Tragedia Lampedusa, Amnesty: “proteggere i diritti dei migranti”
Tre cose che l'Italia e l'UE dovrebbero fare. Il presidente della commissione Barroso visita l'isola
In vista della riunione del Consiglio giustizia e affari interni e della visita del presidente della Commissione europea Barroso a Lampedusa, Amnesty International ha chiesto all’Unione europea (Ue) e ai governi degli stati membri di agire in modo determinato per prevenire ulteriori perdite di vite umane nel Mediterraneo e proteggere i diritti umani di migranti e rifugiati.
L’ultimo naufragio sotto la costa di Lampedusa ha messo in evidenza quanto le politiche europee sull’immigrazione abbiano del tutto mancato di porre al loro centro i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. In questi anni, le risorse sono state destinate in misura sempre crescente al controllo della frontiera esterna dell’Ue piuttosto che a proteggere e a salvare vite umane.
L’Ue e i suoi stati membri dovrebbero rivedere il modo in cui affrontano le questioni migratorie e avviare una valutazione circa l’impatto sui diritti umani delle attuali politiche destinate al contrasto dell’immigrazione irregolare. Conflitti, violazioni dei diritti umani, instabilità politica e una profonda ineguaglianza sono i fattori chiave che incoraggiano le persone a migrare o a fuggire da ogni parte del mondo. Le politiche migratorie restrittive, volte a impedire gli ingressi in Europa, non dissuadono le persone ma le obbligano unicamente a seguire rotte più rischiose e a mettersi nelle mani di contrabbandieri e trafficanti.
E’ giunto il momento che l’Ue e i suoi stati membri riconoscano le loro responsabilità. Amnesty International li sollecita ad agire rapidamente, dando seguito alle sue richieste nelle seguenti tre aree:
1.Operazioni in mare coordinate da Frontex
L’Ue sta attualmente discutendo le regole per le operazioni d’intercettazione in mare condotte da Frontex, l’agenzia europea delle frontiere. Queste regole mirano a rafforzare gli obblighi in tema di soccorso e ricerca nelle operazioni coordinate da Frontex e a migliorare le salvaguardie per i migranti e i richiedenti asilo intercettati in mare durante tali operazioni. Gli stati devono rapidamente approvare queste nuove regole, in modo da porre in essere modalità di soccorso efficaci e coordinate a livello dell’Ue e garantire che tali operazioni siano condotte pienamente in linea con le norme e gli standard del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto dei rifugiati, così come degli obblighi di diritto marittimo.
2.Cooperazione con paesi terzi in materia di controllo dell’immigrazione
L’Ue e i paesi europei stanno cooperando con paesi terzi in materia di controllo dell’immigrazione, chiudendo un occhio sulle violazioni dei diritti umani subite in quei paesi da migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Nonostante le prove disponibili a riguardo, l’Ue e stati membri come l’Italia stanno cooperando con la Libia per contrastare i flussi migratori verso l’Europa. Amnesty International ha ripetutamente sollecitato l’Ue e gli stati membri a non cooperare con la Libia in materia d’immigrazione fino a quando questo paese non avrà dimostrato di rispettare i diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, istituendo anche un sistema adeguato per esaminare le richieste d’asilo.
Più in generale, i diritti umani dovrebbero essere il punto di riferimento di ogni forma di cooperazione in materia di controllo dell’immigrazione tra l’Ue e i paesi terzi; tutti gli accordi dovrebbero essere trasparenti, prevedere standard adeguati sulla protezione delle persone e rispettare in pieno i diritti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati.
3.Solidarietà internazionale
Occorre creare vie sicure d’accesso all’Europa, attraverso programmi significativi di reinsediamento, di ammissione umanitaria e di abolizione delle restrizioni ai visti per i rifugiati. L’Ue non sta assumendo la sua giusta parte di responsabilità verso i rifugiati nel mondo.
Il numero dei rifugiati invitati in Europa dev’essere di molto superiore rispetto a quanto prevedono gli attuali, deboli programmi di reinsediamento. Dev’esserci un impegno serio a reinsediare migliaia, e non numeri esigui, di rifugiati.
Infine, il dibattito sulle necessarie modifiche da apportare alle politiche europee in materia d’immigrazione deve essere parte integrante dell’azione dell’Ue di rafforzamento dei diritti umani e dello stato di diritto al suo interno.
Amnesty International ha rivolto tre richieste anche all’Italia:
1.Le autorità italiane devono garantire il trasferimento rapido sulla terraferma delle persone arrivate a Lampedusa e assicurare che tutte le strutture ricettive siano operative e adeguatamente dotate per fornire assistenza ai migranti e ai richiedenti asilo, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili, come le donne e le bambine a rischio, gli anziani e le persone sopravvissute alla violenza e alla tortura. Tutte le persone che raggiungono le coste italiane devono ricevere assistenza in centri aperti.
2.Tutti devono avere accesso a procedure eque ed efficaci d’esame delle richieste d’asilo. Vanno poste in essere garanzie effettive per assicurare che, secondo quanto previsto dal diritto internazionale dei diritti umani e dal diritto dei rifugiati, le persone non siano espulse collettivamente o altrimenti allontanate prima che sia data loro la reale possibilità di contestare, qualora vogliano farlo, la decisione di allontanarle. Occorre abolire la normativa che prevede il reato d’ingresso o permanenza irregolare nel territorio italiano.
3. E’ urgente incrementare l’efficacia delle operazioni di ricerca e soccorso in mare.
In occasione della visita del presidente della Commissione europea Barroso a Lampedusa, Amnesty International Italia, Medici Senza Frontiere, Progetto Melting Pot Europa e Zalab organizzano a Roma (cinema Alcazar, via Cardinale Merry del Val 14, alle ore 11) una proiezione-stampa di ‘Mare chiuso’, il documentario realizzato nel 2012 da Andrea Segre e Stefano Liberti sulla vicenda di un gruppo di rifugiati provenienti da Somalia ed Eritrea (come molte delle vittime dell’ultimo naufragio di Lampedusa) e respinti dall’Italia verso la Libia.
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