Associazione di Storia Contemporanea, incontro con Stefano Aloe
Il gruppo di storici si è confrontato con lo slavista dell'Università di Verona
Nel corso della settimana di lavoro associativo e di confronto con studiosi di altri istituti di ricerca/università, l’Associazione di Storia Contemporanea ha incontrato mercoledì 26 giugno a Pejo (Trentino), lo slavista Stefano Aloe, insegnante di lingua e letteratura russa presso l’Università di Verona, attento osservatore del mondo slavo e dei suoi rapporti (linguistici, storici, culturali) con quello occidentale.
Aloe – che sta per pubblicare un volume monografico sul grande romanziere Fedor Dostoevskij – era già entrato in contatto con l’Associazione nel corso del convegno “Viaggi e viaggiatori nell’Ottocento”, svoltosi nel settembre 2012 a Senigallia.
Nel corso dell’incontro di Pejo, Aloe ha dialogato con i membri dell’Associazione di Storia Contemporanea presenti, confrontandosi sulla sua esperienza di studioso.
In particolare, egli si è soffermato su alcuni aspetti centrali, ancor più dopo il crollo dei regimi comunisti e il disfacimento dell’ex Unione Sovietica e dell’ex Jugoslavia: tra questi, la difficoltà nel rintracciare le fonti archivistiche – soprattutto in alcuni paesi come la Croazia, che soltanto adesso sta affacciandosi all’Europa – e il ruolo centrale svolto dalla lingua nel caratterizzare l’appartenenza ad un’etnia; una prova, ne è ad esempio quella che potremmo chiamare la “riconversione postuma e forzata” di alcuni termini utilizzati da scrittori dell’ex Jugoslavia (come il Nobel Ivo Andric), di volta in volta riadattati al linguaggio del nuovo Stato (Serbia, Croazia), apportando così modifiche alle parole originarie, nonostante la chiara e condivisa comprensione delle stesse.
Un fenomeno che si lega e si sviluppa di pari passo con la rimozione forzata di alcuni autori, episodi storici, ecc, a scapito di altri più “convenienti” alle nuove istituzioni nate sulle ceneri del passato.
“E’ un mondo frammentato quello dell’ex Jugoslavia – ha spiegato Aloe – dove ancora oggi si fa fatica a fare i conti con il precedente sistema istituzionale e con le sue figure, come Tito, ancora adesso visto spesso come un mito o comunque come una guida meritevole di rispetto e ammirazione, ma assai più raramente contestualizzato dal punto di vista storico”.
L’incontro con lo studioso dell’Università di Verona si è poi allargato ad altri aspetti relativi alla natura stessa del lavoro di slavista, quale ad esempio il fenomeno dei competitors (cioè coloro che – pur non avendone adeguata formazione – si occupano della disciplina, una problematica particolarmente d’attualità nel campo della ricerca storica, e causa di notevole confusione tra gli stessi lettori).
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