Italia Nostra Senigallia: “serve un maggior rispetto per le querce”
Il presidente Virginio Villani: "ormai gli alberi sembrano diventati i nemici più pericolosi delle strade"
Gli alberi sembrano diventati i nemici più pericolosi delle strade e quindi degli automobilisti: alberi ai lati delle antiche strade territoriali che possono costituire un ostacolo fatale a chi esce di strada, alberi che protendono i loro rami minacciosi a rischio costante di caduta sopra i veicoli in transito, alberi che sollevano i fondi stradali con le loro radici, alberi che lasciano cadere le foglie e così via.
Questa contrapposizione, più che una testimonianza dell’inconciliabilità fra tecnologia e natura, è il frutto della poca volontà di cercare soluzioni che permettano una pacifica ed equilibrata convivenza fra componenti altrettanto importanti del nostro mondo.
Gli effetti più appariscenti di questo difficile dialogo fra tecnologia e natura appaiono soprattutto evidenti nel trattamento spesso riservato alle querce poste lungo le strade di campagna, che costituiscono un elemento identitario fondamentale del paesaggio rurale marchigiano e per queste protette da una legge regionale che ne vieta l’abbattimento e il taglio senza speciale autorizzazione.
Ma per i motivi sopra esposti, soprattutto nel timore che alcuni rami protesi sulla carreggiata possano essere di ostacolo o di pericolo agli automezzi, si finisce per compiere su questi alberi dei veri e propri abusi.
Periodicamente i sindaci dei comuni dell’entroterra, in base ad una normativa del Codice della Strada, emettono ordinanze che obbligano i proprietari frontisti delle strade comunali (ma vale anche per altre strade) a provvedere alla loro potatura/capitozzatura “a salvaguardia della pubblica incolumità”, con riferimento ai rami che si protendono sulla carreggiata stradale o che nascondono la segnaletica. Non vengono indi-cati criteri più precisi e si invita perciò gli interessati a rivolgersi al comando locale del corpo forestale. Ma i metodi di intervento utilizzati dai singoli frontisti, spesso su una stessa strada e a pochi metri di di-stanza, risultano così difformi, che fanno dubitare sull’esistenza di una direttiva coerente e soprattutto di un vigilanza efficace e rispettosa di questi giganti della natura.
Così molte di queste potature (come evidenziato dalle foto accluse) risultano talmente pesanti da contraddire la stessa legge regionale che prescrive la conservazione delle querce come elemento identitario del paesaggio agrario storico marchigiano.
Snaturano l’aspetto dell’albero, che ne risulta storpiato e irrimediabilmente modificato nella sua forma, finendo per alterare e deturpare quello stesso paesaggio che dovrebbe connotare. Del resto è difficile attendersi di meglio da una legge che pone a carico dei privati l’onere di manutenzione di un bene che non riveste nessun utile per il proprietario, ma che costituisce invece, per implicita dichiarazione della legge che lo tutela, un patrimonio di interesse pubblico. Così tanta indifferenza e superficialità nelle potature può derivare perciò anche dall’intento del privato di recuperare o limitare in qualche misura il costo dell’operazione loro imposto, eccedendo nei tagli al fine di procurarsi un’abbondante scorta di legna o di risparmiare sbrigativamente sui tempi di potatura.
Tutto questo appare evidente percorrendo alcune strade dell’entroterra. Non si vuole con questo addossare le responsabilità alle sole amministrazioni comunali; ma chiediamo una più accorta formulazione della legge e una più responsabile e volonterosa collaborazione fra amministrazioni pubbliche ed enti di sorveglianza affinché si evitino questi eccessi e si cerchi di ottenere risultati più rispettosi della natura e del paesaggio.
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