Tornano in aula gli imputati per l’omicidio del commerciante pugliese Luigi Taurino a Ripe del 20 ottobre 2011. Myrteza Arifaj e sua sorella Suela tornano in aula per difendersi dalle pesanti accuse di essere la mandante e l’esecutore del brutale delitto, assieme ad un loro amico, Jetmir Marku.

Nell’udienza svoltasi ad Ancona, l’uomo 37enne di origini albanesi ha ribadito di non voler uccidere Taurino, e che la spedizione punitiva serviva soltanto a “ricordargli” che non doveva mai più comportarsi come lo accusava Suela di aver fatto fino a quel momento. E cioè che non la doveva più molestare. Addirittura Suela, madre di due figli, aveva riferito al fratello Myrteza di essere stata violentata da Taurino, col quale in passato aveva avuto alcuni diverbi.
E proprio per vendicarsi del fatto, ma senza l’intenzione di ucciderlo, aveva organizzato l’aggressione per sfregiarlo in faccia. Da lì ne era nata una colluttazione finita poi con il tragico taglio alla gola che lo ha visto agonizzante in strada fino all’arrivo dei soccorsi.

In aula i due si sono difesi sostenendo – oltre alla mancata intenzione di uccidere il commerciante – che la donna non era al corrente del piano del fratello e che era stata “costretta” a scortarli fin nelle vicinanze della casa di Taurino, per attenderlo mentre rientrava.

Secondo il pubblico ministero Giovanna Lebboroni, però, sarebbero emerse alcune incongruenze con quanto rimarcato dai due imputati nelle testimonianze subito dopo l’arresto operato dai Carabinieri di Ripe e Senigallia.