Senigallia, studenti in piazza per la cultura
La Città Futura: "No al taglio delle spese per istruzione, ricerca, università, anzi bisogna aumentarle"
Oggi (venerdì 15 novembre, Ndr) a Senigallia la via maestra è stata quella dei ragazzi e delle ragazze delle scuole della città che sono scesi in piazza, perché con il Paese in crisi nessuno dovrebbe pensare al taglio delle spese per istruzione, ricerca, università per far ripartire l’Italia, ma, anzi, aumentarle.
Si dovrebbe pensare al contrario di aumentare gli investimenti nella professionalizzazione, nell’istruzione e nella ricerca. Pensare di creare lavoro tagliando le nostre “teste” e facendole emigrare all’estero è da classe dirigente completamente fuori strada.
Per questi motivi Città Futura ringrazia questi ragazzi che sono scesi nelle piazze della nostra città per i beni comuni, contro nessuno ma per una politica costituzionale. Una politica che cambi le ingiustizie sociali, che abolisca la Bossi-Fini, che introduca un reddito sociale per tutti, che sappia valorizzare gli studenti non mettendoli sul mercato della precarietà ma guardando la loro qualità per lo sviluppo del territorio. Il palazzo è circondato di contenuti e dentro non ne sono consapevoli.
«Cultura bene comune», un messaggio attraverso uno striscione srotolato da Palazzo del Duca che la politica a partire dal Comune deve recepire al contrario di una intera classe dirigente che tende a chiudersi nel palazzo. Per questo il ruolo di Città Futura sarà fondamentale per il nostro sistema scolastico nei margini delle competenze amministrative comunali, come nel monitorare e dare piena attuazione alla scelta politica del biologico nelle mense delle nostre scuole, per mantenerne un livello di qualità elevato – oggetto di un’interrogazione comunale del gruppo consiliare di Città Futura – e sfidando le politiche dello Stato centrale, come nell’intraprendere iniziative per sviluppare l’iniziativa imprenditoriale giovanile del nostro tessuto bloccata dalle politiche “di necessità” del governo Pd-Pdl (vedi legge di stabilità) con la solita ricetta di rigorismo senza sviluppo.
I nostri giovani sono più avanti della classe dirigente che ci governa. Ci sono dei diritti fondamentali che la Costituzione indica e allora i criteri di ripartizione delle risorse devono andare proprio in questa direzione. Quindi, ammesso pure che si possa pensare di dare denaro alla scuola privata, questo può avvenire solo dopo che tutte le esigenze della scuola pubblica siano state effettivamente soddisfatte.
di Stefano Canti
La Città Futura Senigallia
""Provo un po' di vergogna per aver riso in qualche modo di un giornalista che stava facendo il suo lavoro". Nichi Vendola chiede scusa, ed è così che bisogna fare. Sono sicuro che la sua onestà intellettuale e il suo operare - che non ho mai messo in dubbio sul piano della legalità - siano provate, e le proverà, anche nelle sedi opportune. Sono anche convinto che le scuse gli faranno rimanere la sua immagine integra di politico.
Nella sua intervista di oggi, giustifica anche la frase con protagonista la Fiom. Comprensibile ma inopportuna politicamente in un quadro dove la stessa Ilva e i suoi funzionari quali il pr Archinà incoraggiavano a nascondere i dati per non sollevare l'opinione pubblica e successivamente a manifestare a difesa degli impianti contro l'azione obbligatoria costituzionale dei magistrati, esasperando la spaccatura interna ai sindacati così come la lacerazione fra lavoratori impauriti e cittadini ormai consapevoli dell’alto tasso di mortalità tumorale.
Non spiega, ma lo farà nelle sedi opportune come ho detto prima, le frasi, appunto, di riferire ai Riva che il presidente "non si è scordato" e "non si è defilato", qui la politica ha una debolezza. Considerando il frangente di Taranto drammatico emerso successivamente nelle inchieste con l’intero establishment nazionale che esecrava la Procura di Taranto come un covo di irresponsabili. Solo perché applicava la legge.
"La situazione è precipitata quando la magistratura tarantina ha sequestrato l’area a caldo dell’acciaieria e ha imposto la chiusura delle lavorazioni fuorilegge, rifiutando, in nome dell’obbligo costituzionale della tutela della salute, le sollecitazioni a rinviare e a soprassedere che le giungevano dall’alto. Ricordo il titolo di un giornale di destra, dedicato in quei giorni dell’agosto 2011 alla gip Patrizia Todisco: “La zitella rossa che licenzia 11 mila operai Ilva”."
Penso che l'incomprensione politica fra Vendola e l'opinione pubblica di Taranto, che ha portato anche alla debacle elettorale del centrosinistra in Puglia lo scorso febbraio, scaturisca proprio da questa mancanza di incidenza della sinistra di governo di fronte all'establishment politico e industriale nazionale che pretendeva impunità con in mano il mantra dell'occupazione.
Il recente congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati ha denunciato “l’ideologia del mercato quale unica salvezza” con cui si è preteso di calpestare l’”effettività dei diritti”. Sono sicuro che Vendola condivida. Sulla sua leadership la discussione spetta agli iscritti di Sel e ai pugliesi. Resta il fatto che oggi, gli iscritti Sel, hanno vissuto sulla loro pelle "il partito personale", i suoi rischi e le sue opportunità, il suo legame indissolubile con il leader, alla sua ascesa e discesa."
Stefano Canti
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