Dissenso in Iran prima delle elezioni: decine gli arresti
Amnesty International denuncia un giro di vite e misure repressive liberticide
In un nuovo documento diffuso mercoledì 12 giugno 2013, Amnesty International ha denunciato che le autorità iraniane hanno intensificato le misure repressive contro il dissenso in vista delle elezioni presidenziali del 14 giugno.
Il documento, intitolato Iran: si intensifica la repressione del dissenso nell’approssimarsi delle elezioni presidenziali, riporta decine di arresti arbitrari e altre violazioni dei diritti umani nei confronti di giornalisti, attivisti politici, sindacalisti, studenti e persone che si battono per il riconoscimento di maggiori diritti per le minoranze religiose ed etniche dell’Iran.
‘L’intensificazione della repressione costituisce un oltraggioso tentativo da parte delle autorità iraniane di mettere a tacere le critiche prima delle elezioni presidenziali‘ – ha affermato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘L’impennata delle recenti violazioni sottolinea il continuo e sfacciato prendersi gioco dei diritti umani basilari attraverso la persecuzione dei dissidenti politici e tradisce l’evidente assenza di un discorso significativo sui diritti umani nella campagna elettorale‘.
Dall’inizio di marzo di quest’anno, almeno cinque giornalisti sono stati arrestati in relazione al loro lavoro nel chiaro tentativo di reprimere la libertà di espressione. Altri due giornalisti dell’agenzia di stampa Mukrian, Khosro Kordpour e Masoud Kordpour, che appartengono alla minoranza etnica curda, sono stati arrestati dalle autorità nella regione occidentale del Kurdistan e sono detenuti senza accusa, rispettivamente dal 7 e 9 marzo.
Numerosi attivisti politici e rappresentanti sindacali sono stati arrestati e perseguitati dalle autorità negli ultimi mesi.
Il 1° giugno, alcuni esponenti del comitato elettorale del candidato alla presidenza Hassan Rouhani sono stati arrestati in seguito a una manifestazione durante la quale avevano intonato slogan per chiedere il rilascio dagli arresti domiciliari degli ex candidati alla presidenza e leader dell’opposizione Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. Secondo fonti di stampa, i detenuti si trovano in cella d’isolamento nella prigione Evin di Teheran.
Restano in carcere anche decine di prigionieri politici, inclusi prigionieri di coscienza, che erano stati arrestati durante le diffuse proteste antigovernative seguite alle discusse elezioni presidenziali del 2009. Dopo quattro anni, le autorità iraniane non hanno assicurato alla giustizia i responsabili della morte di numerose persone durante le manifestazioni post elettorali, mentre hanno attivamente perseguitato i parenti dei manifestanti uccisi, nel tentativo di metterli a tacere.
Mehdi Karroubi e Mir Hossein Mousavi e la moglie di Mousavi, l’attivista politica Zahra Rahnavard, sono trattenuti, in modo ufficioso, agli arresti domiciliari dal febbraio 2011, per aver invocato manifestazioni in solidarietà con le proteste antigovernative in Tunisia ed Egitto. Le continue richieste di rilascio da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni per i diritti umani sono state ignorate.
Le due figlie di Mousavi, Zahra e Narges, sono state detenute per un breve periodo di tempo nel febbraio 2013 per aver chiesto il rilascio dei loro genitori.
Sono finiti in carcere anche esponenti di minoranze etniche e religiose, tra cui membri di Yeni Gamoh, gruppo pro-azero con sede in Iran, e il pastore cristiano irano-americano Saeed Abedini.
Amnesty International ha espresso crescente preoccupazione che le misure repressive siano usate dalle autorità iraniane per reprimere il dissenso, con la scusa di proteggere la nazione.
‘Le autorità iraniane devono permettere a tutte le persone e ai gruppi di esercitare pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e assemblea, anche quando esprimono dissenso dalle politiche e dalle pratiche dello stato. Le persone detenute per questo motivo sono prigioniere di coscienza e devono essere rilasciate immediatamente e incondizionatamente‘ – ha concluso Luther.
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