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Paradisi: “La mannaia sovietica contro le critiche legittime”

"Quelle di Mangialardi si sono dimostrate parole da marinaio"

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Maurizio Mangialardi e Roberto Paradisi

Ci siamo. Come volevasi dimostrare – e come avevo pronosticato – la mannaia censoria del sindaco Mangialardi (nonostante addirittura la modifica al regolamento per i dipendenti da me proposta e votata all’unanimità dal Consiglio Comunale) è calata violenta sulla testa di un dipendente. Come in un regime.

Era già successo qualche anno fa. Riaccade oggi dimostrando che le parole del sindaco (“non manderemo mai sotto processo disciplinare un dipendente per delle critiche…” bla bla bla) sono parole da marinaio. Mangialardi, nella sua veste da “pinocchio” politico, non ha atteso nemmeno sette giorni per smentire se stesso. Senigallia come la repubblica Ceca degli anni peggiori.

La notizia fa rabbrividire: un dipendente comunale rischia la sospensione dal posto di lavoro. E per cosa? Per questa semplice (e condivisibile) espressione: “quel regolamento è roba da pazzi”. Sottoscrivo, signor sindaco. Quel regolamento, prima della modifica da me voluta, era “roba da pazzi”. Denunci anche me. Ma si accorgerà, signor Sindaco illiberale, che non c’è nessuna diffamazione.

E non lo afferma il consigliere Paradisi, lo afferma la Corte di Cassazione, anche  con una recente sentenza (la numero 17672 del 2010, ma dello stesso tenore è anche la sentenza 16780 del 2008). Il termine, afferma la Cassazione, è ormai di uso comune. “Tale terminescrive la Corte, riferendosi peraltro all’appellativo ‘pazzo’ rivolto a persona fisica  – è di sicuro inelegante ma di sicuro non ha valenza diffamatoria essendo entrato nel linguaggio comune”.

Aggiunge la Corte: “Quando tali termini vengono usati nelle discussioni spesso accese che si svolgono in ambito lavorativo … finiscono con l’avere un significato rafforzativo del concetto espresso. L’espressione ‘pazzo’ pertanto ha finito con il perdere la sua valenza offensiva per divenire espressione, sintetica ed efficace…”. Nel caso del dipendente poi, la frase  non solo non era rivolta personalmente a nessuno, ma rappresentava un’espressione gergale ormai di uso comune riferita al regolamento in sé. Come temevo, al di là delle parole rassicuranti e ipocrite del sindaco, la consegna è quella del controllo “militare” della libertà di espressione dei dipendenti comunali, anche al di là della modifica votata. “Roba da pazzi”! Sono ovviamente a disposizione, quale consigliere comunale, per dare tutto il supporto necessario ai dipendenti colpiti da questa ritrovata furia censoria.

Commenti
Ci sono 2 commenti
Indiana Pips
Indiana Pips 2014-03-11 13:48:10
Se mi è permesso un consiglio avvocato, prenda Lei la difesa gratuita del dipendente comunale, sicuramente Lei sarebbe in grado di ridicolizzare per bene queste persone.
BlackCat
BlackCat 2014-03-12 09:17:40
Non si capisce se quella frase il dipendente comunale l'abbia espressa sui social network durante il suo orario di lavoro... Se così fosse le cose sarebbero diverse. Se invece non è così il comportamento del comune è deplorevole. Basti vedere come tutti i giornali online di Senigallia abbiano limitato la possibilità di commentare liberamente i propri articoli (con richiesta di numero di telefono... roba da gestapo tedesca). Sicuramente una mossa dettata dall'alto, dalle pressioni politiche sotto minaccia di querele.
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