grazie, non certo al nostro Governo organizzativamente disorganizzato, bensì a questa Fondazione o altre similari, che si “nutrono” esclusivamente della loro passione e del loro alto valore che reputano al senso civico.
Al suo interno cooperano Persone con la P maiuscola, ricche appunto di passione, di senso di responsabilità, d’amore verso l’arte, la natura, le tradizioni popolari e paesane e che riescono con semplicità a coinvolgere, riversando tutta la loro esperienza e preparazione sulle scuole, sugli studenti, sugli insegnanti, sui volontari e sui familiari di tutta questa moltitudine, il cui scopo è quello di tutelare “facendo” e non solo a parole.
Sorge a questo punto una domanda: ma che sia solo un caso se il FAI funzioni così bene, o che invece lo si debba al fatto ad “esempio” che i suoi collaboratori siano in gran parte donne (il 75%)? Che sia un caso che il 60% di costoro posseggano una laurea? E che l’età media sia di 42 anni e che soprattutto ci siano soli quattro Senior Manager, la cui età media risponde a 51 anni? Dati, organizzazione, impegno che la vede anni luce distante dagli Amministratori di quella che qualcuno ancora si ostina a chiamare “Politica”.
Poi si sa, anche se in corsa, ma sul carro dei vincitori si cerca sempre di salire e la lista sopra indicata lo sta a dimostrare. Ed allora le Amministrazioni pongono in bella mostra il loro logo, ci sbattono su quattro parole di circostanza, magari anche una veloce presenza e si sono tolti il disturbo e quietata la coscienza. E quando si ha dei problemi che non si riescono a risolvere, i nostri governanti si sono inventati di crearci su una giornata a tema, lasciando che l’indomani la gente si dimentichi di quello di cui si è “parlato”.
Lo so. Quando si pista i piedi a qualcuno, e se poi costui ha dei calli, ti senti sempre dire che sei polemico. E lo sarà certamente anche in questa occasione. Ma ho imparato che basta chiedere un “scusa”, meglio se sorridendo falsamente – del resto siamo in un periodo di falsi buonisti – e in cuor mio esclamando alla maniera di Amatore Sciesa… “Tiremm innanz“.
Però, almeno questa volta, Senigallia non rientra nella “black list”. Ed è infatti che per una volta, entrando a palazzetto Baviera, mi ha fatto piacere incontrare impalcature, assi, muri scrostati e con tracciature per l’inserimento di cavi elettrici, che denotano lavori di restauro in corso. E si guardi bene, che il piacere è dovuto al fatto che non si tratta di un cantiere aperto in occasione di… bensì di un cantiere fermato a suo tempo dal famigerato patto di stabilità e che solo da pochi giorni è stato sbloccato, diciamolo, grazie all’interessamento della nostra Amministrazione ed i cui lavori dovrebbero essere ultimati entro la fine dell’anno in corso.
A Cesare, almeno questa volta, quello che è di Cesare.
Testo, foto e video di Franco Giannini
Allegati
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VIDEO:
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