Senigallia, abuso edilizio in zona piano regolatore sanato con 57.000 euro
Paradisi e Rebecchini accusano l'amministrazione: allora i cittadini non sono tutti uguali
“Nel quartiere del vecchio piano regolatore c’è stato un abuso edilizio, un intero piano abitabile innalzato illegittimamente, che il Comune di Senigallia ha praticamente condonato“. “Un atto sconcertante con cui il Comune ha svenduto le norme pur di fare cassa“. Sono questi i giudizi politici mossi dai consiglieri del Coordinamento Civico, Roberto Paradisi, e del gruppo misto, Luigi Rebecchini, in merito a dei lavori edili in un’abitazione della zona Portone contro la cui realizzazione (e la successiva sanatoria) è stato presentato ricorso al Tar delle Marche.
La vicenda è iniziata due anni fa, nel 2011, quando viene presentato un progetto di riqualificazione all’ufficio tecnico comunale per un’edificazione in zona del piano regolatore del 1931 (quella compresa tra le vie Mercantini, IV Novembre, De Bosis, Don Minzoni e Trieste): zona per cui il piano casa varato dal comune di Senigallia prevede possibili aumenti di cubatura nel limite del 20%, proprio per le caratteristiche abitative del quartiere residenziale, tra i più pregiati della città.
Al progetto segue l’autorizzazione, poi i lavori e i controlli da parte della Polizia Municipale che accerta una violazione delle norme nel novembre dello stesso anno: da qui il blocco dei lavori e l’annullamento del permesso edificatorio. Secondo i vicini di casa – ricorrenti al Tar delle Marche e che poi si sono rivolti ai due consiglieri comunali Paradisi e Rebecchini – il proprietario aveva presentato al Comune per la valutazione un progetto che però era viziato da una rappresentazione non propriamente rispondente alla realtà, per cui diveniva possibile l’aumento del 20% previsto dalle norme. Aumento della cubatura che invece è diventato l’innalzamento di un vero e proprio piano abitabile in più rispetto all’esistente, cosa non consentita.
“Gli stessi Vigili Urbani avevano riscontrato l’abuso edilizio – sostiene Roberto Paradisi – che aveva portato allo stop dei lavori: in pratica era stato costruito un piano in più, con un’altezza di circa 3 metri su una superficie di circa 100 metri, ma anziché ordinare la demolizione della nuova realizzazione e il ripristino della situazione precedente all’intervento, l’Amministrazione, con un’ordinanza a firma del dirigente all’Urbanistica Gianni Roccato, ha scelto la via del condono monetizzando con 57.000 euro ciò che non si poteva realizzare. Il tutto a dimostrazione che esistono cittadini a cui l’ufficio urbanistica impone lacci e laccioli e cittadini invece a cui si permette di sanare con una piccola multa un vero abuso edilizio“.
“La scelta – aggiunge Rebecchini – arriva inoltre da un’interpretazione del tutto arbitraria e non giustificabile che annulla il blocco e dispone la sanzione adducendo motivazioni sconcertanti. Roccato infatti nell’ordinanza del 26 marzo 2013 sostiene che un’eventuale demolizione del costruito non è realizzabile per motivi di stabilità dell’edificio, e che, non essendoci interesse pubblico, è consigliabile scegliere in alternativa la via più conveniente all’amministrazione, e quindi la monetizzazione dell’illecito“. Monetizzazione che, fanno notare gli intervenuti, sarebbe dovuta allora essere più pesante dato che un’abitazione in quella zona si attesta su quote di mercato come 3-400.000 euro.
Proprio nel 2012, aggiungono i due consiglieri assieme all’avv. Venuti e al dr. Sandro Torelli (uno dei due ricorrenti), la giunta aveva approvato in pompa magna atti che favorissero la riqualificazione e il risanamento conservativo anziché nuove edificazioni, motivo in più perché suoni quanto meno strana l’ordinanza del 2013. Con il ricorso al Tar per motivi di illegittimità – spiegano Torelli e Venuti – abbiamo chiesto l’immediata sospensiva dell’ordinanza, a cui poi non è escluso che vi siano ripercussioni in ambito penale con segnalazioni alla Procura della Repubblica.
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