Grazia Brambilla: la scrittrice ‘innamorata’ di Ostra
Intervista all’autrice che ha presentato la sua prima fatica ‘Alata’ al Teatro La Vittoria
Cosa ci fa una scrittrice nata a Seregno, residente in un paesino della Brianza, che ha frequentato l’università all’Habana, ad Ostra? Semplice: presenta il suo primo romanzo nel comune nostrano perché gli scorci, i profumi e la storia di questa cittadina sono entrati far parte del suo immaginario tanto da essere trasposti nel suo libro di esordio, ‘Alata’ (Montang Edizioni) che ha visto la luce nel 2012.
Lei si chiama Grazia Brambilla e non molto tempo fa, grazie anche al Circolo Culturale “La Gioconda” e al suo gruppo giovani “G-Quadro”, ha fatto tappa proprio al Teatro La Vittoria per presentare la sua prima fatica.
Come si è scoperta scrittrice Grazia Brambilla?
Dietro una persona che scrive, c’ è una persona che immagina, nel mio caso, e che guarda oltre. Amo creare situazioni che mi danno emozioni. Spesso, scrivo e vedo ciò che racconto sentendolo sulla pelle. Non avevo mai Pensato di pubblicare un libro prima di ‘Alata’. Non mi sono mai posta la fatidica domanda “..e adesso che ho scritto questa storia, cosa faccio?”. Per me, la fine di quello che volevo realizzare arrivava esattamente nel momento in cui finivo di raccontare. L’incipit di “Alata“ è nato dopo aver visto un documentario su Bach. A quel tempo, ho frequentato alcune lezioni di un corso di scrittura creativa, tenuto dalla scrittore Cosimo Argentina. Bach, che amo molto, è stato la molla, diciamo. Il resto è venuto, pagina dopo pagina. Non avevo schemi da seguire nè una storia già in mente. Si è creato tutto nel momento stesso in cui scrivevo.
Solitamente dietro una persona che scrive, c’è prima ancora una persona che legge: quali sono i suoi autori di riferimento, il suo background letterario?
La mia è una scrittura di “pancia“ che, per come la penso, non può essere influenzata. Prima di essere una autrice, sono una lettrice modello (qualsiasi libreria vorrebbe clienti come me – ride -) e posso dire che ho letto generi e autori diversi, molto diversi, ma che mai mi sono riconosciuta come stile in questi. So quasi a memoria pagine de “La nausea“ di Sartre, ho letto almeno sei volte “Genio e follia“ di Jaspers, i vari “Harry Potter“, una volta finiti in italiano li ho letti in inglese, sono rimasta molto colpita, qualche giorno fa dal modo di scrivere di Federico Roncoroni, ho molto apprezzato “il pane nudo“ di Choukri… insomma leggo e cerco di andare per la mia strada per quanto riguarda il mio modo di raccontare storie. Una cosa, però, la voglio dire. Tra tutti i libri che ho letto, mi sarebbe piaciuto aver scritto “Il signore degli anelli“ e “Dialoghi con Leucò“.
Nel suo romanzo viene citato anche il Comune di Ostra: qual è il filo che la lega a questa terra?
Ho messo piede in terra ostrana, quando avevo 6 mesi grazie a mio zio che qui é nato. Da allora, vi ho continuamente fatto ritorno. Ostra per me, è il posto dove mi sento davvero bene, tranquilla, un rifugio dove posso staccare completamente la mente dal resto del mondo. Dico sempre che Ostra ha un profumo che mi ammalia, mi droga… E dopo 40 anni ne sono completamente dipendente.
Ci sono atti ufficiali del comune di Ostra nei quali gli appellativi utilizzati per identificare i cittadini della "Capitale Misena" sono proprio: ostrano/a ed ostrani/e. Ricerche condotte dal Prof. Bruno Morbidelli avvalendosi dei documenti contenuti nell'archivio storico hanno dimostrato che fino alla 2° guerra mondiale il cittadino di Ostra era indicato come ostrano e non come ostrense. Il nome ostrense è dunque una "conquista" recente. La stessa raccolta di novelle, canzoni, poesie, stornelli dialettali ecc. che da 4 anni sta curando il Circolo Culturale "La Gioconda" è intitolata: CULTURA POPOLARE OSTRANA.
Buon WE!
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