Due forti deflagrazioni all’arrivo della Maratona di Boston e una alla JFK Library della città portano morte e rinnovano l’incubo dell’attacco terroristico negli Stati Uniti d’America. Erano le 14:50 locali del 15 aprile (le 20:50 italiane), nella metropoli americana, quando gli ordigni sono esplosi.

Circola praticamente da subito in internet e nelle TV di tutto il mondo il video, ripreso da più punti, del momento in cui esplodono le due bombe in prossimità del traguardo della corsa di Boston, a Copley Square, investendo le piccole tribune allestite lungo il tracciato. Nell’istante in cui gli ordigni scoppiano, il vincitore ha già concluso la gara da circa tre ore e sono tanti atleti amatori quelli che si trovano in dirittura di arrivo.

Le cifre che parlano di morti e feriti si rincorrono: due, tre, dodici vittime, 20, 30, più di 100 feriti. Il bilancio ufficiale sarà redatto solo ore dopo l’accaduto, ma lasciando da parte i numeri, il dato vero è che il terrore si riprende la scena negli USA.

Non si può ancora parlare di attacco terroristico, così come non lo si può escludere, ma le forze dell’ordine parlano di un “attacco ben pianificato” e di un cittadino saudita, ricoverato in un ospedale di Boston, sul quale sarebbero in corso accertamenti. Una persona sulla cui posizione e sul cui eventuale ruolo non si può ancora dire nulla, ma la cui sola figura ha già evocato lo spettro dell’11 settembre.