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Senigallia, 30 ottobre 1930, ore 8.13: lutto, distruzione, macerie

Sono passati 83 anni dal forte terremoto che cambiò - almeno in parte - il volto della città

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Cartoline da Senigallia dopo il terremoto del 1930

Il terremoto, 83 anni fa. Erano le 8.13 del 30 ottobre 1930 quando una forte scossa (VIII-IX grado della scala Mercalli, equivalente al VI della Richter, ora più utilizzata dai sismologi), colpì le Marche settentrionali e in particolare Senigallia.


Lutto (18 i morti e 400 i feriti complessivamente fra pesarese ed anconetano), distruzione e paura giungono in un attimo: quelle che prima erano case, chiese, monumenti, non di rado si trasformano in pochi minuti soltanto in un cumulo di macerie.

Il terremoto turba la tranquilla vita di una città di provincia. Ricorda la storica senigalliese Marinella Bonvini Mazzanti: quella di quell’anno fu “un’estate particolarmente buona, resa brillante da numerose iniziative e da un notevole afflusso di turisti“.

Ma quel 30 ottobre, un “violentissimo terremoto trasforma il volto della città, ormai sulla strada di una notevole ripresa (dopo la Prima guerra mondiale). Su 27.126 vani, ben 14.277 vengono dichiarati inabitabili: nel centro storico, ove si registrano i danni maggiori, su 11.219 vani, ripartiti in 1.142 fabbricati, quelli inabitabili sono 9.572“.

Tanti senigalliesi rimangono privi di un’abitazione guadagnata con fatica, trasferendosi in baracche o tende.

Altre cartoline di Senigallia dopo il terremoto del 1930L’aspetto della città muta  inevitabilmente: molti edifici perdono l’ultimo piano, il teatro La Fenice, fiore all’occhiello della cultura locale, subisce danni gravissimi, che porteranno dopo molti anni alla sua demolizione e alla costruzione dell’attuale nuovo edificio (inaugurato nel 1996).

In altri casi, come per il Palazzo Comunale, si opta per un faticoso quanto efficace restauro.

Nonostante il comprensibile shock collettivo per un dramma di inusitata portata, Senigallia, però, sa riprendersi. E dimostra di essere capace di reagire ed agire: la città abitata si espande sempre più all’esterno del centro storico e altre nuove costruzioni vengono realizzate in pochi anni da quel drammatico 1930, come la “Casa del Balilla” (Gil) – inevitabile specchio dei tempi – la stadio comunale e soprattutto la Rotonda, che proprio in questo 2013 ha festeggiatoun po’ in silenzio – i suoi 80 anni.

Oggi, 83 anni dopo, ci appare giusto dare uno sguardo a quel 30 ottobre 1930: la Senigallia odierna, bella o brutta che sia a seconda dei legittimi e talvolta contrapposti gusti personali, nasce anche da lì.

Il libro citato è Senigallia, di Marinella Bonvini Mazzanti, Edizioni Quattroventi.

Commenti
Ci sono 5 commenti
Maria Teresa Calef 2013-10-30 07:59:22
Ecco ora so a quale primaria tragedia dobbiamo il nuovo teatro la fenice......
A. Bucci 2013-10-30 09:02:08
Se non vado errato, all'epoca vennero finanziati i soldi per ristruttorare la Fenice. Soldi che per scelta delle istutuzioni locali, furono utilizzati per costruire la rotonda. Anche grazie a quella scelta ora al posto della Fenice abbiamo la bruttacopia del deposito di Paperon De Paperoni e una rotonda il cui scopo è quello di essere la scusa per una bella sbornia collettiva.
ciccio 2013-10-30 10:51:49
negli anni duemila di terremoto ce n'è stato un altro che ha sconvolto le sembianze della città e ancora non va scemando
marianna 2013-10-30 18:06:56
mio padre raccontava di quel terremoto 'aveva 8 anni' lui e la sorellina erano vicino una credenza e, le mele che erano sopra , come usava a quei tempi , caddero una a una sulle loro teste. dopo tanti anni si divertiva a raccontarlo ,ma quel giorno ebbero tanta paura.
gianni 2013-10-30 21:55:30
Condivido i commenti , spine nel cuore per chi ama lanostra citta sveglia cittadini!
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