“Salus”: Claudio Carli in mostra a Senigallia
Inaugurazione a Palazzo del Duca, venerdì 13 dicembre 2013 alle ore 18.00
S’inaugurerà venerdì 13 dicembre 2013 alle ore 18.00 a Palazzo del Duca la mostra “Salus” di Claudio Carli curata da Paolo Nardon.
La personale dell’artista di fama internazionale sarà visitabile fino al 12 gennaio 2014 dal mercoledì alla domenica dalle ore 16.30 alle ore 19.30 ed il sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 12.00. Chiuso il lunedì, il martedì ed il 25 dicembre.
Carli presenta in questa mostra una serie di lavori ben variegata, composta di quadri ad olio, acrilico su carta, sculture di cartapesta colorata, che formano una sorta di scenario in cui convivono paesaggio e ritratto, uomo e natura.
Artista di fama internazionale, Claudio Carli ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in importanti spazi pubblici e privati dall’Europa agli Stati Uniti. Nel 1985 è presente alla Biennale di Venezia Mostra internazionale di architettura mentre nel 2002 partecipa alla Biennale di arte Sacra. Nel 2012 realizza il drappellone del Palio di Siena.
Scrive Paolo Nardon nella presentazione della mostra: “Chi ben comincia è già a metà dell’opera, così recita un antico proverbio italiano. … E quale modo migliore di cominciare se non proprio dal titolo che è il primo saluto della mostra e dell’artista al visitatore. In latino salus, significa sia salve che salvo, salute e salvezza augurali, come a indicare nel saluto un suggello all’incontro e insieme l’auspicio di salvezza insito nel comunicare e nel socializzare. Carli è da un po’ che dipinge gente che ride, che emana serenità, la stessa evocata da quei volti antichi, tipici della ritrattistica etrusca. Facce ridenti, ritmate da un segno veloce e giocoso, disseminate su di una larga striscia di carta piegata come a formare angoli acuti che sovvertono la planarità della superficie. Insieme ai ritratti troviamo una serie di paesaggi, anch’essi in qualche modo sembrano darci il benvenuto da lontano. In ogni paesaggio la lontananza ci saluta. D’altronde è l’unico modo in cui possiamo coglierlo, perché un paesaggio da vicino non esiste e “solo nella rappresentazione (pittorica fotografica, filmica) possiamo cogliere l’essenza di un altrove che ci seduce con la sua inaccessibilità, proprio come fa l’arte.“
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