“L’ospedale di Senigallia sta morendo”: Partecipazione accusa Mangialardi
"Il nostro presidio ospedaliero è diventato la cenerentola della Area Vasta 2"
Mentre Gian Mario Spacca a fine novembre ha inaugurato il nuovo Pronto Soccorso e la nuova Tac a Fabriano (che ha già la sede amministrativa regionale e l’eliambulanza) spendendo per “casa sua” qualche milione di euro (soldi anche nostri), martedì 21 gennaio a Senigallia è stato decretato il “coma farmacologico” (manca solo il colpo finale) per il nostro ospedale.
Nella Commissione consiliare, alla presenza del sindaco e dell’assessore Volpini, è stato certificato quello che noi paventiamo dall’inizio di questa Consiliatura: l’ospedale di Senigallia si sta dirigendo verso una morte lenta ma inesorabile.
Oltre il nostro intervento alcuni esponenti della maggioranza (cosa mai successa prima) hanno fatto autocritica, rivolgendosi al sindaco con toni netti e decisi, dicendo che si doveva attuare una politica diversa, che si doveva dire la verità ai cittadini sulle sorti del nostro ospedale e che si doveva ascoltare la nostra proposta (di Partecipazione, fatta tre anni fa e bocciata dalla maggioranza) che consisteva nell’istituire un organismo dedicato in modo specifico ed esclusivo alla sanità locale, in grado sia di consultare la cittadinanza e la rete associativa e sindacale, sia di essere consultato da Regione, ASUR e Direzione della Zona Territoriale. Tutto questo per rendere trasparenti e comprensibili a tutti i travagli della sanità locale e di incidere sul suo futuro.
Da 4 anni diciamo a Mangialardi che l’unione fa la forza (e lo abbiamo ripetuto anche ieri) e che tutti insieme, senza bandiere e colori, avremmo dovuto lavorare per salvare l’ospedale di Senigallia e i servizi del territorio. Abbiamo avuto unicamente risposte negative. Il sindaco ha sempre voluto fare tutto da solo. E anche ieri, senza neanche aver risposto alle nostre domande, se ne è andato prima della fine della riunione.
Ecco i risultati del “mandato Mangialardi“:
1) l’ospedale di Senigallia si è sviluppato nella tecnologia? Assolutamente no. Anzi, è regredito perché i macchinari sono sempre più vetusti;
2) si sono drasticamente ridotte le liste di attesa (come scritto nel programma elettorale del Sindaco)? Assolutamente no. Sono aumentate a dismisura;
3) sono diminuiti i disservizi? Assolutamente no. A diminuire sempre di più sono i servizi che la struttura sanitaria eroga;
4) è aumentato il personale dell’ospedale? Assolutamente no. Anzi, il taglio è stato di circa 30 unità;
5) i cittadini sono contenti? Assolutamente no. Ogni giorno i senigalliesi vivono sulla propria pelle quanto sia sempre più complicato e difficile avere almeno quei servizi basilari che spettano loro di diritto in un Paese civile.
Nel nuovo assetto delle reti cliniche che si sta discutendo in Regione, Senigallia è diventata la cenerentola della nostra Area Vasta. Fabriano e Jesi la fanno da padrone, con più del doppio delle unità operative complesse rispetto al nostro ospedale. Ancona naturalmente rimane il fulcro delle politiche regionali. Senigallia è equiparata ad Osimo, che ha un nosocomio, pensate un po’, destinato alla chiusura.
Per essere concreti, noi dobbiamo far sì che per il nostro ospedale rimanga un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di primo livello. Questo significa avere una sede di Pronto Soccorso adeguata, con funzioni di osservazione e breve degenza, e di rianimazione (attraverso spazi appositi, noti come sala rossa). E deve inoltre garantire interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Devono essere inoltre assicurate prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali.
Questo è il minimo che Senigallia deve avere. Per essere propositivi e cercare nuovamente uno spunto per lavorare tutti insieme, come Gruppo Partecipazione abbiamo aderito ad una proposta di legge popolare istituita da un gruppo di persone che vuole ripristinare tre punti chiavenella gestione sanitaria:
1) riportare i cittadini all’interno delle scelte sanitarie, rendendoli più partecipi e consapevoli delle scelte strategiche e garantendo un governo sanitario partecipato e condiviso;
2) ridefinire livelli di concorrenza e libero movimento dei pazienti fra le aziende in modo da garantire sviluppo e qualità migliore. Appiattire tutto in un’unica azienda senza poter garantire scelte locali significa istituire un modello che impedisce la libera iniziativa e quindi l’evoluzione del sistema;
3) fare in modo che la Regione assieme all’Università definisca quali siano i saperi necessari, teorici e pratici, per gestire la sanità territoriale e la sanità ospedaliera (medici specialisti ospedalieri).
Noi di Partecipazione siamo vicini a tutto il personale dell’ospedale di Senigallia. Sappiamo gli sforzi immani che fanno per offrire, nonostante tutte le difficoltà, un servizio degno, adeguato, consono e rispettoso di quelle che sono le esigenze di un malato.
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