Continua l’avventura di Zelig ad Arles, con presentazione di materiali fotografici prodotti da Zelig nei laboratori di Senigallia, con attenzione particolarmente a ritratto e autoritratto.

Ma anche con presentazione di alcuni portfolio come quello sulla fotografia umanitaria di Giorgio Pegoli, presentato da Katiuscia Biondi e quello sul fotoreportage alla Biennale di Venezia di Alberto Polonara, che ha appuntato la sua attenzione su Marc Quinn, un artista di fama internazionale, che mette in discussione i codici della natura attraverso l’utilizzo di materiali che non accettano compromessi.

Ghiaccio, sangue, marmo, sterco, vetro e piombo: attraverso l’utilizzo di tali materiali le opere di Quinn esplorano vita, morte, sessualità e religione in modo poetico e allo stesso tempo provocatorio. Con ciò Quinn ha voluto trasformare l’atto del semplice osservare, forzando lo spettatore a mettere in discussione quanto lo circonda, spingendolo verso l’ignoto, per favorire la riscoperta.

Alberto Polonara è nato nel 1950, si dedica, a fasi alterne, alla fotografia da alcuni decenni e negli ultimi anni, anche grazie allo sprone degli amici fotografi e dall’ambiente frequentato, si è dedicato alla fotografia in modo più impegnativo. “Il mio intento – sostiene – è di descrivere con la fotografia i miei sogni, cosa che normalmente non riesco a fare nemmeno con le parole“. Collabora ai corsi di fotogiornalismo base ed avanzato, in qualità di docente. Ha partecipato alle riprese fotografiche degli eventi culturali delle Marche. Accreditato come fotografo alla Biennale di Venezia dal 2011.

Ha realizzato assieme ad Anna Mencaroni la sequenza fotografica, che documenta l’invasione simbolica del padiglione cinese alla Biennale a favore della liberazione dell’artista dissidente Ai Weiwei ed anche il filmato a favore della petizione sulla liberazione di Ai Weiwei (proiettato a Roma con il patrocinio dell’osservatorio della fotografia del Lazio). Ha realizzato per il Musinf di Senigallia il sistema di presentazione e consultazione su touch screen dell’archivio fotografico di Giacomelli e Cavalli. Una sua fotografia è stata esposta al Museo MACRO di Roma.