Le figure e i nudi di Andrea Crostelli, quelli di ieri e quelli di oggi, rimandano tutti a uno sguardo primitivo sulla persona, a quando ella, ancora nel grembo della mamma, volteggiava fra acque private della sospensione di un mondo.

Dal 13 febbraio a Senigallia l’artista ostrense espone alcune di queste opere in via Podesti 110, nell’esercizio Strapizzami.

Carboncini, creta e pigmento, olii e pastelli denotano un’impronta veloce su assi d’equilibrio immaginari. Solo la donna che si copre il volto con le braccia e’ distesa su un piano d’appoggio, vago, anch’esso lasciato al frutto della nostra percezione illusoria.

Qui i tratti si infittiscono per un disegno che sì si sviluppa come gli altri senza studio a matita, ma che suggerisce momenti appena più lunghi di riflessione. Proprio di questi mi sembra opportuno parlare.

Crostelli non rischia di assassinare la creazione spingendo l’arte nell’angolo a suon di pugni. Egli non fiata, ne tantomeno come un maestro di musica chiede all’orchestra di assecondare le sue visuali, semmai si fa orchestra e mette gli strumenti del dipingere a disposizione, quindi si allontana, qualcuno entra in quell’involucro vuoto, ne prende il possesso e comincia a dar vita alla materia…

Nel quadro preso in esame, una figura scura, dal volto quasi cancellato, pare nascere dalla piega del gomito di lei e sostenerla facendogli da tappeto. E’ come se la donna rivivesse le contrazioni del parto. Quasi a fare da sfondo un’altra immagine femminile che costeggia gli altri due corpi; sulla gamba alzata ha una specie di farfalla tatuata (anch’essa desiderosa di volare?)*.

Ormai da qualche anno la pittura parla a Crostelli prevalentemente della correlatività tra arte e malattia mentale, e di una strada per ritornare dal mondo dell’irrealtà: anche questi lavori sembrano risentirne e manifestarne le urgenze.

*[La farfalla è indice di un mondo intermediario tra vita dei sensi e paradiso, si presenta spesso nel coma].