Peggio che nella Grande Guerra
Perché Senigallia non ha più i soldi e perché nel 1918 si impegnavano risorse nella formazione
C’è un quesito che in questo tempo di crisi è diventato per me ossessionante: “Ma perché una volta i soldi bastavano per fare le cose e adesso non bastano più?” “E perché il Comune non ha più i soldi per fare le cose?”
Immagino che di fronte a domande così primitive le risposte sarebbero talmente articolate che nessuna di esse riuscirebbe nel compito di metterla a tacere. Tanto più se, visitando la Biblioteca Comunale, l’archivista Tatiana mi mette in mano carte come quella che vi illustro adesso.
Si tratta di una delibera del Consiglio Comunale che dispone di prendere in affitto alcuni locali (“e ciò fino a quando non si potrà addivenire all’acquisto dell’intero stabile“) in cui trovi sede la Scuola Normale.
La Scuola Normale Comunale è l’antenata fino alla riforma Gentile dell’Istituto Magistrale Statale e poi del Liceo Psico-Pedagogico; non chiedetemi come si chiama adesso.
Bene: contestualmente all’affitto del locale, il Comune si premura di dotare questa scuola di “materiale scientifico e didattico”; decide pertanto di fare spesa presso la ditta Paravia di Torino, specializzata in questo genere di produzioni.
Ecco cosa richiede:
Per quanto riguarda l’aspetto antropometrico: antropometro, fettuccia metrica, compasso scorrevole, spirometro dinamometrico, compasso di spessore per i sensi, compasso Weber, apparecchi stereognostici, baroestesiometro, termoestesioscopio, gensoscopio (non so cos’è, forse ho trascritto male), osmoscopio, tavole ottometriche, ergografo.
Per quanto riguarda invece il materiale più propriamente “scientifico”, il municipio decide di acquistare: apparato per le leggi del pendolo, apparato per la forza centrifuga, modello di Nonio, compasso di Palmer, apparato per principio di Archimede, bottiglia di Mariotti, sifone, pompa aspirante e premente, tubo per la caduta dei gravi sul vuoto, campane di cristallo, barometro a pozzetto, barometro a quadrante, acciarino pneumatico, diapason su cassa armonica, apparato per le lamine vibranti, radiometro di Croocks, bollitore di Franklin, igrometro a condensatore, apparato di Tyndall, modello operativo per la distribuzione delle macchine a vapore, lastre da specchio piano e concavo, lenti biconvesse e biconcave, camera oscura, macchina elettrica di Wimshurst, elettroscopio di Bonnet, bottiglia di Leida ad armatura mobile, pila Grunt, voltametro, apparato di Seebeck, magnete rettilineo a ferro di cavallo, ago di declinazione, collezione Gűnther di apparati di fisica, modelli delle forme cristalline, scheletri di alcuni tipi animali, modelli botanici e tavole cosmografiche.
Avete letto tutto? Adesso potete divertirvi a cercare su internet cosa siano queste “macchine scientifiche”, molte delle quali non sono più note; perché nel frattempo vi preparo alla sorpresa più grande: tutta questa roba viene acquistata “in tante rate annuali di lire mille ciascuna da stanziarsi nei rispettivi bilanci” sapete in che data? Nel gennaio del 1918. In realtà la deliberazione originaria era stata assunta il 24 aprile 1917. Siamo nel pieno della Grande Guerra e in mezzo tra le due date c’è la rotta di Caporetto e non ancora il Piave.
Beh, in questa temperie lo stato italiano (attraverso il Prefetto che il 2 maggio 1917 autorizza la spesa) e il Comune di Senigallia trovano le energie economiche e l’ardimento morale necessari per pensare alla formazione scientifica dei futuri insegnanti della scuola elementare. Non avrebbero potuto facilmente, gli amministratori di allora, trincerarsi dietro la constatazione che “non ci sono i soldi“? Un simile impedimento sarebbe stato facile da accampare e certamente credibile, date le circostanze. Invece non lo hanno fatto. Non hanno deciso per la circostanza di vendere gli immobili pubblici e i palazzi storici: semmai ne avrebbero acquistato uno per metterci una scuola dentro.
Non so se alla fine di questa lettura le domande iniziali restino ancora aperte o se non convenga giungere a qualche conclusione: che, almeno ufficialmente, quella volta lo stato italiano faceva guerra agli imperi centrali; adesso invece che non ha questa scusa è ancora più certo che fa la guerra a noi.
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