Caritativa Natalizia: una testimonianza dei volontari del “Salvagente” di Ostra
"Partiti per fare Caritativa, siamo tornati certi di essere stati noi l’ oggetto della Caritativa"
Solitamente provo più gioia nel donare che nel ricevere. O, almeno, questo è quello che pensavo fino al giorno in cui mi è capitato l’episodio che vi racconterò. Da poco tempo sono al “Salvagente” di Ostra e con mia moglie portiamo il pacco alimentare.
Per la prima volta ci hanno affidato una famiglia Marocchina che si sono rivolti al “Salvagente” per chiedere aiuto alimentare. Siamo andati e da subito rimaniamo colpiti dall’accoglienza riservataci, tanta simpatia e calore umano, il Padre è l’unico a parlare Italiano. La moglie e le bambine erano attente e si sforzavano di capire le risposte che venivano pronunciate in lingua italiana dal padre alle nostre domande.
Ad un certo punto Hassan (così si chiama lui) ci spiega che il pane non lo comprano perché lo fanno in casa; ce lo mostrano che è ancora caldo in quanto sfornato da poco. La Signora, alla quale il marito aveva detto qualche parola in lingua araba, porta in tavola un vassoio con sopra bicchieri di tè e alcune fette di crostata e di torta allo yogurt fatta da lei. Abbiamo volentieri accettato. Arrivato il momento del congedo, la Signora viene e ci dona un pacco con tanti suoi dolcetti e due pagnotte di quel loro pane.
Rimaniamo stupiti e grati per quei Doni inaspettati che ha fatto gioire i nostri cuori. Ci siamo stupiti di quanto si stava manifestando ai nostri occhi: fra l’esiguo nostro piacere nel donare il pacco e il grande stupore che mi è rimbalzato addosso nel ricevere quel loro dono che veniva così generosamente ed affettuosamente offerto. E’ stato evidente quanto il loro dono abbia fatto molto più bene al nostro cuore. Partiti per fare Caritativa, siamo tornati certi di essere stati noi l’ oggetto della Caritativa.
Il giorno dopo non abbiamo comperato il pane, abbiamo mangiato a pranzo e a cena quello arabo che aveva ancora, stranamente, conservato la fragranza del pane appena sfornato. Due giorni ancora dopo quel pane aveva si perduto profumo e fragranza, ma ad esso era subentrato un altro profumo, infinitamente più grande e di una preziosità unica perché da esso si sprigionava il gusto della vita: il profumo della bontà e dell’amore di Cristo.
da CLAUDIO e PATRIZIA
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