Metti una sera a cena con Scott Henderson
Intervista al 'Guitar Hero' in concerto al Corinaldo Jazz 2013
Tra i lati più belli di questo lavoro c’è sicuramente il privilegio di poter fare incontri un po’ speciali. Può capitare perfino di trovarsi seduto a tavola in un ristorante con qualche eroe della tua adolescenza, di quelli che fino a qualche anno fa guardavi solamente sulle riviste specializzate. Può capitare e infatti è capitato: l’occasione è stata il Corinaldo Jazz 2013. L’ospite d’onore della serata era niente di meno che il grande Scott Henderson.
La chiacchierata avrebbe dovuto svolgersi durante il soundcheck ma un pò a causa dei cambiamenti repentini del meteo, un pò a quelli umorali dell’artista (nb: di rockstar comunque si tratta), l’intervista scala di qualche ora. Arriviamo così all’ora di cena, intorno al tavolo di cui sopra.
Superati abbastanza velocemente i timori reverenziali dovuti al fatto di trovarsi ad un mostro sacro, tra un grissino, una coca cola ed una pezzo di focaccia, Henderson si lascia un po’ andare concedendosi alla chiacchierata che segue.
Quando hai capito che il tuo futuro sarebbe stata la musica, in particolare la chitarra?
Se mi stai chiedendo se c’è stato un momento preciso …. tipo folgorazione divina … non ti saprei dire. La musica è sempre stata parte della mia vita fin dall’infanzia: ho sempre ascoltato un gran quantità di musica … Credo comunque di aver realizzato l’idea di fare il musicista intorno ai 19 anni. Ai tempi del College suonavo in piccoli gruppi, ascoltavo tutto quello che mi capitava ampliando il più possibile i miei orizzonti e la mia curiosità … è così che sono arrivato al Jazz. Tutto ciò è stato parte integrante del mio percorso: una palestra fatta sul campo
Qual è il tuo background musicale: quali erano i tuoi idoli quando eri piccolo?
I ‘primi amori’ sono stati i Deep Purple ed i Led zeppelin, l’hard rock vecchio stampo: … Jimmy Page, Richie Blackmore erano le icone della mia generazione. Poi Jimi Hendrix, Jeff Beck ed una lista lunga così che evito ora di ripeterti.
…e se non fossi stato un chitarrista?… Chi sarebbe diventato Scott Henderson?
(Sorride … ci pensa un po’)… ho solo questa di vita e faccio quello che avrei voluto fare … il musicista … non riesco immaginarmi in altri panni.
Sei considerato uno dei chitarristi più eclettici della storia musicale: come riesci a far convivere insieme rock, jazz, blues..?
La musica in fondo è una sola e anche generi più o meno distanti hanno sfaccettature e anime molto più simili di quello che può sembrare. La cosa forse più particolare della mia carriera è che nonostante io abbia cominciato a suonare blues e rock, i miei primi dischi sono stati jazz, grazie al contratto con i Tribal Tech: un musicista rock/blues ha inciso come primo disco un album jazz.
Sei considerato da blasonate riviste specializzate il chitarrista numero 1 del mondo; un ‘Guitar Hero’… : come ci si sente ad essere considerato una’divinità della musica?
(Sorride anche stavolta)… non lo dico per modestia o per diplomazia ma sono definizioni che inventate voi che scrivete e servono molto più a voi che a noi musicisti. Non mi sento certo ‘un eroe’: sono un chitarrista, un musicista che è riuscito a fare diverse cose alcune buone … tutto qua
Quando ti vuoi rilassare che musica ascolti? Chi sono oggi i tuoi colleghi preferiti?
La domanda giusta è: quando mi rilasso?Comunque, nonostante il tempo che a volte scarseggia.. l’ascolto è una parte fondamentale di ogni musicista … dovendo fare un nome ti dico Weather Report, per tutto quello che hanno rappresentato nella mia carriera.
Hai suonato con mostri sacri scrivendo pagine leggendarie di musica: c’è qualche progetto che avresti voluto fare e non sei riuscito a realizzare?
…. mah, penso di no: sono soddisfatto e penso di essere riuscito a fare fino ad ora tutto quello che avrei voluto fare … sono un musicista ed un uomo contento.
Le tue performance live sono ancora cariche di entusiasmo ed energia: dopo tanti anni di carriera,ogni volta come se fosse la prima volta che sali sul palco: qual è il tuo segreto della tua longevità ?
Nessun segreto: sono un professionista; ho la fortuna di fare quello che avrei voluto sempre fare nella vita e quindi non posso che cercare di dare sempre del mio meglio quando salgo sul palco. Il merito di tante performance vanno equamente suddivisi con le band ed i musicisti che mi accompagnano: un buon concerto è il frutto del feeling e dello sforzo di tutti … anche quelli che non sono sul palco. Comunque fare sempre del mio meglio non sempre basta: siamo umani … ci sono giorni migliori, altri peggiori … speriamo che stasera sia uno di quelli buoni.
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