“Archeologia dei Sentimenti – Crisalidi”: due esposizioni per il fotografo Enzo Carli
Si apre a Camerino venerdì 28 giugno una mostra in due parti dell'artista, studioso e critico senigalliese
Verrà inaugurata venerdì 28 giugno alle ore 18 presso il Palazzo Ducale di Camerino, una mostra fotografica del noto fotografo senigalliese, studioso e critico di fotografia Enzo Carli. Alla presentazione della mostra interverranno, oltre allo stesso autore, il Rettore dell’Università di Camerino Flavio Corradini, l’antropologo Mario De Tommasi, e il docente di estetica dell’Università di Urbino Galliano Crinella, con la coordinazione di Mario Tesauri.
La mostra sarà aperta fino al 14 luglio 2013. L’esposizione consiste in un racconto fotografico suddiviso in due parti: “Archeologia dei Sentimenti”, presentato per la prima volta nel 2009 all’Ikona Gallery di Venezia e poi a seguire a Parigi (Saint-Nom-La-Breteche), a Reggio Emilia, a Berlino (Kopenick), a Caltagirone (galleria Ghirri), e “Crisalidi”, racconto inedito che viene per la prima volta proposto al pubblico.
Ogni riferimento alla crisalide non può prescindere, nel sapere diffuso, dal concetto intrinseco di trasformazione in qualche modo associato alla massima alchemica che le conferirebbe, sulla base del principio che “ciò che continuamente si trasforma non può deperire”, un’aura di immortalità.
Poiché, è vero, non è il bruco, né la crisalide a morire, e forse nemmeno la farfalla, se il tutto è visto in una più ampia prospettiva di mutamento.
Come lo stesso Carli afferma, le fotografie “..simboleggiano l’opera trasmutativa.. la continua e inarrestabile trasformazione. Una forma come canto effimero, transitorio e circoscritto nel tempo… come poesie, meravigliose farfalle, reticoli di memoria..”.
Trasformazione, dunque, pur attingendo al medesimo microcosmo emozionale che ha ispirato “Archeologia dei Sentimenti” e tutta la produzione fotografica di Enzo Carli fin qui conosciuta.
Mai si è vista infatti una sua rappresentazione, ricerca estetica o linguistica, riproposizione realistica, astrazione o proposizione concettuale, che non sia fortemente intrisa di rimandi affettivi.
Una trasformazione che si evince dall’apparentemente effimero “contenuto” di ogni singolo scatto: giochi di luce e di ombre, equilibri e riflessi che invitano l’occhio a soffermarsi un istante in più poiché al successivo batter di palpebre potrebbero essere non più tali.
Una trasformazione, ancora, che si rafforza nella proposizione accoppiata delle fotografie, quasi una serie di rappresentazioni dicotomiche in cui l’immagine “in divenire” viene accostata al suo successivo – non ultimo- divenire, idealmente proiettato a un “continuo divenire”, non come realtà che muta, e in quanto tale ogni istante è irripetibile, ma come percezione di essa che è in continuo evolvere, in balìa di una precarietà di equilibri tra sentimenti, emozioni, ricordi e altre umane instabilità.
Vi è un attimo in cui il filtro della percezione è capace di trasformare un insieme più o meno armonico di elementi visivi in poesia. Questo è intrinseco nella natura umana.
La missione del fotografo, in quella che è la concezione di fotografia di Enzo Carli, che si rifà al Manifesto “Passaggio di Frontiera”, è quella di cristallizzare l’istante della poesia nel continuo mutamento di realtà e sentimenti.
In una precedente serie di immagini (“Così Come La Morte”, 1999), Carli affrontava insieme ai suoi compagni di ricerca (I Fotografi del Manifesto) il tema della “morte” intesa come termine e rinnovamento, metaforicamente riferita alla vitalità dell’arte.
Rivedendo quelle immagini non posso non scorgere, in seme, ciò oggi egli esprime, forse con maggior chiarezza, con le sue Crisalidi: la vitalità dell’arte –e in particolare della fotografia- non può prescindere dalla sua capacità di rinnovarsi nella forma e nel linguaggio.
Del resto una cosa molto simile la sosteneva anche Mario Giacomelli: “Uno si esprime attraverso la forma. E’ questa forma che va di continuo rinnovata perché il linguaggio venga ad essere dentro il tempo” (Spazi Interiori, Ed. Adriatica, 1990).
Ecco che quindi, spogliandolo dei facili connotati esoterici, possiamo comprendere il significato dell’accostamento alla simbologia della crisalide nell’opera fotografica di Enzo Carli.
Ciò che continuamente si trasforma non può deperire. Fotografia compresa.
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