Le nuove dipendenze: uno sguardo antropologico
Il Prof. Bellei al Rotary Club Senigallia
Il Prof. Carlo Maria Bellei è stato ospite del Rotary Club Senigallia per trattare il tema, di grande attualità, “Le nuove dipendenze: uno sguardo antropologico“.
Il relatore, che insegna “Socioantropologia delle relazioni etnico-culturali” alla Università di Urbino “Carlo Bo”, è autore di numerose pubblicazioni sulla antropologia della violenza, sui meccanismi simbolico-culturali della costruzione dell’identità, sulle radici simboliche dell’identità di gruppo e sull’origine culturale della xenofobia. Dopo aver collaborato in passato con la rivista “Sociologia della comunicazione“, fa oggi parte del Comitato scientifico della rivista di filosofia e comunicazione “Metabasis“.
Il compito dell’antropologia culturale – ha illustrato Bellei – consiste principalmente nella lettura e nell’interpretazione di concreti fenomeni umani, colti nella loro complessità, entro la quale tende a distinguere le varie dimensioni e a riproporne l’articolazione, ove emerge la rete delle relazioni e delle dipendenze reciproche, sino alla ricostruzione totale del fenomeno analizzato.
E così l’analisi antropologica tende a problematizzare la figura del giocatore patologico, sottraendola sia alla sua naturalizzazione, sia agli approcci riduzionisti che tendono a considerarla una mera espressione delle contraddizioni della società dei consumi, per stimolarne una rappresentazione più complessa e articolata.
Il bisogno di un uomo di sentirsi parte di un gruppo, di condividerne i valori, ma soprattutto i comportamenti ed i rituali, espressione qualificante di appartenenza e quindi di adultità, comporta la ricerca di una ostentata cultura segnica (es. fumo) e fa riemergere il bisogno di “riti di passaggio” o, come dicono, gli antropologi, di riti iniziatici. Le società moderne hanno perduto la pratica di rituali di iniziazione, ma non l’esigenza che li esprime. È così che di solito, i riti di iniziazione formale sono stati sostituiti da riti meno elaborati, ma non per questo meno trasgressivi come il fumo, l’alcol, la droga, il gioco.
Non sono solo le dipendenze – ha concluso il relatore- che vanno combattute ma ciò che le presuppone: la mancanza di autofiducia, l’assenza di scelte autonome, l’abdicazione dei giovani a scelte individuali, critiche e responsabili, ma soprattutto la voglia dei giovani di crescere e di diventare grandi senza sforzo, senza la fatica di sviluppare le proprie potenzialità diventando così facile preda di illusione di miraggi.
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