Non chiamatelo “folle”: Antonio Rezza alla Fenice di Senigallia
"7-14-21-28", uno spettacolo talmente assurdo, che parla di vita vera - FOTO
Pensando ad uno spettacolo di Antonio Rezza, l’associazione immediata è quella al non senso, al grottesco, alla follia… Niente di più vero: così tanta follia che “7-14-21-28”, appuntamento promosso dall’Associazione Confluenze e andato in scena sabato 30 novembre al Teatro La Fenice di Senigallia, parla proprio della nostra società.
Aggirandosi nello “habitat” creato dalla coautrice Flavia Mastrella, spalleggiato da Ivan Bellavista, Antonio Rezza ha portato con il suo monologo comico sul palco senigalliese tante icone: personaggi che, volenti o nolenti, popolano il nostro mondo.
C’è il padre divorziato che vede il figlio ogni 15 giorni, la vittima di violenze da parte di un prete pedofilo, il lavoratore precario che non regge più, ci sono coppie (ogni tipo di coppie) che si vogliono sposare, la signora che ci presenta una famiglia a dir poco allargata e ci sono anche i politici, che appaiono tutte fotocopie…
Tutti personaggi raccontati da Rezza con un’enfasi e in un modo tutti suoi: originali, assurdi, a tratti amaramente esilaranti, esasperati. Talmente esaperati che sembrano inventati, ma non è così: siamo noi, che avremmo magari bisogno di aiuto e di regolamentazione. Ma il governo invece, accusa Rezza neanche troppo velatamente, pensa a tagliare piuttosto che a riformare per adeguarsi alla società.
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