‘Senigallia 5 stelle’ sulla vendita del patrimonio immobiliare
"Questo non è il momento per vendere, lo sanno tutti: il livello delle compravendite mai così basso dal 1985"
Il consiglio comunale dovrebbe, in teoria, è composto da persone sagge e avvedute, che discutono e decidono per il meglio dei 44673 che abitano questa città.
Cosa possono pensare, dunque, questi cittadini, quando la maggioranza dei consiglieri comunali decide di fare cose che nessuna persona saggia e avveduta farebbe mai? Trascuriamo per un momento i nobili principi che dovrebbero essere presenti sempre alla mente dell’amministratore: che il patrimonio storico non si vende, tanto più quando viene da un lascito benefico anch’esso storico. Pensiamo invece a quello che potrebbe essere l’affare in sé.
Lo sanno tutti che questo non è il momento e che adesso non si vende; non c’è nemmeno bisogno che lo dica l’Agenzia delle Entrate: nel 2012 il mercato è crollato, il livello delle compravendite mai così basso dal 1985 e dimezzato rispetto quello del 2006.
Il prezzo stesso che viene indicato come base d’asta per la vendita di cinque negozi al pianoterra del Palazzo Gherardi, 3000 euro al metro quadro, è un prezzo da crisi, a vista d’occhio più prossimo alla svendita che non alla valorizzazione. Basta guardare le offerte immobiliari per poter constatare che è il prezzo di un appartamento, non quello di un negozio al centro.
Ma prendiamo per buone le motivazioni annunciate a sostegno di questa “alienazione o valorizzazione”. C’è grossa crisi, il Comune non riesce a fare il bilancio e noi rischiamo i servizi sociali, “autentica stella polare” della politica di questa amministrazione. E’ a questo scopo che vengono messi in vendita immobili che fino ad oggi rendono il prezzo dell’affitto? Oppure per per non pagare l’IMU? Ci sarebbe da ridere: è per questo che si tengono bassi nella determinazione del valore venale? E a quale voce del bilancio verrebbero aggregate le entrate dalla alienazione, e da quale sottratte quelle non più provenienti dagli affitti?
Se vogliono convincere i quarantamila della decisione assunta, le autorità comunali non possono esimersi dal presentare motivazioni serie e dal prospettare esiti credibili. Risponda dunque a questo:
1) Parliamo di cause accidentali. Le autorità comunali si sono spesso pronunciate contro le rigidità delle leggi di stabilità, e hanno fatto bene. Ma, per parte loro, hanno mai condotto una seria, severa, dettagliata disamina delle cause locali delle attuali difficoltà per formare il bilancio? Per esempio dell’avere insistito con tanta testardaggine sull’immaginare entrate dagli oneri di urbanizzazione dell’area Italcementi? Anche qui eravamo in quarantamila, bambini compresi, a sapere che dalla vendita del sole che sorge non si sarebbe ricavato un emerito niente.
2) Parliamo di cause strutturali. La pressione fiscale (anche quella comunale) unita alla crisi delle attività produttive ha costretto la gran parte di noi a cambiare notevolmente lo stile di vita; ma il Comune, oltre a lamentarsi, ha mai cambiato il suo? Noi qui siamo ridotti all’osso; per questo ci viene difficile capire perché avete esternalizzato – visto che siamo in argomento – la gestione del patrimonio comunale. Dove sta il vantaggio, se all’esternalizzazione non corrisponde una riduzione del funzionariato interno? Di fronte al passo estremo di svendere il patrimonio, ogni atto è migliore, compreso cambiare l’amministratore delegato. Ma fateci almeno una spending review che ne dimostri l’inevitabilità. Se non vi viene in mente dove risparmiare, un aiuto ve lo diamo noi.
3) Parliamo di prospettive. Ammesso che non riusciamo a farvi cambiare idea, stimati consiglieri comunali che avete approvato il “piano di alienazioni e valorizzazioni”, vorreste per favore aggiungere una clausola di trasparenza? Che la vendita rispetti gli eventuali vincoli dettati dai donatori e i proventi siano tracciabili in ogni momento, in modo che si capisca bene a cosa sarà servita tutta questa operazione?
4) Parliamo di politica, infine. Il prezzo fa pensare forse a una speciale benevolenza dell’amministrazione verso una categoria, quella dei commercianti del centro, che spesso si sono sentiti poco sostenuti dalla politica di questa amministrazione. In particolare ci viene riferito da chi è introdotto nel Palazzo, la assidua frequentazione delle stanze comunali di un esponente che si ritiene attivista del movimento cinque stelle.
Questo ha fatto supporre “una convergenza di interessi“. Noi l’abbiamo temuta, non solo in relazione di un singolo locale , ma rispetto a quella dell’ intero palazzo Gheradi. Non a caso qui a Senigallia i Meetup sono due. Nessun dramma ma neanche nessuna confusione, noi in via di principio siamo contrari non solo alla svendita degli immobili ma anche alla vendita, tuttavia abbiamo particolare interesse a ragionare sulle eventuali risposte specifiche che il comune vorrà darci, ed in ogni caso continueremo a seguire particolarmente questa situazione.
da Catia Fronzi, Alessandro Bocci, Stefano Urbano, portavoce del gruppo “Senigallia 5 stelle“
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