Tagli, licenziamenti e privatizzazioni: il piatto che scotta delle mense di Senigallia
Arvultùra e Precari United contro le politiche intraprese dall'Amministrazione: "Si può costruire un'alternativa"
La “questione mense” dà la cifra di come l’Amministrazione Comunale intenda la partecipazione cittadina e la difesa dei servizi pubblici a Senigallia. Soprattutto, ci mostra la distanza abissale tra le parole – quelle pronunciate dal Sindaco al San Rocco – e i fatti. Purtroppo però, ci mostra anche un’altra cosa, l’enorme difficoltà dei soggetti colpiti – lavoratori e genitori – di reagire, coalizzandosi tra loro e con i cittadini a loro solidali, per impedire tagli, licenziamenti e privatizzazioni.
Lo ripetiamo: tagli, licenziamenti e privatizzazioni, perché è esattamente di questo che stiamo parlando. Tagli ad un servizio pubblico, cioè di tutti coloro che hanno o avranno dei bambini da mandare a scuola, che comporta il peggioramento della qualità del cibo per chi ne usufruisce e il peggioramento della qualità del lavoro per chi lo produce. Licenziamenti, perché ai dipendenti comunali precari dopo sei anni non sarà rinnovato il contratto. Privatizzazioni, perché il cedimento alla CIMAS di macchinari e lavoratori pubblici non è che il primo passo per un’esternalizzazione del servizio, cioè per una privatizzazione.
La necessità di chiudere il bilancio strozzato dal patto di stabilità, ha portato l’Amministrazione ad effettuare dei tagli orizzontali all’interno degli assessorati, compreso quello alla cultura che gestisce il servizio mense. La mannaia del taglio da 120.000 euro da Marzo 2013 ha individuato inizialmente come obiettivo le merendine dei bambini e la fornitura di cibo biologico. Nonostante le resistenze ed il dissenso a questa decisione si siano rese pubbliche da subito, il taglio delle merende, durante una goffa e ridicola sessione del Consiglio Comunale del 4 Aprile, è stato approvato da tutta la maggioranza, Città Futura compresa. Il secondo passaggio, della strategia di “razionalizzazione”, come amano definirla i politici, è stato quello della trasformazione del modello industriale del servizio mense. Così dalle 1200 famiglie interessate dalle mense, almeno in apparenza, il costo è stato spostato su 16 lavoratori e lavoratrici.
La storia dei punti cottura è lunga e in molti in queste settimane l’hanno ricordata, ma vale la pena sottolineare l’assenza completa di pianificazione economica che si è avuta dal 1998 ad oggi, soprattutto dal 2011 ai tagli attuali, in quanto solo tre anni fa il Comune ha riorganizzato per l’ennesima volta il servizio mense spendendoci soldi pubblici, ed ora dismette il tutto, cedendo macchinari e lavoratori ad una ditta privata. Un ottimo esempio di come si socializzano le perdite e si privatizzano i profitti.
Per l’ennesima volta, quando l’Amministrazione Comunale si è trovata di fronte alla necessità di riorganizzare un servizio attraverso dei tagli, l’ha fatto senza aprire una discussione in città, in primis con i soggetti interessati. L’assenza di confronto ha portato alla scelta peggiore, mentre, invece, dalla cittadinanza sono emerse proposte alternative degne di essere ascoltate. Infatti, nell’incontro organizzato dal Comitato Genitori della Scuola dell’Infanzia insieme all’Associazione La Fonte si è discusso a lungo, anche con referenti istituzionali non certo dell’aria antagonista (!), di alternative fondate su piccoli poli di cottura autonomi forniti dai produttori bio e a Km0 locali, capaci di mantenere un livello qualitativo alto, eliminare lo spreco e il veicolato, e di valorizzare il territorio sia in termini produttivi che occupazionali.
Il Comune di Senigallia, guidato dal dirigente Maurizio Mandolini, vero regista dell’operazione, aveva invece già deciso da tempo di puntare sul modello dell’esternalizzazione del servizio a favore di un soggetto unico, la CIMAS Srl diretta da Denis Sansuini. E’ legittimo chiedersi se questo modello di gestione imprenditoriale del servizio pubblico non debba essere messo mai in discussione. Inoltre quali sono le condizioni di lavoro dei dipendenti CIMAS? Quali sono gli utili dell’azienda ricavati dalla gestione del servizio di Senigallia? Perché si continua ad imporre il modello della privatizzazione senza discutere altre alternative sul territorio?
Partecipare per noi, vuol dire decidere e non subire decisioni altrui. Il bilancio partecipativo che andremo a costruire e a promuovere, mira esattamente ad impedire che l’Amministrazione possa favorire gli interessi privati a scapito di quelli della collettività. Non solo, mira anche a coalizzare tutti coloro che subiscono i tagli, sottraendoli dalla solitudine e dall’impotenza di ogni singola vertenza, per costruire un percorso di lotta comune contro la riduzione degli enti pubblici ad esecutori di politiche di macelleria sociale. Ricordiamo, infine, al Sindaco Mangialardi, l’impegno formale che si è preso il 6 giugno, cioè di verificare in Consiglio Comunale la disponibilità delle forze politiche cittadine nel dargli un mandato formale per farsi promotore tra i sindaci marchigiani di una coalizione di Comuni che si ponga l’obiettivo di destrutturare i vincoli del patto di stabilità.
Parole, rassicurazioni, aperture e disponibilità sono presupposti necessari, ma non sufficienti. Se qualcuno in maggioranza o fuori, ha pensato che ci fossimo accontentati delle prime, beh, si sbaglia di grosso.
Ad altre improbabili sigle e personaggi dell’opposizione politicante di destra che cercano di strumentalizzare per la propria bottega un bisogno sociale suggeriamo caldamente di togliere le mani dal piatto che scotta!
da Spazio Autogestito Arvultùra e Precari United
Questo si chiama disperazione ricordatevelo!
Una casta politica intera a casa deve andare
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