Furti a Senigallia e nell’entroterra, fermati tre uomini
I Carabinieri bloccano tre serbi: sarebbero i componenti della "Banda dell'Audi A 4 nera"
I Carabinieri della Stazione di Marzocca, coadiuvati dai colleghi di Senigallia, hanno fermato nel pomeriggio di giovedì 8 agosto tre uomini di nazionalità serba, tutti senza fissa dimora sul territorio nazionale.
Si tratta di Kevin Mijalovic, classe 1987, Miodrag Savic (1980) e Slobodan Vasic (1986): provengono dal campo nomade di Ponticelli, quartiere di Napoli.
I tre – sospettati di essere i componenti della “Banda dell’Audi A4 nera” – sono stati posti in stato di fermo in quanto indiziati per i reati di ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi alterate e grimaldelli; ravvisato inoltre dai Carabinieri, il “concreto pericolo di fuga“.
I tre cittadini serbi si trovano ora nel carcere di Montacuto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria inquirente.
I fatti: alle 8 di giovedì 8 agosto, i militari localizzavano, lungo la Statale Adriatica 282, l’Audi A 4 di colore nero, già segnalata più volte come quella in uso ad una banda dedita ai furti in abitazione.
Inseguiti dai Carabinieri, gli uomini venivano bloccati: individuati, i tre serbi risultavano avere tutti numerosi “alias”, e precedenti penali, in particolare per reati contro il patrimonio.
Nell’auto sarebbero inoltre stati rinvenuti attrezzi atti allo scasso e beni (due candelabri, un orologio da tavolo, tre putti) di cui i tre non avrebbero saputo esprimere la provenienza.
Ad una successiva analisi condotta assieme ai colleghi di Jesi, i beni recuperati risultavano essere il bottino di un furto compiuto mercoledì 7 agosto a Jesi, in una abitazione privata.
Gli oggetti venivano riconosciuti dal proprietario, al quale sono stati restituiti; i fermati sono sospettati dai militari pure per alcuni furti compiuti nel senigalliese.
I Carabinieri hanno anche sequestrato l’Audi di color nero, perché sprovvista di copertura assicurativa.
La riforma che dovrebbe essere fatta è quella che, ai delinquenti abituali, cioè a quelle persone che vivono dei proventi del crimine costantemente, dovrebbero essere inflitte pene molto più gravi senza applicazione di nessun beneficio di legge. Questi crimini sono quelli che più terrorizzano e condizionano la vita della gente. Adesso ci dica, sig Manoni, come al suo solito che, e' la società che li spinge, che, non riusciamo a creare situazioni di accoglienza idonee e via con la pletora del benpensante.
Non penso, altrimenti dimostrerebbe più sensibilità non solo verso gli autori di reati.
Non si sforzi nel cercare di offendermi, non ne è all'altezza.
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