Mostra “Sotto un’altra luce” a Senigallia, un lungo itinerario artistico
Il dettaglio di quello che si potrà osservare nell'evento culturale dell'estate
Due sedi espositive, la Rocca Roveresca e la Pinacoteca Diocesana, più di 30 opere tra dipinti, sculture e arredi sacri provenienti da 10 comuni della Diocesi di Senigallia che testimoniano della ricca storia di un territorio dal XIII al XVIII secolo.
Sono queste alcuni numeri dell’evento culturale dell’estate 2013: “Sotto un’altra luce. Antologia di opere restaurate dal territorio”, la grande mostra che s’inaugura sabato 3 agosto alle ore 17.30 nel Cortile della Rocca Roveresca e che resterà aperta fino al 13 ottobre 2013.
La mostra è organizzata dal Comune di Senigallia, Diocesi e Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche. La mostra ed il catalogo sono curati da Claudia Caldari della Soprintendenza di Urbino. Sponsor dell’evento Fiorini Looks Beyond.
Questa mostra allestita nei locali della Rocca Roveresca e della Pinacoteca Diocesana espone veri e propri capolavori provenienti dal territorio della Diocesi di Senigallia che impreziosiscono chiese e palazzi, raccolte comunali ed ecclesiastiche: attestati di un passato illustre e di un legame indissolubile tra spiritualità, armonia e senso estetico.
Un itinerario artistico che racconta percorsi di fede e di cultura perfettamente intessuti, offrendo un’antologia esemplare che prende avvio dal fonte battesimale romanico, per proseguire con affreschi e sculture quattrocentesche, pale d’altare dell’ultimo manierismo, fino alle enfatiche esaltazioni barocche: testimonianze tutte di una cultura artistica e di una committenza che si svilupparono in questa porzione della Marca anconetana in un ampio arco temporale.
Frutto di precise scelte devozionali ed estetiche, il patrimonio selezionato per la mostra rispecchia precisi ambiti culturali e segna momenti chiave nel percorso dei maggiori interpreti della cultura pittorica, scultorea, ebanistica e decorativa: Signorelli, Bellini, Baglione, Ridolfi, Anastasi, Benefial, ma anche Donnino da Urbino, Leonardo Scaglia, Mattia Venturesi ed altri ancora.
Sono opere che punteggiano di luce il comprensorio della diocesi che le conserva: la luce dell’euritmia creativa e del loro valore intrinseco; la luce del restauro, che gli è stata restituita dopo interventi mirati e altamente filologici; la luce dei riflettori che si accendono. Una “luce diversa” quindi da quella della loro cornice abituale.
La mostra sarà visitabile alla Rocca Roveresca tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore 19.30 e dal 1 al 12 agosto dalle ore 8.30 alle 24.00; alla Pinacoteca Diocesana il sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30, domenica e mercoledì dalle ore 21.00 alle ore 24.00.
La mostra “Sotto un’altra luce: antologia di opere restaurate dal territorio” si avvale della collaborazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche, i Comuni di Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Mondolfo, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Serra de’ Conti. Inoltre è patrocinata da Consiglio Regionale, Regione Marche, Provincia di Ancona. Allestimenti curati da 3D Group.
Arte figurativa devozionale
Specchio di pietà e spiritualità, la produzione devozionale è la risposta a una realtà collettiva di cui descrive caratteri e affetti, dedizione e misticismo, innervati sull’ingenuo sentimento religioso di una tenera deferenza popolare.
Sul piano dei contenuti e delle scelte tematiche le arti figurative diventano strumento di “propaganda della fede”, scandendo il percorso di dipinti a arredi così capillarmente diffusi sul territorio. Messaggi agiografici e liturgici non facilmente separabili da quelli stilistici, carichi di volontà iconografiche, assumono il compito di un preciso compendio di simboli, in un susseguirsi di opere che condensano le più pure rappresentazioni degli eventi cristiani.
“Il battesimo di Cristo” è opera di uno dei più grandi protagonisti della pittura italiana di secondo Quattrocento, Luca Signorelli, la cui arte inquieta e per nulla accademica giustifica l’apprezzamento “Luca de ingegno; et spirto pelegrino” indirizzato al cortonese dall’eclettico artista urbinate Giovanni Santi.
Nell’ultima assidua stagione creativa marchigiana dell’autore tardo-quattrocentesco, collegata probabilmente con la committenza roveresca , si colloca la pala di Arcevia con il Battesimo di Cristo del 1508 per la Confraternita del Crocifisso annessa all’oratorio di San Gianne, incorporato nella collegiata di San Medardo, una delle committenze più rilevanti nella fitta rete di relazioni non solo culturali ma anche economiche, commerciali e religiose intessute dalla città fin dall’incipiente Cinquecento, punto di incontro di grandi personalità pittoriche e di geniali plasticatori come i Della Robbia.
Il documento di allogazione, che impegnava Signorelli a eseguire le tre figure principali e ad affidare le restanti parti alla bottega comprova – come hanno dimostrato l’intervento di restauro e le indagini diagnostiche condotte – un’operazione di completamento più che di realizzazione ex novo della tavola, che si sovrappone alla precedente esecuzione, probabilmente fatta da Corrado Teutonico, della cornice lignea.
Palazzetto Baviera: mobili
Nel fervore di iniziative intraprese nel corso del Settecento si attua una frenetica opera di ricostruzione che interessa non solo le principali chiese ma anche i palazzi nobiliari, con committenze che danno avvio a nuove pitture, suppellettili lignee e apparati decorativi tardo-barocchi e rococò di grande suggestione. Eleganza e raffinatezza, frutto di precise scelte artistiche, sono alla base del mobilio conservato nel Palazzetto Baviera a Senigallia, costituente l’arredo della signorile dimora rinascimentale dell’insigne famiglia, originaria dell’omonima regione tedesca, che assume, già dal 1474 con Giovanni Giacomo, zio di Giovanni Della Rovere, un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e culturali della città.
I pregevoli manufatti lignei che ne ornano le stanze, costituiti da cassettoni, stipi, cassapanche, secrétaires, tavolini, seggiole ecc., di piacevole fantasia creativa e realizzativa, sono opere riconducibili ad artigianato marchigiano, per lo più realizzate tra il XVIII secolo e il seguente.
Sculture
Evidente è la funzione pedagogica che nella Chiesa svolgono i simulacri sacri, incarnazione di un’agiografia e di un’iconografia sintesi di devozione e partecipazione popolare, ma anche di espressione artistica ed estetica. Usate a scopo processionale o esposte negli altari degli edifici religiosi, le statue sono oggetti di uso devozionale cui i fedeli rivolgono le proprie preghiere pervase da sentimenti di sincera e partecipata venerazione. Madonne e santi in legno e terracotta, esposti in mostra, coprono un vasto arco temporale che va dal tardo Quattrocento alla metà del XVII secolo. Opere dalla sintassi iconografica organica, cariche di preziosismi e colori, di intrinseco fascino e caratterizzazione esecutiva. Sculture che si caratterizzano per compostezza e seduzione, che si arricchiscono di molteplici particolarità decorative e descrittive recuperate in occasione dei restauri e cariche di lirismo e di struggenti significati.
Arredi Sacri
Dal ricco patrimonio d’arte e di liturgia afferente legato alla diocesi senigalliese emergono le motivazioni storiografiche, religiose e culturali che si riflettono nelle variazioni figurative di immagini e manufatti sacri, rendendone comprensibile il significato liturgico e artistico. E’ peculiare del patrimonio ecclesiastico, in particolar modo della vastissima sere di arredi sacri, la compresenza di funzioni liturgico-devozionali – primaria motivazione del patrimonio stesso – e di valore storico ed estetico. La suppellettile, per copiose testimonianze collegate allo svolgimento del rito, rappresenta la significativa documentazione di una vita comunitaria basata su una prassi liturgica le cui istanze vanno ben oltre la sola finalità estetica. Casi esemplari sono rappresentati dalla croce astile d’argento, conservata nella Raccolta museale di San Medardo ad Arcevia, documentata opera del perugino Cesarino Rosetti che l’avrebbe realizzata tra il 1524 e il 1526 e da quella processionale, del 1615, in lamina d’argento sbalzato e cesellato di probabile manifattura pavese, appartenente alla civica raccolta d’arte di Corinaldo.
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