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Dallo sfruttamento sessuale all’inclusione sociale e al reinserimento lavorativo

Concluso il percorso per 14 donne vittime della tratta o della prostituzione, grazie al progetto regionale "Work"

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Una prostituta in azione

Quattordici donne, quattordici ex prostitute – vittime di sfruttamento sessuale e di tratta – hanno partecipato ad un percorso di inserimento nel tessuto economico e sociale e otto di loro sono già inserite in aziende. Un risultato incoraggiante anche per altre situazioni di marginalità, grazie al progetto di inclusione sociale che la Regione Marche ha elaborato e di cui martedì 10 settembre sono stati illustrati i risultati in un convegno conclusivo.

Con il progetto ‘Work – Fare – Costruire percorsi d’inclusione socio lavorativa per futuri cittadini’, finanziato con risorse del POR Marche 2007/2013 – ha spiegato l’assessore regionale alla Formazione Lavoro, Marco Luchetti – abbiamo voluto realizzare un modello operativo sperimentale e innovativo di reinserimento sociale, verificando le reali capacità di acquisire competenze da parte delle beneficiarie, competenze che diventano credenziali per un futuro lavorativo e per una rinascita nel mondo “normale”.
Partendo da un contesto sociale difficilissimo (molte delle beneficiarie sono immigrate e tutte vittime di sfruttamento) abbiamo premiato la loro forte volontà di farcela e siamo riusciti a raggiungere ottimi risultati grazie all’attività dell’Associazione On the road, una autorità in materia di reinserimento sociale per le vittime di tratta, sia grazie alla collaborazione di imprese presenti nel territorio che hanno accordato la loro disponibilità per la formazione pratica in azienda
“.

L’Associazione On the road (con sede in Abruzzo e sedi operative nelle Marche) è, infatti, l’organismo attuatore insieme all’Associazione Free Woman (di Ancona) del progetto iniziato nel 2011 e che prevedeva 15 mesi di percorso.
Obiettivo specifico dell’azione è infatti la promozione di una maggiore coscienza, da parte delle beneficiarie, dei loro diritti e delle loro possibilità di autodeterminazione, anche attraverso l’opportunità di ampliare le competenze linguistico – comunicative e le conoscenze culturali utile per il loro processo d’inserimento nel tessuto economico e sociale.

E’ stata quindi offerta la possibilità alle beneficiarie di misurarsi con contesti lavorativi, di intraprendere il difficile percorso di affrontare tempi, ritmi, routine del lavoro, di acquisire dunque la strumentazione attitudinale e comportamentale di base che faciliti l’inserimento nel mondo del lavoro. Il percorso individualizzato prevedeva un’attività formativa di affiancamento e di partecipazione all’attività produttiva con un tutoraggio.

Fondamentale quindi per la riuscita del progetto – ha concluso Luchetti – il ruolo della rete dei soggetti istituzionali e non presenti sul territorio e in grado di creare un forte legame di comunità, per poter esprimere una fattiva programmazione negoziata, partecipata e concordata. Gli attori coinvolti sono stati oltre al Servizio Lavoro della Regione che ha gestito e supervisionato tutte le attività, tutti quei soggetti che più direttamente, pur con differenti competenze, sono stati chiamati a fornire concrete risposte ai problemi e che, quindi, hanno saputo rispondere alle istanze di persone altrimenti discriminate dal mercato del lavoro“.

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