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Senigallia: via alla mostra di Maria Mulas e Antonio D’Agostino

Da sabato 8 febbraio alle ore 18 sarà la Rocca Roveresca ad ospitare le due personali

Mulas e D'agostino in mostra alla Rocca Roveresca

Da sabato 8 febbraio (inaugurazione ore 18) la Rocca Roveresca di Senigallia ospiterà le mostre di Maria Mulas e Antonio D’Agostino.

Per una corretta lettura deIla mostra dei pannelli di Maria Mulas alla Rocca roveresca di Senigallia“,ha segnalato il prof. Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf, “è utile tener presenti il percorso e la genesi creativa dei pannelli esposti“.


Essi, come dimostrano gli scritti di Gillo Dorfles e di altri, appartengono ormai alla storia della fotografia italiana quanto alla storia dell’arte del secondo Novecento. Si impongono all’attenzione per la tecnica fotografica di esecuzione e per l’affettuosa, amichevole rilevazione degli autori e delle autrici più significative di quel periodo storico.

Si tratta di tre pannelli di grandi dimensioni, con ritratti scattati nel 1979. Furono presentati in occasione della mostra tenutasi a Milano a Palazzo Reale nel maggio del 2012, “Addio Anni ‘70. Arte a Milano 1969-1980”. Due hanno come titolo “Pac 1979 – 20 mm” ed uno ha come  titolo “L’altra metà del cielo”.

I due pannelli con i ritratti di 30 intellettuali in tutto, sono una selezione degli scatti fatti nel ’79 dall’artista in occasione dell’inaugurazione in febbraio del Padiglione d’Arte Contemporanea in via Palestro a Milano, meglio noto come Pac. E’ stato ricordato che in una sola sera la Mulas scattò più di cento ritratti agli intellettuali presenti, tutti seduti nello stesso punto, sul muretto del Pac, deformandone l’aspetto per mezzo dell’obiettivo 20 mm, usato appunto come mezzo di deformazione. “La mia era una curiosità” ha scritto Maria Mulas “e volevo usare il 20 mm non riprendendo grandi spazi ma concentrandomi sull’effetto, strano di questi corpi ripresi dall’alto verso il basso“.

L’anno precedente, nel 1978, la Mulas aveva già messo in atto questo esperimento. Fuori dal Padiglione Italia della Biennale di Venezia aveva fatto sostare, spalle al muro, gli artisti presenti alla vernice e ripreso i loro volti a soli 2 cm di distanza dal volto, frontalmente, sempre con l’obiettivo da 20 mm. L’effetto fu quello di un super primo piano dei volti di artisti come Luigi Ontani, Francesco Clemente, Mimmo Rotella, Emilio Tadini, Gianni Colombo, Eliseo Mattiacci e tanti altri, deformati e resi a volte anche irriconoscibili.

Due mesi dopo le riprese dell’inaugurazione del Pac, la galleria Il Milione di via Bigli a Milano chiese alla Mulas di esporre i ritratti di quella sera assieme a quelli fatti l’estate precedente, nel 1978, alla Biennale di Venezia, unendo così le due deformazioni, molto diverse tra loro, in una mostra dal titolo “Biennale ’78 – Pac ’79”. La mostra, nata in soli dieci giorni, ebbe un gran successo e destò una certa curiosità nel pubblico e negli intellettuali stessi che si videro ritratti e resi in quel modo, compreso Gillo Dorfles che, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, recensendo la mostra, definì i soggetti ritratti “teste d’uovo“.
Guardando questi amici ripresi in questo modo” aveva precisato Maria Mulas “penso di aver messo a fuoco maggiormente il loro carattere e di conoscerli un po’ di più, adesso“.
Tra i tanti tentativi di dare una sistemazione alle infinite sfaccettature dell’arte fotografica” scriveva Gillo Dorfles “forse una delle categorie più calzanti al lavoro di Maria Mulas è quella di coloro che affidano tutto il risultato dell’operazione all’occhio, al momento dello scatto, alla valutazione psicologica del personaggio ritratto. Anche nei casi più insoliti e arrischiati si tratta sempre di un uso “normale” della fotografia che si trasforma, sì, ma seguendo sempre l’idea progettuale dell’artista. Non si tratta più quindi di semplici fotogrammi, più o meno riusciti dal punto di vista retinico, quanto di “opere visive.

Il terzo pannello, ribattezzato per la mostra “Addio Anni ’70”, “L’altra metà del cielo”,  ripropone le foto delle donne-artiste ritratte nel ‘79 in occasione della mostra curata da Lea Vergine dal titolo “L’altra metà dell’avanguardia, 1910-1940”. Nel 1979, a Parigi la Mulas, con Lea Vergine, fece loro visita ritraendole nei loro studi, case o atelier. In uno scorrere ritmico di volti Maria Mulas ci restituisce un quadro storico visivo di quelle donne-artiste d’una certa rilevanza artistica nel periodo della cosiddetta Avanguardia, che avevano avuto però meno fortuna e alla cui attività non aveva fatto seguito la stessa eco dei “colleghi” uomini del tempo.

“L’altra metà del cielo”
Nel pannello sono ritratte Sonia Delaunay, Marevna, Bice Lazzari, Alma Fidora, Gisele Prassinos, Viera da Silva, Meret Oppenheim, Isabelle Waldberg, Anne Beothy-Steiner, Marcelle Cahn, Gina Pane.

“Pac 1979 – 20 mm” (I)
Nel primo pannello sono ritratti: Ignazio Gardella, Lea Vergine, , Emilio Tadini, Guido Ballo,  Gae Aulenti, Carlo Tonioli ,Germano Celant, Ettore Sottsass, Carla Accardi, Enrico Baj, Giotto Stoppino, Emilio Battisti, Nanda Vigo, Ugo La Pietra, Rodolfo Aricò, Pac 1979
“Pac 1979 – 20 mm” (II)   
Nel secondo pannello sono ritratti : Carlo Bertelli, Ottiero Ottieri, Vittorio Gregotti – Tommaso Trini, Valentina Berardinone, Umberto Eco, Giorgio Marconi, Mario Rossello, Enzo Mari, Gianfranco Pardi, Bruno Di Bello, Emilio Isgrò, Gianni Colombo, Mario Nigro, Vanni Scheiwiller, Fernanda Pivano, Alba e Francesco Clemente.

 

Le fotografie scattate invece da Antonio D’Agostino nelle fasi della sua partecipazione alle esperienze di Fluxus sono entrate recentemente a far parte delle raccolte del Musinf, attraverso un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, nuova catalogazione e ristampa nel classico formato 30×40, che è stato guidato personalmente dall’autore.

Nel catalogo della mostra “The collective Eye”, Gianluca Ranzi, senza mancare in riferimento anche all’opera fotografica,  aveva giustamente notato come “i filmati e le opere video di Antonio D’Agostino fossero in grado di esprimere tutta la complessa e articolata concezione estetica sviluppata nel corso della sua lunga carriera artistica, attraverso la sperimentazione di molteplici mezzi espressivi come la pittura, la fotografia la video arte, la performance e l’happeming“.

Nel susseguirsi degli anni Antonio d’Agostino si è confrontato filologicamente e poeticamente con tutte le tecniche dell’arte, dalle più classiche fino alle più recenti tecnologie, raggiungendo risultati eccellenti in ogni campo. Il suo lavoro nell’ambito delle esperienze di Fluxus in anni recenti ha anche ottenuto il riconoscimento della chiamata a partecipare alla mostra itinerante, curata da Achille Bonito Oliva, intitolata “Il gioco è fatto, al Museo Vostell e ai Musei d’arte contemporanea di Cordoba e Siviglia (2008). Nel 2010 partecipa alla “Biennale Fluxus” all’Auditorium di Roma, curata da Achille Bonito Oliva, presentando le foto realizzate negli anni ’70 durante le performance di Nam June Paik e Giuseppe Chiari.

La creatività di Fluxus si estrinseca in  azioni, eventi che tendono a sottolineare quanto la quotidianità e la banalità della vita di ogni individuo possano essere intese in sè come evento artistico. Perciò  Maciunas poteva affermare che: “tutto è arte e tutti possono farne“. Perciò Dick Higgins poteva aggiungere che “Fluxus non è un movimento, un momento della storia, un’organizzazione, ma Fluxus è un’idea, un modo di vivere, un gruppo di persone non fisso che compie fluxuslavori“.

Quindi in Fluxus c’è la teorizzazione di  un modo di fare arte che è un fluire ininterrotto di situazioni, percezioni ed esperienze estetiche e sperimentali, senza confini tra spazio autoriale e spazio di fruizione come in tutti i videotape e le performance eseguite da Antonio D’Agostino dagli anni ’60 ad oggi.

Aggiungerei che la fotografia in D’Agostino specificamente si propone e si afferma come modo di partecipazione agli eventi e si manifesta come evento autoriale essa stessa.

La suite comprende le immagini, scattate e filmate da Antonio D’Agostino, che testimoniano, documentano e interpretano, la sua esperienza Fluxus.

Vi compaiono protagoniste e protagonisti Fluxus come: Geoffrey Hendricks, Giuseppe Chiari, Yoko Ono, Nam June Paik, Charlotte Moorman, Joe Jonas, Takako Saito, ed altri.

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