Piazza Garibaldi dopo il restyling: come potrebbe e come dovrebbe essere
Italia Nostra critica: intervento parziale e non adatto al contesto. "Senza risorse perché non rinviarlo?"
Piazza Garibaldi torna al centro del dibattito cittadino, grazie all’associazione Italia Nostra che rileva delle criticità rispetto al progetto presentato dall’amministrazione comunale e che molti cittadini nemmeno conoscono. L’ente di tutela del patrimonio storico artistico e naturale, coordinato da Virginio Villani, critica soprattutto l’idea di un intervento fuori dal contesto storico e architettonico di ciò che circonda la piazza e la divisione in due momenti operativi, a causa dei tempi non felici, di cui per il momento si è in grado di realizzare solo il primo.
Saranno infatti due le fasi operative: nella prima – già oggetto di finanziamento regionale e ministeriale in quanto inserita nel progetto “Orti del vescovo”, finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Edilizia Abitativa – vi sarà compresa la riqualificazione dell’intera piazza con la sistemazione dei relativi sottoservizi e la resa architettonica della parte centrale che collegherà la chiesa del Duomo (fungendo da “nuovo” e più ampio sagrato) con l’auditorium San Rocco (quasi un foyer). Il resto della piazza verrebbe in questo momento lasciato adibito a parcheggio.
Nella seconda fase del progetto redatto per il Comune di Senigallia dall’arch. Fabio Mariano, ancora in attesa di finanziamenti, si passerebbe alla realizzazione – una volta individuati parcheggi in struttura a servizio del centro storico (si veda via Cellini) – di un giardino ai lati dello spazio centrale in cui sorgerà una fontana.
Di seguito vi proponiamo l’intervento integrale di Italia Nostra.
“La piazza di una città è lo spazio urbano di maggiore valenza collettiva e sociale. Piazza Garibaldi a Senigallia, da sempre Piazza del Duomo, non si differenzia dalle altre, anche se non ha mai assunto la stessa funzione aggregativa della centrale piazza Roma o della più recente piazza del Duca.
Il suo ruolo più marginale deriva dal fatto che dopo l’incompiuto ampliamento settecentesco il quartiere è rimasto a bassa densità insediativa per la presenza di residenze signorili e di molti edifici religiosi: anche i numerosi e precari tentativi di sistemazione succedutisi nel tempo dimostrano la sua incompiutezza. La bella foto che accludiamo (QUI a lato) è comunque un’immagine efficace dell’aspetto che potrebbe presentare una volta liberata dagli alberi e dai cordoli in pietra.
Ciononostante è stata sempre percepita come piazza pubblica, ospitando le manifestazioni più svariate, dalle cerimonie religiose a quelle civili, dalle gare equestri nell’Ottocento alle parate della cavalleria nel primo Novecento, dagli esercizi ginnici della gioventù fascista agli spettacoli in tempi più recenti e così via.
Oggi vi si tiene il mercato settimanale, è un luogo di sosta e incontro in occasione di riti e cerimonie religiose, vi si sono svolte nel passato recente (ma niente lo vieta anche in futuro) manifestazioni pubbliche; purtroppo è anche un parcheggio, il che impedisce altri usi più consoni. Perciò è legittimo chiedere e pretendere che continui a svolgere le funzioni proprie di una piazza, magari potenziandole, anche perché è l’unico spazio in grado di contenere celebrazioni e manifestazioni ad ampia partecipazione e il più idoneo per il mercato cittadino.
Quindi non serve una piazza da ammirare, ma piuttosto uno spazio articolato che solleciti la molteplicità delle relazioni sociali. Perciò siamo contrari a progetti ispirati ad un banale concetto di abbellimento, estraneo ad ogni seria operazione di restauro e riqualificazione del centro storico, e anche a soluzioni troppo elaborate.
Serve piuttosto restituire alla piazza funzionalità e identità e un’immagine coerente con il contesto urbano e architettonico settecentesco, coscienti tuttavia che la piena fruibilità e animazione di questo spazio restano legate alla densità abitativa e alla frequentazione di tutto il quartiere: cosa che avverrà solo quando andrà in porto il progetto di recupero a fini residenziali degli “Orti del vescovo” e dell’area delle caserme .
Il progetto proposto dall’amministrazione comunale invece, noto a pochi in verità e mai fatto oggetto di un confronto allargato, non sembra tener conto di queste considerazioni e appare incongruo con il contesto architettonico e urbanistico e con le funzioni di una piazza storica, disattendendo nella sostanza anche le indicazioni del piano del centro storico. Propone infatti una specie di parco urbano o “giardino all’Italiana” con prati, siepi, qualche albero e l’immancabile fontana con zampilli, un’idea del tutto inedita per la scenografia urbana di una piazza settecentesca e che non trova riscontro in nessuna piazza coeva italiana, essendo propria degli spazi interni delle ville gentilizie o delle regge principesche. Inoltre e soprattutto appare in aperta contraddizione col concetto stesso di piazza, che implica uno spazio interamente fruibile e calpestabile, mentre non può esserlo un prato.
Il progetto completo originario però non si realizzerà per evitare l’eliminazione totale del parcheggio, e allora si è ripiegato su una sua realizzazione parziale, intervenendo solo sulla fascia centrale, dove si prevede una piazzetta sopraelevata a formare un dosso fra il duomo e S. Rocco, pavimentata con gli immancabili costosi disegni circolari, bordata ai lati di siepi e alberi e con al centro una fontana a zampilli. Il resto dello spazio (più di due terzi) sarebbe pavimentato con asfalto drenante pigmentato e destinato alle auto.
Ma se l’idea progettuale nel suo insieme appare incongrua, non lo è di meno una sua realizzazione parziale, che renderebbe ugualmente impossibile la piena utilizzazione dello spazio e verrebbe a spezzarne l’unità architettonica, ostacolandone la percezione come un tutt’uno coerente, mentre l’interposizione del verde impedirebbe la piena visibilità degli edifici posti alle estremità (la ex filanda e l’ex Collegio Pio).
Infine non si capisce il senso di una fontana moderna con zampilli davanti la facciata del duomo, né il senso di un asse di collegamento diagonale fra il Duomo e S. Rocco (due realtà del tutto estranee) che finirebbe per marginalizzare il collegamento con tutti gli altri edifici. Si parla “sagrato” quadruplicato davanti il duomo e di “foyer” davanti S. Rocco. Ma una piazza è già tutte queste cose insieme senza dover ricorrere ad artifici. Poi perché enfatizzare la tematica del sagrato? Perché l’invenzione di un asse che non è mai esistito e che privilegia due soli edifici in una piazza architettonicamente policentrica per la pari rilevanza delle facciate di molti altri edifici. Un asse oltretutto diagonale che interferisce con l’impianto ortogonale dello spazio. Altro elemento invasivo sono i quattro alti pali (immancabilmente neri) dell’illuminazione al centro della piazza, più adatti per uno stadio che una piazza storica, quando esistono soluzioni meno invasive.
Concludiamo proponendo che la piazza conservi il suo aspetto tradizionale, ispirando ogni intervento di arredo alle coeve piazze settecentesche della regione e di quelle limitrofe (vedi Emilia Romagna), e ciò in perfetta coerenza con i principi ispiratori del piano del centro storico.
Che recuperi la sua unità spaziale, eliminando il dislivello che ora separa l’area a parcheggio dalle strade.
Che venga ripristinata la visibilità della scenografia delle facciate eliminando i filari di lecci.
Che la pavimentazione venga eseguita con lastre di arenaria locale o nazionale (molto più solida di quella di importazione) e con il sussidio di calcare bianco per sottolineare la geometricità degli spazi. Nel contempo non va esclusa la presenza di qualche piccola isola di verde con alberi e panchine nei punti in cui non disturbi la visibilità in modo da rendere più fruibile lo spazio.
Questa soluzione permetterebbe la conservazione del mercato settimanale assolutamente irrinunciabile e lascerebbe aperta ogni soluzione presente e futura per la questione del traffico e del parcheggio, che potrà essere affrontata quando si prospetteranno soluzioni alternative.
Infine una conclusione di buon senso: se non vi sono le risorse sufficienti, perché non rinviare il tutto a tempi migliori?”
Un altro progetto su Senigallia con in primo piano la scomparsa delle specie arboree presenti.
Francamente credo che ci sia un progetto per l' eleiminazione fisica di ogni albero presente nel nucleo urbano di Senigallia.
In ogni edificazione e/o ristrutturazione ne scompaiono alcuni.
Ma non vi siete accorti ch a forza di "spelacchiare" la città e praticamente spoglia? (e non bastono 4 "coccie" fornite da un pur meritevole sponsor per rendersi "verdi"....
Inoltre, ulteriore taglio ai posti auto al servizio della città.
(già, c'è in costruzione il parcheggio in struttura al seminario e il progetto di parcheggio sotterraneo accanto al ex GIL che devono essere favoriti.
Tanto se deve essere esonerata la prima casa
A pagare saranno.i piccoli proprietari di
Seconda casa che hanno pensato bene
Di investire nel mattone a senigallia
Tanto poi essendo non residenti
Nemmeno votano.
Non si possono liquidare i commenti che contengono pareri negativi dicendo che i cambiamenti portano sempre con sé delle critiche: se sono giuste vanno considerate! Non ho più fiducia ne' voce ormai, nemmeno per obiettare che il parcheggio in struttura di via Cellini non è ne' sarà mai a servizio del centro storico. Se non vi siete accorti che i negozianti che ogni mattiva vanno ad aprire le loro attività camminano, si, ma sono già morti dentro... buttate pure giù tutti gli alberi che vi pare, tanto... sono tutti malati!
1° Chiaro lo scopo di chiudere un parcheggio con la scusa dell'abbellimento della città e pura fantascienza pensare che il parcheggio di via Cellini possa essere un parcheggio a favore della città.
2° Credo che alcune critiche costruttive sollevate da persone competenti, sia all'estetica che alla procedura di assegnazione del progetto dell'opera, siano condivisibili visti i precedenti.
3° Giusto ridurre l'inquinamento, avere un'area pedonale, incentivare le piste ciclabili, ma alcuni tratti di strade come Viale Anita Garibaldi, dovrebbero avere la precedenza: li il SUV servirebbe davvero, e quindi certi commenti esprimono la mediocrità di alcuni, non risolvono i problemi e danno soluzioni assurde.
4° Ci vorrebbe molto poco, o forse davvero un psicologo per capire certe scelte, visto che pochi nell'amministrazione comunale sembrano non vedere i problemi reali o fanno finta di non vederli: non esiste dialogo e questa non è democrazia.
Invece un GRAZIE particolare ad ANTONELLA.
Si, saranno più importante buone strade. Ma, un raddobbo non è sufficiente, perchè tutte le starde sono quasi alla fine. Via Cellini p. es., oggi le ho fatto - incredibile, wum, wum... Non solo una vergogna, le strade sono senz' altro intransitabile.
Anche "nuove" strade sono solo un lavoraggio - purtroppo!!
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