A Senigallia in scena il Giuseppe Verdi più nascosto: L’INTERVISTA
Roberta Biagiarelli ci introduce nel suo spettacolo, che contribuisce a scoprire l'uomo dietro il genio
Giuseppe Verdi è stato un grande compositore, e questo lo sanno tutti. Fu un sostenitore dei moti risorgimentali, e ancora oggi l’immaginario collettivo lo vede come uno dei simboli dell’unificazione nazionale e della rivolta allo straniero.
Ed anche questa, non è – in fondo – una novità.
Giuseppe Verdi fu però anche un agricoltore, attento e meticoloso amministratore dei suoi terreni agricoli, ma anche uomo sensibile allo sviluppo di un’economia sostenibile – tema più che mai attuale – forse perché, come tanti altri geni, sapeva cogliere con il pericolo di un distacco dalla terra: terra dei campi, ma – ancor più – terra d’origine, radici.
Questo aspetto è di certo assai meno noto. E lo era – fino a poco tempo fa – anche per Roberta Biagiarelli, autrice e attrice marchigiana che con la collaborazione di Sandro Fabiani ha realizzato lo spettacolo teatrale “L’Altra Opera, Giuseppe Verdi agricoltore“.
La messa in scena è prevista anche a Senigallia (Museo della Mezzadria “Sergio Anselmi”), venerdì 16 agosto, alle ore 21.15, nell’ambito della rassegna “Uomini e Paesaggi”: un tributo a Verdi nel bicentenario della nascita (10 ottobre 1813-2013), ma non soltanto.
Lo spettacolo teatrale – ad ingresso libero – racconta un lato inedito, eppure importante, del Maestro e dell’uomo, quello della sua attività di imprenditore agricolo. Un viaggio tra personaggi e luoghi verdiani, nel quale Roberta Biagiarelli ci introduce già da ora.
Nel suo curriculum ci sono opere dall’importante valore civile come gli spettacoli “Chernobyl”, “Canto per Falluja” e il film documentario “Souvenir Srebrenica”: cosa l’ha spinta ad occuparsi del “lato nascosto” di Giuseppe Verdi?
“Ritengo che gli autori e gli attori teatrali debbano sapersi muovere in direzioni diverse, occupandosi talvolta anche di argomenti più leggeri, ma non meno affascinanti. La figura del Verdi agricoltore è senz’altro uno di questi“.
C’è una passione particolare per il grande artista dietro questo lavoro?
“No, ed il lato curioso è proprio questo. Conoscevo e apprezzavo Verdi, ovviamente, ma non in maniera particolare. Anzi, l’aspetto del Verdi agricoltore, per me era completamente ignoto. Il progetto è nato circa un anno fa grazie a un incontro coi ragazzi di Terre Treverse, associazione culturale che mette in rete alcune aziende agricole del parmense e del piacentino, le terre di Giuseppe Verdi“.
Come si è svolto il lavoro?
“Vi è stata una lenta ma progressiva scoperta di un lato per me sconosciuto del musicista. Ho studiato lettere, appunti, ho visitato i luoghi, in particolare quelli della Villa di Sant’Agata, nei pressi di Fiorenzuola (Piacenza). Sono quelle le terre amate e vissute dall’uomo Verdi, anche se altri centri, come Busseto – dove l’artista nacque – sono stati più abili nel corso del tempo a rivendicare la paternità del compositore“.
Che Verdi emerge dalle testimonianze rintracciate e di conseguenza dallo spettacolo che proporrà?
“Un vero proprietario terriero: un uomo geloso custode dei propri campi e dei propri animali, un imprenditore attento, dalla grande competenza. La sua non sembra essere soltanto una passione, ma un vero mestiere: commissiona lavori, segue personalmente i piani di irrigazione, le macchine per realizzarli e la cura del bestiame. Diciamolo, sembra più interessato alla terra che alla musica anche se è lacelebrità fornitagli da quest’ultima che gli permette di vivere senza difficoltà economiche. A tratti, la sua meticolosità sembra sfociare nell’avarizia ma benché sia senz’altro un amministratore autoritario, è anche capace di gesti di grande generosità. Investe in opere benefiche i suoi guadagni senza mai perdere di vista la terra. E’ significativo il suo impegno per la creazione di borse di studio rivolte a giovani: ci aspetteremmo giovani musicisti, invece le borse furono pensate per giovani agronomi. Un’altra prova del legame strettissimo tra Verdi e il mondo contadino“.
Terra intesa come campi da coltivare, ma terra che dunque è anche da intendere come radici, per questo da difendere…
“Senz’altro. Verdi è un uomo famoso, il musicista che tutti conoscono, abituato a frequentare le grandi città europee. Ma è anche persona dalle tante sfaccettature, sensibile “alle sue abitudini solitarie e contadine. Dove sono solito vivere, nulla mi può distrarre. Mi ritempravo uscendo solo, per le mie terre, ed occupandomi col massimo piacere di agricoltura”. Un artista che era abituato a viaggiare, ma che nel farlo lasciava trasparire la nostalgia per i propri luoghi, per la vita semplice di tutti i giorni. Forse perché – come tanti altri geni – sapeva essere “globale” anche senza spostarsi dal “locale”, riuscendo allo stesso tempo a mantenere solido il legame con la propria terra anche quando la sua arte lo portava lontanissimo da essa“.
Saluti.
Sandro Fabiani.
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