Senigallia, ex arena Italia: e se non si costruisse per niente?
Il Movimento 5 Stelle interviene a tutela dell'area oltre porta Lambertina che potrebbe divenire "verde"
Il Comune ha tutto quello che serve per trasformare l’area in giardino pubblico e recuperare il volume entro un programma di riqualificazione delle zone periferiche. Dunque al Piano Cervellati si può derogare, se lo fa il Comune. Per i deboli il Piano si applica, per i forti si cambia.
E mai una deroga che vada nel verso della riduzione dei volumi, dell’ingombro, dell’altezza, del numero dei piani: nossignore, la deroga è sempre aumento, se lo vuole il Comune. E dove questo? A fianco di Porta Lambertina, strettamente a ridosso del tessuto urbano.
A buona ragione il comitato di persone che ha aperto una petizione contro il nuovo progetto dell’ex Arena Italia sottolinea i numeri con l’evidenziatore: la variazione porterebbe la superficie utile da 750 a 1234 metri quadri; l’altezza dai 7,80 metri del Piano Cervellati a 13,22 metri, “più della Porta Lambertina” stessa; i piani da due a tre più sottotetto; e ammetterebbe un portico alto quattro metri, per rendere l’edificio più leggiadro (e consentire anche maggiori volumi).
Ora, di fronte al cemento compulsivo dell’amministrazione comunale è perfino poco quello che chiedono quei bravi signori, cui fa giustamente eco la sezione locale di Italia Nostra: rimodulare il progetto sulla base del Piano vigente, “in coerenza con il contesto storico e architettonico del rione Porto”, in modo che l’edificio risulti “sostenibile per il rione e meno invasivo in termini architettonici e urbanistici”.
Ma – è questa la nostra proposta – se non si costruisse per niente? Se si mettesse tutta l’area a parco? Dice: eccoli di nuovo, i soliti sbruffoni. Mica tanto, se ci ragioniamo sopra. Non ha detto il Sindaco che l’intervento va considerato “un’opera di riqualificazione”? E non è solo ieri che, parlando al Senato, il nuovo premier Renzi ha richiamato il pensiero dell’architetto Renzo Piano per dire che bisogna riqualificare le periferie? E non è ormai da un paio d’anni che i nuovi renziani di Senigallia, primi a cogliere l’importanza del riordino urbano delle periferie, lavorano per mettere a punto gli strumenti operativi di questa riqualificazione urbana delle aree periferiche?
Gli strumenti sono appunto il Programma Operativo di Riqualificazione Urbana (detto PORU) e, per gli aspetti giuridico-normativi, la pratica della perequazione per il trasferimento dei diritti edificatori da una zona della città all’altra. Perché dunque non potremmo sperare di prendere questi due piccioni con l’unica fava del PORU? Perché non dovremmo chiedere che il centro città sia reso più vivibile e bello con una nuova area verde a ridosso dell’abitatissimo Rione Porto e insieme riqualificare una delle nostre periferie rimaste irrisolte? Perché non potrebbe l’amministrazione Comunale compensare i proprietari in questo modo, dal momento che la stessa cosa sta programmando a favore di altre situazioni meno bisognose di tutela e riordino?
È forse più importante rinaturalizzare l’area della Ragno, o compensare la Goldengas con previsioni di edificabilità in altro luogo, rispetto alla necessità di proteggere centro storico e propaggini da nuovi pesanti interventi che nemmeno Cervellati, pur prevedendo un’intensivizzazione degli abitati storici, si è sognato di proporre? Oppure ci toccherà pensare che la nostra vantatissima permanenza tra i Comuni virtuosi sia dovuta alle apparenze anziché alla effettiva sostanza delle cose?
dal Gruppo Urbanistica del Movimento Cinque Stelle di Senigallia
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