“Depauperamento di persone, tecnologia e posti letto nell’Ospedale di Senigallia”
Il vescovo Orlandoni interviene in materia di tagli alla sanità e riorganizzazione del sistema sanitario
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (dall’art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana). E’ a partire da questo diritto di tutti che come Pastore della Chiesa locale sento il dovere di intervenire in questo momento così delicato per la sanità nel nostro territorio.
Occorre innanzitutto riconoscere gli sforzi e il lavoro svolto perché ogni persona possa essere curata e accompagnata nel proprio percorso di malattia: a tutti gli operatori sanitari va il più vivo incoraggiamento perché si possa continuare in tale strada.
La comunità cristiana ha una categoria molto significativa che può essere condivisa con tutti: è quella della ospitalità, da cui peraltro deriva il termine ospedale come il luogo della cura. L’ospitalità è cura della relazione, è accoglienza e riconoscimento dell’altro, è promozione della vita; abilita all’accoglienza promuovendo condizioni per vivere bene a chiunque chieda assistenza e cura; sa accogliere il malato nella sua unicità e irripetibilità.
Questa categoria dell’ospitalità offre a tutti coloro che sono chiamati a elaborare le politiche sanitarie criteri validi per perseguire l’efficienza dei servizi senza nuocere ai diritti della persona, evitando le disuguaglianze sociali nell’accesso alle risorse sanitarie, ed evitando che il modello aziendale in ambito sanitario – pur motivato da una migliore organizzazione delle risorse – privilegi il risultato economico rispetto alla cura della persona.
Detto questo, è sotto gli occhi di tutti come siamo di fronte a un problema di natura sociale, dove il fatto grave è il disattendere l’articolo della Costituzione già citato, poiché non vengono sufficientemente tutelati i più deboli e poveri. Le liste di attesa per la diagnostica sono il segno più evidente di un sistema che non risponde alle esigenze di salute dei cittadini con il paradosso che se il servizio viene reso a pagamento l’esame è eseguito dopo pochi giorni con la stessa macchina e magari con lo stesso medico.
E’ legalmente ineccepibile ricevere un incentivo per essere rientrati nel budget, ma forse non è eticamente accettabile quando avviene “sulla pelle” della gente. Per ridurre le spese non ci vuole molta fantasia: si riducono i posti letto, non si riassumono medici e infermieri al posto di coloro che vanno in pensione, si mette un tetto al consumo dei pannoloni per gli anziani o di altri materiali sanitari. Non sarebbe più logico e dignitoso fare i tagli su ben altri sprechi, salvaguardando i diritti del malato e incentivando con i risparmi le cure e la prevenzione?
Riorganizzare una macchina complessa richiede molta perizia, ma – come in ogni struttura – il rischio è quello di utilizzare grandi risorse proprio per l’organizzazione e quando il fiume degli investimenti giunge ai servizi veri e propri ormai è ridotto a un rigagnolo. Del resto i tagli sono proprio sul vivo, sul sociale, come per esempio sull’assistenza domiciliare, sul sostegno ai disabili, sulle convenzioni con le strutture per gli anziani, sui servizi ai cittadini.
Per quello che riguarda poi la situazione sanitaria del nostro territorio non è possibile negare un depauperamento costante di persone, di tecnologia e di posti letto nell‘Ospedale di Senigallia. Non bastano certo vaghe promesse per invertire la rotta.
Depauperamento delle persone: non si tratta di avere questo o quel primario – soprattutto se diventa primario un aiuto e non si sostituisce l’aiuto – perché il primario può anche essere un generale senza truppe.
Sul depauperamento di tecnologia posso solo aggiungere a ciò che è comparso sulla stampa il fatto che basta mettere in giro qualche voce di scarsa efficienza per fare emigrare in altri ospedali i pazienti.
Sul depauperamento di posti letto è pubblico il piano di riorganizzazione che prevede la loro riduzione da 297 a 260. Una domanda viene spontanea: accadrà all’Ospedale di Senigallia quello che è già successo, nel territorio della diocesi, agli ospedali di Arcevia, Ostra, Ostra Vetere, Corinaldo e Mondolfo?
Non vorrei che da una parte si acconsenta a qualche richiesta come un nuovo primario, ma dall’altra si persegua il progetto chiaro di un forte ridimensionamento. Per esempio: i posti letto ridotti per il periodo delle ferie (il sesto piano del monoblocco dell’Ospedale è stato svuotato) torneranno ad esserci dopo la pausa estiva? Oppure accadrà che, non essendoci i fondi, le cose rimarranno così?
Non si tratta di difendere qualche privilegio e penso che nessuno sia contrario a una gestione più razionale del sistema sanitario; si tratta però di evitare che l’organizzazione o riorganizzazione vada a danno dei malati.
Mi permetto di lanciare una proposta: tutte le forze vive della città (politiche, economiche, sociali) si incontrino sotto la regia dell’Amministrazione comunale per parlare, confrontarsi, fare proposte e avere maggiore forza insieme. Dopo il “Consiglio grande” e il Consiglio comunale specifico di qualche giorno fa ora sembra indispensabile camminare insieme: se tutti hanno lo stesso obiettivo, non sarebbe comprensibile camminare divisi. Per “mettere in sicurezza” l’Ospedale, senza campanilismi né personalismi, appare necessario far conoscere ai cittadini di Senigallia e del comprensorio la reale situazione sulla base di dati oggettivi.
Discorsi analoghi valgono ovviamente anche per i presidi sanitari del territorio, le case della salute, i poliambulatori, le case di riposo, le RSA: strutture assolutamente fondamentali per la rete delle cure primarie.
Come comunità cristiana vogliamo essere accanto sempre più e sempre meglio ai più deboli e bisognosi, sia come imperativo che deriva dal Vangelo, sia come attuazione della Costituzione che garantisce il diritto fondamentale alla salute e le cure gratuite agli indigenti.
da Giuseppe Orlandoni, Vescovo
E qui troviamo la risposta http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cancro-chi-e-povero-muore/2210230
Come non condividere, quindi, le parole del Vescovo. Ora coloro che "chi non è con loro sono contro di loro", classificheranno anche il Vescovo Orlandoni come un "Vecchio Comunista" !
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