Presidente Repubblica, al quarto scrutinio è sfida tra Prodi e Rodotà
L'ex presidente della Commissione europea supera il giurista favorito del Movimento 5 Stelle
L’Italia aspetta ancora il nuovo presidente della Repubblica. Né Romano Prodi né Stefano Rodotà sono riusciti ad essere eletti nel quarto turno di consultazioni tra i grandi elettori riuniti alla Camera dei Deputati. Dopo la terza fumata nera che ha visto Pd e Pdl lasciare bianca la scheda, alla votazione di venerdì pomeriggio si è inceppato il meccanismo tra Pd e Sel che avrebbe permesso l’elezione dell’ex presidente della Commissione europea.
Mentre Romano Prodi è riuscito a raggiungere quota 395 preferenze (per eleggere il capo dello stato servono 504 voti), Stefano Rodotà si è fermato a 213, Anna Maria Cancellieri a 78, Massimo d’Alema a 15, Giorgio Napolitano indietreggia di 10 voti.
La situazione ora è caotica e il PD fa sapere di votare compatto Romano Prodi anche nel prossimo turno. Temuti però sono i franchi tiratori che potrebbero spostare l’asse del centrosinistra verso il giurista Rodotà.
A questo quarto voto non hanno partecipato né il Pdl né la Lega Nord al grido di “non è democratico“. Dall’altro lato della piazza i grillini invocano a gran voce la fine dei “giochini” dei grandi partiti a favore di una personalità riconosciuta e apprezzata dalla società civile e dal Movimento 5 Stelle.
Proprio il giurista Stefano Rodotà nel terzo turno di consultazione in un’aula dei deputati gremita era riuscito a raggiungere 250 preferenze, staccando di molto Romano Prodi (22), Massimo d’Alema (33), Giorgio Napolitano (12) e il ministro Anna Maria Cancellieri votata da 9 grandi elettori, presumibilmente montiani. Ma il dato che aveva fatto pensare era proprio quel 465: il numero cioè delle schede bianche raggiunto da Pd e Pdl.
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