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56 anni dopo il bambino di Scanno di Mario Giacomelli ha un nome

La scoperta: si chiama Claudio il soggetto di una foto simbolo del maestro di Senigallia - FOTO

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"Il bambino di Scanno", di Mario Giacomelli (copyright Simone Giacomelli)

Dopo 56 anni e diverse ricerche è oggi rivelato il nome di un’icona della storia della fotografia mondiale: “Il bambino di Scanno”, un’immagine che fu scattata dal grande fotografo senigalliese Mario Giacomelli durante una visita in Abruzzo.


La fotografia ritrae in maniera fiabesca, quasi irreale, delle figure femminili scure e mosse che avanzano verso l’osservatore mentre un unico soggetto centrale è fermo e a fuoco: un bambino che cammina con le mani in tasca.

Egli si chiama Claudio De Cola e il 19 ottobre 1957, come le altre persone ritratte, stava uscendo dalla chiesa di Sant’Antonio da Padova dopo una funzione religiosa.

Dopo diverse ricerche negli archivi e a Scanno sono riuscita a incontrare i genitori del bambino, che oggi ha più di sessant’anni e che da molto tempo non vive più a Scanno.

Il suo riconoscimento, confermato dal soggetto, è stato fatto dai genitori, in particolare dalla mamma Teopista Di Gennaro che ha mostrato diverse immagini del ragazzo in cui è sorprendente constatare in maniera inconfutabile le generalità del bambino ritratto da Giacomelli.

Ma c’è dell’altro: oltre al bambino sono state riconosciute da molti abitanti del luogo anche le due signore in primo piano, ormai purtroppo scomparse. La donna a destra sembra rispondere al nome di Paolina De Crescentis mentre quella a sinistra si chiamava Sapienza Fronterotta. Quest’ultima, che più della prima sembra essere coperta da una sciarpa nera, mostra un fazzoletto particolare che le copre la bocca e che si indossava a Scanno nei periodi di lutto.

Seppure conosceva il nome del fotografo e altri suoi scatti, la mamma del bambino ha detto di aver solo sentito parlare di questa fotografia e ha espresso il desiderio di avere una copia dell’immagine da tenere per ricordo accanto ad altre della sua famiglia. Ha detto poi di non rammentare – come anche lo stesso bambino ha affermato – il giorno in cui è venuto il fotografo mentre si è ricordata del cappellino cucito da lei all’uncinetto che il figlio indossa nella fotografia.

In accordo con Claudio De Cola ho deciso di non divulgare l’immagine delle sue sembianze attuali; questo in rispetto dell’opera di Mario Giacomelli.

Ritrarre il bambino, oggi un uomo maturo, significherebbe uccidere quel ragazzo; distruggere l’aurea magica che la sua figura nella foto ha sempre emanato. Le donne sfocate, il selciato mosso, quasi illeggibile e il bambino che ci guarda in silenzio hanno un che di misterioso, a tratti inquietante. Penso che la storia di questa fotografia abbia ancora molti aspetti celati, sia tecnici che storici, ma non proprio tutti hanno necessità di essere svelati se vogliamo mantenerli tali.

La mia indagine su questa fotografia ha per oggetto un libro, che pubblicherò presto. Dall’inizio di questa ricerca mi sono chiesta molte volte se sarebbe stato più interessante cercarlo oppure trovarlo. Ho scelto di cercarlo soltanto. D’altronde è questo che Mario Giacomelli mi ha insegnato: che la fotografia è un modo di vivere, di assaporare le cose, di gioire e soffrire. Lui aveva paura della vecchiaia e non della morte. Perché? Perché morire è come trovare: finisce tutto lì.

A Scanno sono andata per lavorare su me stessa, per scrivere la mia storia e tramite il bambino posso dire di essere andata incontro alla mia vita. Molti bei momenti mi sono stati regalati dalla semplicità delle persone del luogo, dagli amici che mi hanno accompagnata, da quelli che ho trovato ad accogliermi. A Scanno le persone sono ancora serene, cordiali; con le loro abitazioni aperte a una sconosciuta come me che ha bussato alla porta di mezzo paese con una fotografia in mano chiedendo se questo bambino lo avevano mai visto.

Notizie storiche su Giacomelli
Mario Giacomelli (1925-2000) è un fotografo italiano. Visse tutta la sua vita a Senigallia, una piccola cittadina sul mare adriatico dove lavorò sempre come tipografo presso la storica Tipografia Marchigiana. Si dedicò alla fotografia soltanto nel tempo libero e venne definito, ironicamente, “il Fotografo della domenica”.
Le sue immagini sono molto note e importanti per la storia dell’arte e della fotografia mondiale. Se dapprima furono i suoi noti paesaggi a imporsi sulla scena italiana, successivamente acquisì grande fama anche all’estero soprattutto dopo il 1963, anno in cui proprio questa fotografia del Bambino di Scanno venne esposta nella celebre mostra “The photographer’s Eye” presso il MOMA di New York.

Ringraziamenti
Per questa ricerca desidero ringraziare in particolare: Michele Smargiassi; Lisa Calabrese, Mattia Gallo e Andrea Balerci che mi hanno accompagnata e che hanno documentato gli incontri; Claudio D’Alessandro e Enzo Gentile per la loro disponibilità;  Renzo Tortelli; Simone Giacomelli per i suoi consigli e per avermi aperto ancora una volta l’archivio di Mario; la famiglia De Cola e in particolare Teopista Di Gennaro – una donna d’altri tempi da cui ho molto imparato.

Dedicato a Andreina, di Scanno.
Perché suo figlio torni come lei vorrebbe;
perché il suo paese scelga di non lasciare sola questa madre.

 

da Simona Guerra

Simona Guerra con la madre del bambino di Scanno nel momento in cui questa riconosce il figlio dalla foto di Giacomelli (copyright Lisa Calabrese)Mario Giacomelli, fotografato da Renzo Tortelli, mentre realizza la serie Scanno (copyright Renzo Tortelli)Il bambino di Scanno (copyright Simone Giacomelli)

Commenti
Solo un commento
Vincenzo Prediletto 2013-11-27 01:09:56
Complimenti sinceri, Simona, per la tua preziosa indagine e la delicata sensibilità e discrezione messe in atto.
ATTENZIONE!
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