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Riserva privata di San Settimio: al via l’operazione Arcevia 2.0

Da Londra ad Arcevia il progetto Live Palazzo a cui il Comune dà il patrocinio. Coinvolte le scuole

La riserva privata San Settimio, Arcevia (AN)

Creare un nuovo polo artistico e culturale nella Riserva Privata San Settimio. Un punto di incontro in mezzo all’Appennino dove artisti, scrittori, architetti e musicisti di tutto il mondo si possano incontrare con seminari, convegni e mostre d’arte in un crocevia di idee e creatività, per sviluppare progetti futuri che porteranno ad arricchire il paesaggio, rafforzando il potenziale di ricrescita di questi luoghi ormai disabitati.

E’ questo l’obiettivo di Operazione Arcevia 2.0, l’iniziativa nata dalla collaborazione tra la Riserva Privata San Settimio e UNIT +, giovane design practice di Londra fondata da studenti di architettura della London Metropolitan University, con il patrocinio del Comune di Arcevia che ha voluto partecipare a questo progetto al quale la Riserva Privata San Settimio ha affiancato un’iniziativa che coinvolgerà anche le scuole comunali e chiamata Live Palazzo (diamo un respiro a Palazzo).

Appuntamento dall’8 al 16 aprile 2013 a Palazzo d’Arcevia, presso la Riserva Privata di San Settimio. La presentazione del progetto, invece, avrà luogo sabato 13 aprile alle ore 10,00 presso la Riserva Privata San Settimio, per poi proseguire con una passeggiata che terminerà dentro il paese di Palazzo d’Arcevia accompagnati dallo storico Virginio Villani e alla presenza del sindaco di Arcevia Andrea Bomprezzi e dei ragazzi dello studio UNIT + che spiegheranno e illustreranno idee, scopi e iniziative del progetto.

Il progetto e gli artisti, durante gli anni '70 sulla riserva San Settimio, ad ArceviaL’iniziativa vuole riproporre le idee del progetto originale Operazione Arcevia, ideato da Italo Bartoletti negli anni ‘70 con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea e creare nelle Marche una vera e propria officina di pensiero, un laboratorio di creatività dove gli artisti potessero soggiornare, incontrarsi, conoscersi, confrontare le proprie esperienze e quindi, lavorare e creare.
Il progetto ambizioso, allora, unì artisti dell’epoca di fama internazionale, come Burri, César, Mannucci, Del Pezzo, Ceroli, Balderi, Antonioni e Restany e Crispolti come critici d’arte. Ogni artista avrebbe progettato un pezzo della città. A Balderi ad esempio la progettazione dei parcheggi (grandi uova che si schiudevano elettricamente ricoverando e soprattutto nascondendo le orribili autovetture). A César la piscina con al centro la grande colonna a forma di dito, a Ceroli la scalinata lignea musicalmente elaborata da Console, a Burri il grande teatro di cemento per le rappresentazioni all’aperto. Le case grandi, basse, bianche e vuote, “esistenziali” di Ico Parisi. Pace, niente macchine, esaltazione della natura, architettura, arte, cultura e lavoro; artigiani e artisti impegnati insieme in una nuova grande officina dell’arte.
Dopo essere arrivato alla Biennale di Venezia, il progetto con tutti i suoi plastici e le testimonianze cartacee è rimasto nella storia.

Dopo la sua morte, l’eredità intellettuale di Italo Bartoletti è stata raccolta dalla figlia Francesca Romana e dalla nipote Carolina che hanno saputo trasformare i 400 mq di riserva di caccia in un hotel diffuso. L’incontro con i ragazzi di UNIT+ è stata, poi, l’occasione per far rivivere quell’ambizioso progetto, ribattezzandolo con il nome di Operazione Arcevia 2.0.
La prima parte del progetto prevede inizialmente delle installazioni, realizzazione di elementi architettonici dentro la Riserva e a Palazzo d’Arcevia.

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